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L’importanza dello sport nell’età evolutiva

Il ruolo del movimento e degli sport di squadra nell’educazione

L’età evolutiva, che comprende la fascia di età dai 6 ai 13 anni, è un periodo di sviluppo cruciale per le nostre bambine, bambini e adolescenti. Durante questa fase, il corpo e la mente si sviluppano rapidamente e iniziano a formarsi competenze cognitive, sociali e motorie che influenzeranno la vita adulta dei giovani. Lo sport, specialmente nelle scuole, rappresenta un fattore chiave per garantire uno sviluppo equilibrato. Ad Assisi International School i docenti di motoria sono animati da 3 obiettivi: educare il movimento, educare al movimento (come valore per la propria vita) ed educare alla vita sociale attraverso il movimento, in cui ognuno trova il proprio ruolo e spazio di manifestazione di sé.

L’importanza del movimento nell’età evolutiva

Il movimento gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello nei primi anni di vita. Gli studi di Jean Piaget, pioniere nella psicologia dello sviluppo, hanno mostrato come il pensiero concreto dei bambini (soprattutto dai 6 ai 12 anni) sia strettamente legato all’interazione fisica con il mondo. Attività motorie, come lo sport, aiutano a migliorare la percezione spaziale, la coordinazione e le competenze cognitive generali. A livello neurologico, l’attività fisica stimola la neuroplasticità, la capacità del cervello di adattarsi e formare nuove connessioni sinaptiche.

Uno studio pubblicato da JAMA Pediatrics ha rilevato che i bambini che partecipano regolarmente a sport fisici mostrano un aumento dell’attività della corteccia prefrontale, area del cervello associata a funzioni cognitive superiori come la pianificazione e la regolazione del comportamento.

L’influenza dello sport sullo sviluppo psico-pedagogico

In ambito psicopedagogico, autori come Maria Montessori e Bruno Munari hanno sostenuto che il corpo e la mente non sono entità separate, ma agiscono in stretta correlazione. Secondo Maria Montessori, il bambino deve poter “lavorare con le mani” e “agire”, principi che si riflettono nel ruolo del movimento fisico nell’apprendimento. Il gioco, compreso quello sportivo, è una forma di apprendimento attivo che consente ai bambini di sviluppare abilità cognitive e sociali.

Bruno Munari, dal canto suo, ha sostenuto che il gioco strutturato e l’attività creativa aiutano a migliorare la capacità di risolvere problemi e di esprimersi. Lo sport rientra in questo concetto di gioco come strumento educativo. Gli sport di squadra, in particolare, insegnano la collaborazione, la gestione dei conflitti e l’importanza di rispettare le regole. Tutti elementi chiave nella costruzione di competenze relazionali essenziali durante la preadolescenza e adolescenza. Questi giochi e attività fisiche collettive sono anche un potente strumento per insegnare l’autocontrollo e la gestione dello stress, contribuendo a creare una maggiore resilienza emotiva nei bambini.

 



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Sport di squadra e sviluppo socio-emotivo

Gli sport di squadra giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale ed emotivo del bambino. Questi sport, come il calcio, la pallavolo o il basket, richiedono collaborazione, comunicazione e comprensione delle regole, elementi che contribuiscono a formare il concetto di gruppo e la consapevolezza sociale. Uno studio del Journal of Sport & Exercise Psychology ha dimostrato che i bambini che partecipano agli sport di squadra hanno una maggiore capacità di gestire lo stress e di sviluppare competenze relazionali, come l’empatia e la cooperazione.

Questi sport offrono anche l’opportunità di sviluppare resilienza e autostima. La competizione controllata e il lavoro per obiettivi condivisi permettono a bambini e ragazzi di apprendere il valore dell’impegno e della perseveranza. Uno studio della rivista Pediatrics ha rivelato che i bambini e le bambine che praticano sport di squadra hanno un livello inferiore di sintomi di ansia e depressione rispetto ai coetanei meno attivi fisicamente.

Benefici cognitivi e accademici dello sport

Numerosi studi hanno evidenziato come l’attività fisica non solo favorisca la salute fisica, ma contribuisca anche al miglioramento delle performance accademiche. Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, i bambini fisicamente attivi tendono a ottenere risultati migliori nei test scolastici, grazie a un aumento dell’attenzione, della memoria e delle capacità di risolvere problemi. L’integrazione di sport regolari nelle scuole è stata collegata a una maggiore concentrazione e a migliori capacità di apprendimento, specialmente in materie come la matematica, dove la memoria di lavoro e l’attenzione sono fondamentali, supportando l’idea di un approccio olistico alla didattica. Al contrario, una riduzione del tempo dedicato allo sport per favorire più ore di studio non ha dimostrato vantaggi significativi per l’apprendimento complessivo.

Le attività sportive non solo stimolano l’evoluzione fisica dei bambini, ma sono essenziali anche per lo sviluppo delle capacità cognitive. La teoria dell’acquisizione di abilità sostiene che gli sport che richiedono movimenti complessi influenzano positivamente i processi cognitivi. Questi benefici si manifestano in miglioramenti nella memoria, nell’attenzione e nella risoluzione di problemi, aspetti cruciali nello sviluppo cognitivo in età scolare. Un altro studio condotto dall’Università dell’Illinois ha rilevato che i bambini che partecipano a regolari attività fisiche presentano una maggiore densità di materia grigia nella corteccia cerebrale, associata a funzioni esecutive e a prestazioni cognitive superiori.

Aspetti neuroscientifici dell’attività fisica

Dal punto di vista neuroscientifico, l’attività fisica contribuisce al rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina e la serotonina, che sono associati alla regolazione dell’umore e delle emozioni. Questo spiega perché lo sport può essere particolarmente utile per gestire lo stress e l’ansia, fenomeni sempre più frequenti nei bambini e preadolescenti.

Inoltre, l’esercizio fisico regolare contribuisce alla crescita e alla maturazione del sistema nervoso centrale. Gli studi di John Ratey, professore di psichiatria presso la Harvard Medical School, evidenziano come l’attività fisica favorisca la produzione di fattori neurotrofici, in particolare il BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), che supportano la sopravvivenza dei neuroni e la plasticità cerebrale.

Lo sport è dunque un elemento centrale per la salute globale e lo sviluppo psicologico, fisico e cognitivo di bambini e adolescenti tra i 6 e i 13 anni. Non solo promuove la salute fisica, ma fornisce anche un contesto in cui bambini e ragazzi possono apprendere abilità sociali, migliorare le loro capacità cognitive e affrontare le sfide emotive. È dunque essenziale che la scuola e i genitori promuovano attivamente l’attività sportiva e la considerino parte integrante del percorso educativo, per garantire uno sviluppo olistico e armonioso delle generazioni più giovani.

 


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Bibliografia
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  • Ratey, J. J. (2008). Spark: The revolutionary new science of exercise and the brain. Hachette Digital.
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