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Resilienza digitale: come navigare in salute?

Dallo stop ai social per i minori al fact-checking: strategie per un web consapevole

I social network hanno rivoluzionato il mondo dell’informazione, moltiplicando le voci, i pareri, le fonti disponibili, ma anche i rischi, soprattutto per i più giovani: fa il giro del mondo la decisione storica dell’Australia di vietarli ai minori. Costruire fiducia sui social è possibile, imparando in primo luogo a condividere i contenuti come un atto di consapevolezza e responsabilità, nei confronti degli amici e di tutta la rete sociale, online e offline. Fondamentale è educare ed educarci al pensiero critico, in grado di discernere, nel mare di notifiche, le informazioni di qualità.

Fake news e infodemia

Viviamo in un’epoca dove l’uso della tecnologia si intreccia sempre di più con la nostra quotidianità. I social network e i servizi di messaggistica hanno moltiplicato le occasioni per informarci, scambiarci ipotesi, condividere e maturare pensieri. Questa grande massa di informazioni disponibili non è, tuttavia, interamente basata su fatti concreti, tangibili o veri, anzi. Il mare di notizie è spesso intorbidito dalle fake news: pseudonotizie, bufale e notizie false, fuorvianti, se non, addirittura, pericolose. Dilaga, così, una vera e propria infodemia, un’“epidemia di informazioni”, eccessiva e spesso di dubbia qualità.

Due facce della tecnologia

Le fake news aggravano le ripercussioni dell’iperconnessione, che includono ansia e dipendenza. Se è essenziale liberarsi dal mito della costante reperibilità e dal dover rispondere in tutti i momenti a email e notifiche, praticare tempi di disconnessione è ancora più urgente in un ambiente digitale inquinato da informazioni fuorvianti. La costante connessione rischia anche di tramutarsi in tecnoferenza, un’iterferenza che impoverisce la connessione più importante, ossia quella umana e reale, a favore degli stimoli controproducenti delle fake news.

L’iperconnessione preoccupa anche nell’insegnamento. Recentemente, il ministro Valditara ha ristretto l’uso dei cellulari a scuola, per proteggere l’ambiente di apprendimento e moderare l’uso dei dispositivi digitali. D’altra parte, l’uso attento delle nuove tecnologie permette lo sviluppo di programmi interdisciplinari di qualità, che intrecciano vecchi e nuovi media, tradizione e innovazione, promuovendo la creatività degli studenti. In questa prospettiva, il progetto Time Capsule di Assisi International School testimonia la possibilità di valorizzare il patrimonio culturale, attraverso prodotti audiovisivi realizzati dai ragazzi. La scuola gioca, inoltre, un ruolo essenziale per educare all’alfabetizzazione digitale e alla media literacy, per imparare ad accedere, analizzare e fruire dei nuovi media in maniera consapevole.


  • SALUTE DIGITALE

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Bambini e adolescenti: stop ai social in Australia

Seppure l’educazione svolga un ruolo essenziale in una corretta alfabetizzazione digitale, verso un uso consapevole dei dispositivi digitali e del web, l’iperconnessione e i rischi online preoccupano a livello internazionale, tanto da spingere il governo australiano a una decisione storica: il divieto dei social network ai minori di 16 anni. La decisione è passata al Senato con 34 voti a favore e 19 contrari e si avvia verso la conferma alla Camera.

Lo scopo di proteggere l’infanzia emerge dalle dichiarazioni del premier Anthony Albanese: “Sappiamo che i social network stanno causando danni sociali. Vogliamo che i bambini australiani abbiano un’infanzia e vogliamo che i genitori sappiano che il governo è dalla loro parte”. L’infanzia da proteggere è chiaramente quella delle relazioni e amicizie reali, delle attività all’aria aperta, della vita concreta e non idealizzata e dell’esperienza integrata di mente, cuore e corpo, essenziale per una crescita equilibrata e completa.

La scelta australiana fa comunque discutere e le prime perplessità arrivano dalle piattaforme online, che dall’entrata in vigore della legge rischieranno multe altissime per eventuali sgarri nell’applicazione della stessa. Non sembrano sufficienti, per il governo australiano, le politiche di protezione dei minori online attualmente in vigore, volte a una fruizione dei contenuti adeguata all’età. Resta il fatto che i pericoli del web sono massimi per bambini e adolescenti: secondo l’indagine HBSC Health Behaviour in School-aged Children del 2022, il 13,5% degli adolescenti fa un utilizzo problematico dei social network, con il rischio di subire violenza online e cyberbullismo, sviluppare dipendenza dal web e crescere con una visione distorta della vita, dell’immagine di sé e del valore del tempo, che si sgretola nell’ipervelocità di video e scrolling infinito, che ipnotizza grandi e piccini.

Rumore e silenzio

Per bambini e adolescenti, ma anche per gli adulti, l’iperconnessione assume i toni di un rumore di fondo, continuo e confuso, che rischia di influire sul nostro benessere psicofisico. Quando la marea della cacofonia di bufale e pseudonotizie sale, portando con sé magari ansie e timori, è essenziale tornare al silenzio della disconnessione, possibilmente cercando momenti di solitudine rigenerante in mezzo alla natura.

Il silenzio intenzionale migliora la nostra consapevolezza e autoregolazione. Ci aiuta a creare uno spazio per sviluppare il pensiero critico e la capacità di discernere ciò che è vero da ciò che è dubbio, riconnettendoci alle nostre percezioni, intuizioni e intenzioni profonde. Al ruolo del silenzio per la nostra salute globale è dedicato I.C.O.N.S., il convegno di Fondazione Patrizio Paoletti che favorisce il dialogo di psicologi, neuroscienziati e ricercatori sul tema del silenzio.

Adattarsi all’ambiente digitale

Il successo e l’evoluzione di ogni specie vivente dipende dal suo grado di adattamento ai continui cambiamenti dell’ambiente. Anche l’uomo sperimenta una profonda connessione tra la propria mente e l’ambiente, approfondita dall’Ecologia della Mente. L’ambiente circostante comprende quello digitale, con le sue opportunità e le sue insidie. Adattarvisi in modo proattivo, sviluppando resilienza e risorse interiori, è fondamentale per la salute globale individuale e della società. Per riuscire a navigare serenamente in un mare di notizie di affidabilità differente, divenendo noi stessi preziosi snodi di informazione di qualità, possiamo imparare e insegnare ai più giovani a:

  • Fare fact-checking, ossia una verifica attenta sulle notizie e sulle fonti, prima di condividere e rischiare, magari, di propagare una notizia falsa. Ci sono anche siti specializzati nello smascherare bufale, che possono venirci in aiuto.
  • Consultare fonti affidabili e accreditate per informarci o confrontare informazioni. Tra queste fonti ci sono quelle accademiche, scientifiche, gli enti pubblici e le più importanti testate giornalistiche.
  • Verificare le date delle notizie. Proprio per la grande capacità di risonanza dei social network, può capitare che vengano condivise informazioni troppo datate oppure già smentite. Un’informazione di qualità è anche aggiornata, al passo coi tempi e orientata nel tempo.
  • Considerare le intenzioni del divulgatore. Condividere una notizia ha sempre uno o più scopi, ma non necessariamente quello di offrire un’informazione di qualità. Una fake news potrebbe essere condivisa col semplice obiettivo di ottenere like, reazioni e condivisioni.
  • Smascherare i bias di conferma, ovvero la tendenza umana a cercare informazioni già in accordo col proprio sistema di credenze. Questi giocano un ruolo centrale nella diffusione e radicamento delle fake news.
  • Coltivare una mentalità aperta. I bias di conferma più difficili da smascherare sono proprio i nostri. Per scoprirli, possiamo cercare di coltivare una mentalità aperta e disponibile al cambiamento e una sincera curiosità di ascoltare diversi punti di vista e opinioni.
  • Scegliere un’autenticità rispettosa. Ogni qualvolta decidiamo di interagire sui social, possiamo favorire un ambiente di fiducia anche scegliendo di essere noi stessi, autentici e rispettosi, consapevoli di stare comunicando con persone vere, al di là dello schermo. Praticare ed educare al rispetto sui social aiuta a prevenire anche gravi fenomeni di violenza come il cyberbullismo.

Il ponte e l’effetto farfalla

Tutti questi passi, unitamente a un necessario momento di riflessione o silenzio, prima di condividere qualcosa sui social, ci permettono di scegliere consapevolmente cosa condividere. Quando pubblichiamo ogni notizia, foto o contenuto, diventiamo partecipi di un flusso di comunicazione. Comprenderne la responsabilità e le infinite potenzialità ci aiuta a divenire protagonisti della costruzione della cultura comunitaria. Con la nostra condivisione oggi, potremo aiutare un amico a prendere delle decisioni preziose e costruttive per il suo futuro. Potremo partecipare alla sensibilizzazione su temi importanti per l’umanità, come i benefici del volontariato, o diffondere strumenti di crescita e speranza.

Condividere è, anche etimologicamente, spartire e mettere in comune: in questo caso, prendere su ciascuno di noi oneri e onori dell’informazione, responsabilità e gioie. Ogni condivisione è un ponte ramificato, che potenzialmente può raggiungere persone in tutto il mondo. Viviamo profondamente interconnessi e interdipendenti, in un unico sistema. La rete digitale intensifica questo scambio continuo di pensieri e idee, alimentando un intreccio di radici culturali, cognitive ed emotive. Ogni nostro piccolo gesto può comportare grandi variazioni, anche a lungo termine, sul sistema umano e mondiale.

Anche un clic può fare la differenza, come un battito d’ali del cosiddetto “effetto farfalla”, del matematico Edward Lorenz che, negli anni Settanta, si chiedeva: “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”. Allora, possiamo davvero imparare a navigare con cura, uscendo naturalmente dal sonno della crisalide, per sviluppare le nostre ali, uniche e colorate, in grado di far decollare sogni e progetti e incarnare la differenza, il positivo cambiamento.

 


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

Bibliografia
  • Giachero, G. (2024). Fear Of Missing Out: Il dilemma dell’iperconnessione nell’era della comunicazione digitale.
  • Giaquinta, N., & Martini, R. (2023). Suicidio e adolescenza: tra Covid e cultura dell’iperconnessione. Psicobiettivo: rivista quadrimestrale di psicoterapie a confronto: XLIII, 1, 2023, 121-134.
  • Mesquita, C. T., Oliveira, A., Seixas, F. L., & Paes, A. (2020). Infodemia, fake news and medicine: science and the quest for truth. International Journal of Cardiovascular Sciences33(03), 203-205.
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