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Quali sono le varie forme della violenza di genere?

Le forme più invisibili di violenza, il ruolo chiave dell’intelligenza emotiva

La violenza di genere lascia ferite aperte e cicatrici che possono durare per tutta la vita e passare anche tra le generazioni, attraverso meccanismi epigenetici. La violenza compromette la salute globale, inclusa la salute mentale e fisica, procurando un disagio psicologico generalizzato e livelli maggiori di stress, isolamento sociale e disturbi del sonno. Il primo passo per contrastare la violenza è riconoscerla, anche nelle sue sfumature più invisibili.

I dati sulla violenza sulle donne

Secondo i dati Istat, in Italia il 31,5% delle donne, quasi una su tre, ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza, fisica o sessuale. Tuttavia, solo il 15% delle vittime ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine, il 4,5% ad un avvocato e l’1,5% a un servizio o a un centro antiviolenza o anti stalking. Tra la minoranza di donne che si sono rivolte a istituzioni o servizi specializzati, il 40,4% ha deciso infine di non procedere con alcun tipo di denuncia, esposto o richiesta di ammonimento.

Il 78% delle vittime non si è rivolta ad alcuna istituzione e non ha cercato aiuto presso servizi specializzati. Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche i motivi del silenzio di fronte alla violenza sono vari: vergogna, paura, sfiducia nel sistema giudiziario, ma anche perdono e desiderio di andare avanti senza più pensare all’episodio. Il 50,3% non ha denunciato perché crede che il reato non sia perseguibile per legge. Ricordiamo, tuttavia, che ogni forma di violenza è una violazione della legge. Ma il primo passo è riconoscere la violenza, in tutte le sue manifestazioni, anche meno evidenti.

Che cos’è la violenza?

Cos’è la violenza? Secondo l’OMS, è l’utilizzo intenzionale, minacciato o effettivo, della forza fisica o del potere, che comporta rischio di lesioni, morte, danno o privazione. Nei casi più estremi, la violenza di genere sfocia in minacce, aggressioni fisiche, abuso sessuale e femminicidio. Tuttavia, questi sono solo la punta dell’iceberg e gli ultimi frutti amari di un albero con radici profonde, anche culturali.

Esiste una violenza subdola, che sta alle base dei reati palesi e che comprende comportamenti più invisibili, che è stata mappata dall’Iceberg della Violenza di Genere, a cura della Direzione della Gestione Comunitaria e dell’Eradicazione della Violenza della CIGU e delle Persone di Orientamento Comunitario POC. Tra le varie forme più subdole di violenza vi troviamo:

  1. controllo
  2. indifferenza sistematica
  3. denigrazione e body shaming
  4. manipolazione e gaslighting
  5. colpevolizzazione
  6. ricatto
  7. svalutazione
  8. linguaggio e umorismo sessista
  9. discriminazione al lavoro
  10. oggettivazione sessuale nei media

Il ruolo dell’educazione e dell’intelligenza emotiva

Riconoscere e comprendere anche queste forme sotterranee di abuso è fondamentale, anche per orientare l’educazione, che resta il primo passo per prevenire la violenza. Divenire consapevoli su cos’è la violenza e su com’è possibile prevenirla e contrastarla sono i pilastri di un’educazione che deve coinvolgere uomini e donne, a partire dall’infanzia e adolescenza.

A scuola e in famiglia, è necessario promuovere la parità di genere e lo sviluppo delle competenze emotive, che regolano la salute delle relazioni interpersonali. Uno studio dell’Universidad Miguel Hernández dimostra che l’intelligenza emotiva è inversamente proporzionale alla teen dating violence, ossia la violenza nelle relazioni intime tra adolescenti. Ulteriori studi scientifici confermano che è associata a una minore aggressività, sottolineandone l’importanza nella prevenzione della violenza.

Come sviluppare l’intelligenza emotiva?

Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione la nuova Collana Emozioni, dedicata interamente alla capacità di riconoscere, nominalizzare, gestire e orientare le emozioni, in tutto l’arco della vita. Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione anche un edukit gratuito sull’intelligenza emotiva, che puoi scaricare a questa pagina.

Possiamo inoltre seguire alcuni passi quotidiani di intelligenza emotiva:

  1. Nominalizzazione: riconoscere le nostre emozioni e dare loro un nome. Per capire lo stato emotivo altrui, dobbiamo essere consapevoli del nostro.
  2. Ascolto: ascoltare attivamente, per connetterci agli altri con empatia e dimostrare un reale interessamento.
  3. Riflessione: riflettere sulle nostre interazioni e prenderne nota. Bastano pochi appunti: rileggendoli, potremo divenire consapevoli di schemi di pensieri, reazioni e comportamenti.
  4. Metterci in discussione: in particolare con le nostre opinioni e punti di vista, per imparare a guardare le cose da altri punti di vista.
  5. Capacità di attesa: aspettare a reagire, prendendo una boccata d’aria o bevendo un bicchiere d’acqua, rinfresca le idee e favorisce l’autoregolazione emotiva.
  6. Una nostra scelta: divenire consapevoli che come reagiamo dipende da noi.
  7. Aiuto: chiedere e offrire aiuto, per coltivare gratificazione, gratitudine e felicità.
  8. Il buono e il bello: imparare a celebrare il bello, che sia un grande traguardo o una piccola felicità, perché gioire del positivo aumenta la nostra resilienza.
  9. Life-long learning: continuare a imparare, per coltivare i nostri interessi, curiosità e motivazione.
  10. Movimento consapevole: per ritrovare equilibrio, uscire da eventuali “cortocircuiti cognitivi” e regolare le nostre emozioni. Un’ottima soluzione è la meditazione in movimento, per esempio nel training motorio del Quadrato Motor Training.

L’intelligenza emotiva previene la violenza di genere e ci aiuta a diventare persone migliori. La sua coltivazione è preziosa a tutte le età: uno strumento per la cultura, l’evoluzione e la salute pubblica.

    Non temere mai di chiedere aiuto!

    Tutti i contenuti di divulgazione scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti sono elaborati dalla nostra équipe interdisciplinare e non sostituiscono in alcun modo un intervento medico specialistico. Se pensi che tu o qualcuno a te vicino abbia bisogno dell'aiuto di un professionista della salute mentale, non esitare a rivolgerti ai centri territoriali e agli specialisti.

Bibliografia
  • El iceberg de la violencia de género. Direzione della Gestione Comunitaria e dell’Eradicazione della Violenza della CIGU e delle Persone di Orientamento Comunitario (POC).
  • Estevez-Casellas, C., Gómez-Medina, M. D., & Sitges, E. (2021). Relationship between emotional intelligence and violence exerted, received, and perceived in teen dating relationships. International journal of environmental research and public health18(5), 2284.
  • García-Sancho, E., Salguero, J. M., & Fernández-Berrocal, P. (2014). Relationship between emotional intelligence and aggression: A systematic review. Aggression and violent behavior19(5), 584-591.
  • Lewis, C. (2023). An International Collection of Multidisciplinary Approaches to Violence and Aggression.
  • Molinaro, S. (2023). I dati sulla violenza di genere in Italia. Consiglio Nazionale delle Ricerche.
  • Porche, D. J. (2016). Emotional intelligence: a violence strategy. American journal of men’s health10(4), 261-261.
Sitografia
  • https://www.istat.it/statistiche-per-temi/focus/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/il-numero-delle-vittime-e-le-forme-di-violenza/
  • https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/12373/i-dati-sulla-violenza-di-genere-in-italia
  • https://thesis.unipd.it/handle/20.500.12608/47138#:~:text=L’Organizzazione%20Mondiale%20della%20Sanit%C3%A0,danni%20psicologici%2C%20mal%20sviluppo%20o
  • https://coordinaciongenero.unam.mx/avada_portfolio/iceberg-violencias-genero/
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