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Che cos’è davvero la felicità?

Per essere felici: l’importanza delle scelte quotidiane e dell’intelligenza emotiva

Che cos’è davvero la felicità? Una nuova indagine IPSOS mappa la diffusione e le cause dell’emozione più desiderata di tutte: la felicità. I risultati testimoniano la centralità delle relazioni sociali per il benessere psicologico. Dai dati, risulta fondamentale anche la salute mentale, che si aggiudica il terzo posto nella classifica della felicità in Italia. Ma possiamo costruire attivamente la nostra felicità? Perché le emozioni, compresa la felicità, si imparano e si allenano.

Le felicità è salute?

La felicità è parte integrante di una salute globale, che comprende anche il benessere emotivo e psicologico. La salute globale infatti considera e valorizza la persona come un sistema olistico e come una continuità di salute fisica, emotiva, cognitiva, sociale e anche spirituale. Dall’altra parte, la felicità è un fattore protettivo per la salute globale, perché sostiene la salute cardiovascolare, la qualità del sonno, riduce lo stress e ci aiuta a mantenere stili di vita sani, come un’alimentazione bilanciata, una regolare attività fisica e buone relazioni sociali.

La nuova indagine IPSOS sulla felicità

I nuovi dati dell’IPSOS Happiness Index 2025, pubblicati in occasione della Giornata Mondiale della Felicità del 2025, testimoniano che il 65% degli italiani si sente felice, con un aumento di 7 punti rispetto allo scorso anno, seppure con una diminuzione di 8 punti rispetto al 2011. L’analisi approfondisce le attuali cause della felicità e dell’infelicità, nel nostro Paese e nel mondo.

La felicità in Italia

I primi cinque fattori che ci rendono felici, secondo l’indagine IPSOS, sono:

  1. Famiglia e figli (42%)
  2. Essere apprezzati e amati (32%)
  3. La salute mentale (26%)
  4. Gli amici (25%)
  5. La relazione con la persona amata (25%)
Dai risultati dell’analisi di IPSOS le principali cause, invece, dell’infelicità risultano:
  1. Le condizioni economiche (52%)
  2. Non essere apprezzati e amati (27%)
  3. La salute mentale (26%)
  4. La situazione sociale e politica in Italia (24%)
  5. La salute e il benessere fisico (21%)

La felicità nel mondo

A livello globale, secondo l’IPSOS Happiness Index 2025, i 3 Paesi più felici del mondo sono:
  1. India
  2. Paesi Bassi
  3. Messico
Quelli più infelici:
  1. Ungheria
  2. Turchia
  3. Corea del Sud
A livello mondiale i fattori più importanti per la felicità sono:
Quelli dell’infelicità sono:
  • la condizione economica
  • la salute e il benessere mentale
  • la salute e il benessere fisico

Le relazioni interpersonali e la salute mentale

Dai dati IPSOS, emerge la centralità dei rapporti sociali di qualità, con i familiari, amici e partner. Si riconferma la nostra natura relazionale, che è al centro del nostro benessere psicologico e, di conseguenza, l’importanza di contrastare l’isolamento sociale. Parallelamente, il terzo posto nella classifica di felicità italiana va a una buona salute mentale, il cui stato preoccupa particolarmente, con un sensibile aumento di stress, ansia e sintomi di depressione, in Europa come negli Stati Uniti, e una precaria situazione in particolare fra i giovani.

D’altra parte, un fattore protettivo per la salute mentale è proprio poter contare sul supporto e sulla presenza di una buona rete sociale, a tutte le età. In questo senso, risulta importante considerare la ricomposizione dei nuclei familiari in Italia, dove stanno crescendo in modo esponenziale le famiglie monocomponenti, soprattutto nelle grandi città. Pensiamo che a Milano negli ultimi 25 anni i nuclei monopersonali sono aumentati del 48%, arrivando quasi a 450mila unità, ha spiegato il professor Alessandro Rosina, Professore ordinario di Demografia e Statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.

Molte di queste famiglie monopersonali riguardano gli anziani soli, considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, che in Italia è molto longeva. Risulta quindi particolarmente importante investire su programmi educativi e comunitari volti al contrasto della solitudine, quale grave fattore di rischio per il benessere psicofisico e la salute globale. Fondazione Patrizio Paoletti dedica un apposito EduKit gratuito al ruolo protettivo delle relazioni nella terza e quarta età, che fa parte della Collana Emozioni, volta al potenziamento delle competenze affettive e relazionali.

“La salute mentale ha fortemente a che fare con la salute relazionale e la capacità di avvalersi della ricchezza delle reti sociali, ha commentato Chiara Ferrari, Service Line Leader presso Ipsos Public Affairs, “In un Paese che invecchia e dove i nuclei familiari vanno sempre più frammentandosi e contraendosi, sicuramente questo è un tema che merita grande attenzione in termini di politiche”. Dai dati emerge anche che I soldi non fanno la felicità, ma la mancanza di soldi fa l’infelicità, aggiunge Ferrari, “Sappiamo che le condizioni di difficoltà economica mettono in serio pericolo il benessere. Perché meno soldi significa meno occasioni sociali, un accesso limitato ai servizi o al cibo di qualità, con un riflesso anche sulla salute fisica”.

Cosa si intende per felicità?

La felicità è un’esperienza soggettiva e intima, ma anche universale e biologica, frutto di una complessa armonizzazione tra zone cerebrali differenti, come amigdala, ippocampo e corteccia prefrontale, nonché di un cocktail unico di ormoni e neurotrasmettitori, tra cui la dopamina, la serotonina e l’ossitocina.

La felicità può comprendere il piacere, il miglioramento di sé e la crescita spirituale e integra due componenti principali:

  • l’edonismo che rappresenta la felicità più tangibile, semplice, la felicità come piacere e benessere immediato, anche fisico.
  • l’eudaimonia che descrive uno stato di realizzazione personale, in cui raggiungiamo il nostro potenziale più alto, attraverso i nostri valori, la riflessione e l’impegno costante. Possiamo dire che l’eudaimonia è la felicità come senso e significato della vita.

Qual è l’età della felicità?

Potremmo pensare che tendiamo a essere sempre più felici nell’infanzia o nella giovinezza. In realtà, nel 2019, una ricerca longitudinale della Warwick University e del Dartmouth College ha indagato come cambia la percezione della felicità lungo tutto l’arco della vita, coinvolgendo 51 paesi e 1,3 milioni di persone. I risultati hanno dimostrato che l’andamento della percezione di felicità ha la forma di una curva a U. La felicità avrebbe un picco attorno ai 20 anni, per poi decrescere fino a 45-50 anni, quando ricomincerebbe a salire, verso una terza età di nuovo più felice. Sembrerebbe che tra i 30 e i 50 anni pesino in negativo le responsabilità e i bilanci, mentre dopo i 50 vinca la serenità e il desiderio di godersi la vita.

Tuttavia, negli ultimi anni, i giovani sembrano essere sempre meno felici: secondo il World Happiness Report, la felicità dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni è calata così bruscamente nel Nord America che i giovani risultano anche meno felici degli anziani. Anche in Europa la felicità giovanile sarebbe in calo, seppur meno gravemente rispetto agli Stati Uniti. Anche per questo motivo è fondamentale allenare l’intelligenza emotiva, fin dalla giovinezza, per imparare a riconoscere e coltivare l’emozione della felicità, perché il rischio è che il treno della felicità ci passi accanto, senza che ce ne accorgiamo.

La ricerca sul segreto della felicità

Più di mille scienziati provenienti da oltre 70 Paesi si sono uniti per provare a condurre il più grande studio sulla felicità mai realizzato fino ad oggi: il Global Happiness Megastudy. Per capire quali siano i segreti della felicità, saranno coinvolti almeno 30mila partecipanti da tutto il mondo, per scoprire le tendenze universali della felicità, che superano le differenze geografiche e culturali.

Ai partecipanti verranno proposti diversi “interventi di felicità” quotidiani, della durata di massimo 25 minuti al giorno, da sperimentare in casa. Fra le varie proposte, ci sono sessioni di Yoga, telefonate a una persona cara, attività fisica e persino parlare con un chat bot dotato di intelligenza artificiale.

Quanto è genetica la felicità?

Studi scientifici hanno proposto un’origine anche genetica della felicità. Secondo queste ricerche, i fattori genetici sarebbero responsabili del 50% della nostra felicità. Solo il 10% sarebbe invece correlato a fattori esterni, non controllabili. Mentre ben il 40% sarebbe il risultato delle nostre scelte quotidiane e stili di vita.

Tuttavia, le nuove conoscenze di epigenetica suggerirebbero che la quota genetica del 50% sia stata ampiamente sovrastimata e che il ruolo delle nostre scelte quotidiane sia, in realtà, molto più rilevante. La parte ereditaria della felicità non sarebbe tanto correlata al DNA, ma alla memoria epigenetica, che impatta sull’espressione dei geni ma è modulata dagli stili di vita (come alimentazione, movimento e gestione dello stress). Sembrerebbe quindi che la felicità sia più epigenetica che genetica, sottolineando la nostra responsabilità sullo stato di benessere, compreso quello che trasmetteremo epigeneticamente ai nostri figli.

Socialità e sorpresa

Piccoli tesori per grandi sorrisiUn sondaggio britannico, commissionato da Alpen Delight nel 2023, ha rilevato alcuni importati ingredienti per la felicità. Il 77% degli intervistati sostiene che la felicità è rendere felici gli altri, il 19% ama offrire un pasto condiviso e il 52% sorridere a un passante.

Accanto agli aspetti correlati a una buona socialità, emerge l’elemento della sorpresa positiva, che impatta sulla nostra felicità anche nelle piccole cose. “Le cose più belle sono quelle inaspettate”, ha dichiarato uno dei 2mila partecipanti al sondaggio britannico tenutosi in un centro commerciale a Cardiff, in Galles.

Tra gli inaspettati momenti di gioia che sono maggiormente emersi dal sondaggio, c’è infatti:

  • ritrovare una moneta nel cappotto
  • ricevere un complimento da uno sconosciuto
  • sentire la nostra canzone preferita che passa alla radio
  • vedere una targa divertente di un’auto
  • sentire un profumo della nostra infanzia
  • parlare con un bambino
  • trovare la cena pronta
  • incontrare un vecchio maestro di scuola,
  • svegliarci prima della sveglia e poi riaddormentarci di nuovo
  • pensare che è giovedì quando, invece, è venerdì.

Possiamo scegliere di essere felici?

La felicità non è soltanto qualcosa che ci accade, ma anche una scelta che plasma il nostro cervello, come ha spiegato il professor Mario Alonso Puig, in occasione della conferenza internazionale 21 Minuti di Fondazione Patrizio Paoletti.

La felicità nasce anche dall’intenzione di essere felici ed è in stretta relazione con la gratitudine. Da una parte, essere felici ci rende grati, ma è vero anche l’inverso: essere grati che ci rende felici. Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione una videolezione gratuita per allenare la gratitudine, che è una delle 10 chiavi della resilienza, un decalogo frutto del lavoro dell’équipe interdisciplinare di Fondazione Patrizio Paoletti, che viene insegnato nei nostri programmi psicopedagogici, come Prefigurare il Futuro.

 

 

Come provare a essere più felici?

Solidarietà e felicità

La felicità si coltiva e significa anche impegno e dedizione. Ricerche scientifiche internazionali hanno dimostrato che fare del bene agli altri ci rende più felici. Quindi dedicarsi alla solidarietà, al volontariato e alla beneficenza è una via di felicità e salute globale.

Felicità green

La scienza ha dimostrato che anche occuparci dell’ambiente può renderci più felici, con piccole azioni sostenibili quotidiane, come muoversi in bicicletta invece che con l’auto per un piccolo tragitto, prendersi cura di una pianta o fare un acquisto di cibo locale, a chilometro zero.

Relazioni sociali

La felicità si sviluppa nella buona relazione: con noi stessi, per esempio dedicando del tempo ad attività di crescita personale o meditazione, con i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro e anche con gli animali, la cui compagnia secondo gli studi scientifici, ci aiuta ad alleviare eventuali sintomi di stress, ansia e depressione. Quest’ultima, secondo le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030 potrebbe diventare la prima causa di disabilità e sofferenza, fra tutte le malattie. Risulta quindi urgente sostenere la salute mentale potenziando le buone relazioni, che contribuiscono al contrasto dell’isolamento sociale e alla felicità. Questa va di pari passo con l’amore, nelle sue varie forme e manifestazioni, fra cui l’amicizia.

L’importanza della consapevolezza e dell’intelligenza emotiva

Per imparare a essere felici è essenziale sviluppare la nostra autoconsapevolezza e la nostra intelligenza emotiva. Per questo obiettivo, Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione la nuova Collana Emozioni, che esplora e approfondisce le emozioni durante tutto l’arco della vita: dall’infanzia all’adolescenza, dall’età adulta all’anzianità.

L’EduKit gratuito dedicato alle emozioni nell’infanzia ci aiuta a riconoscere come si manifesta la felicità nei bambini e ad educarli alla felicità, liberandosi parallelamente da immagini edulcorate, patinate e idealizzate che possono essere veicolate dai media o dai social network. La felicità dei bambini ha mille sfumature, proprio come quella degli adulti, e altrettante connessioni con lo sviluppo della creatività, della curiosità e dei talenti.

L’educazione alla felicità è uno degli obiettivi fondamentali di Assisi International School, la prima scuola bilingue in Italia che affianca al Metodo Montessori la Pedagogia per il Terzo Millennio, trasferendo i frutti della ricerca neuroscientifica e psico-pedagogica in campo educativo.

Grazie al nuovo sondaggio sulla felicità di Fondazione Patrizio Paoletti puoi partecipare anche tu alla ricerca psicopedagogica sulle emozioni, che passa per la consapevolezza di cosa ci rende davvero felici. Perché la felicità non è statica, ma cambia e si muove. È quell’alba che ci aspetta sempre, dopo ogni notte, e significa trarre il meglio da ciò che abbiamo, come scrive Khalil Gibran. È un obiettivo, suggerisce Einstein. Ed Hermann Hesse ci ricorda che è amore.

 


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Bibliografia
  • Blanchflower, D. G., & Oswald, A. J. (2019). Do humans suffer a psychological low in midlife? Two approaches (with and without controls) in seven data sets (pp. 439-453). Springer International Publishing
  • Brown, N. J., & Rohrer, J. M. (2020). Easy as (happiness) pie? A critical evaluation of a popular model of the determinants of well-being. Journal of Happiness Studies21, 1285-1301.
Sitografia
  • https://www.ipsos.com/en/global-attitudes-to-happiness-and-quality-of-life
  • https://worldhappiness.report/ed/2024/happiness-and-age-summary/
  • https://www.walesonline.co.uk/news/uk-news/top-30-little-unexpected-delights-27946053.amp
  • https://www.health.harvard.edu/mind-and-mood/health-and-happiness-go-hand-in-hand
  • https://www.nm.org/healthbeat/healthy-tips/how-happiness-impacts-health
  • https://www.psicologiapositiva.it/la-curva-della-felicita/
  • https://www.brookings.edu/articles/happiness-stress-and-age-how-the-u-curve-varies-across-people-and-places/
  • https://www.happinessmegastudy.com/
  • https://www.agi.it/scienza/news/2025-01-03/ricerca-felicita-mille-scienziati-29383416/amp/
  • https://www.iss.it/news/-/asset_publisher/gJ3hFqMQsykM/content/-salute-mentale-per-tutti-facciamola-diventare-una-realt%C3%A0-#:~:text=Secondo%20recenti%20proiezioni%2C%20entro%20il,causa%20di%20un%20disturbo%20mentale
  • https://www.stateofmind.it/2022/09/felicita-genetica/
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