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Intelligenza emotiva

Ansia

Una definizione neuroscientifica e psicopedagogica

L’ansia è una risposta emotiva caratterizzata da sentimenti di tensione, preoccupazione e nervosismo, spesso in assenza di una minaccia esterna immediata. A livello neuroscientifico, l’ansia coinvolge l’attivazione di aree cerebrali come l’amigdala, la corteccia prefrontale e il sistema limbico, che sono responsabili della valutazione delle minacce, della regolazione emotiva e della risposta allo stress. Questo stato emotivo può influenzare non solo il benessere psicologico ma anche le capacità cognitive e il comportamento sociale.

Microespressioni facciali associate

  • Sopracciglia aggrottate o sollevate, riflettendo preoccupazione o paura.
  • Palpebre strette o ampie aperture oculari, che possono indicare allerta o sorpresa.
  • Labbra strette o tremanti, segno di nervosismo o tensione.
  • Respirazione visibilmente irregolare o rapida, che può accompagnare l’ansia elevata.
Micro-modificazioni facciali associate all'ansia – immagine illustrativa generata con l’IA
Micro-modificazioni facciali associate all’ansia – immagine illustrativa generata con l’IA

 

Quali sono i sintomi dell’ansia?

L’ansia è considerata un fenomeno psichico generale, che si manifesta in tutti gli individui come reazione ad una situazione realmente vissuta o immaginata. L’ansia può essere descritta come una preoccupazione o paura intensa esperita in relazione ad uno stimolo per il quale non si produce una risposta di adattamento. Per comprendere il fenomeno da un punto di vista educativo, occorre notare che gradi diversi di ansia possono produrre effetti molto diversi: quando presente con basso grado di intensità, l’ansia può incrementare le capacità associative e velocizzare l’apprendimento, mentre con gradi di intensità maggiore può produrre effetti diametralmente opposti.

I sintomi dell’ansia possono essere collocati su 4 livelli: comportamentale, fisiologico, emotivo e cognitivo.

  • Comportamentale: si manifestano generalmente comportamenti volti ad evitare quella che viene percepita come fonte dell’ansia. Tali comportamenti, come detto sopra, possono essere sia adattivi – quando il grado di intensità è basso – sia disadattivi.
  • Fisiologico: si ha accelerazione del battito cardiaco, si intensifica l’afflusso di sangue verso i muscoli e il ritmo respiratorio, rallentano i processi digestivi e si dilatano le pupille.
  • Emotivo: l’ansia si basa su sentimenti di paura per uno stimolo presente o immaginato perché richiamato dalla memoria o proiettato nel futuro, comunque percepito come minaccioso. Da questo punto di vista, l’ansia coinvolge l’amigdala e l’innesco delle reazioni di combattimento o fuga.
  • Cognitivo: l’attenzione si concentra in modo preponderante, ed eventualmente eccessivo, sullo stimolo che sollecita lo stato di ansia, determinando una ridotta capacità associativa e di elaborazione dei dati.

A cosa è dovuta l’ansia

Secondo la prospettiva di Pedagogia per il Terzo Millennio è essenziale tenere presente che lo stato di ansia è prodotto da un processo interpretativo. Mentre la paura è, nella giusta misura, una reazione fisiologica naturale e adattiva che predispone l’organismo per rispondere adeguatamente ad una possibile minaccia, l’ansia si produce come reazione ad uno stimolo immaginato, perché verosimile, ma anche in modo completamente astratto. La capacità del nostro cervello di influenzare se stesso attraverso la rappresentazione astratta è tale per cui uno stimolo immaginato può produrre le stesse risposte fisiologiche di uno reale. Lo stesso processo di rappresentazione astratta può, dunque, essere strumento per rapportarsi all’ansia.

 

Bibliografia
  • LeDoux, J. (2000). *Emotion Circuits in the Brain.* Annual Review of Neuroscience, 23, 155-184.
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  • Bishop, S.J. (2007). Neurocognitive Mechanisms of Anxiety: An Integrative Account. Trends in Cognitive Sciences, 11(7), 307-316.
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