In ambito neuroscientifico, si intende con plasticità cerebrale la capacità del sistema nervoso di adattare la propria struttura in risposta a una varietà di fattori e di stimoli interni o esterni, quindi di essere educato dall’esperienza. La potenzialità di adattamento nell’uomo, come anche in altri animali, si può mostrare ad esempio attraverso l’incremento delle dimensioni di particolari regioni cerebrali in seguito al loro utilizzo ripetuto nel tempo. Quando le cellule neuronali sono più attive, formano un maggior numero di sinapsi tra di loro, cosicché la riorganizzazione cerebrale risulta correlata all’apprendimento. Fattori come la deprivazione sensoriale, i traumi e i danni cerebrali, invece, costituiscono quegli eventi negativi in seguito ai quali il sistema nervoso centrale subisce conseguenze in senso peggiorativo.
La capacità del nostro cervello di riorganizzarsi è la base fisiologica della possibilità stessa di imparare. Il nostro cervello non è un sistema chiuso, al contrario è in continua trasformazione. Come afferma la neuroscienziata olandese Margriet Sitskoorn, il cervello umano è un sistema aperto, non chiuso: esso cambia ad ogni istante con la ricezione di nuovi input, in un processo di costante scambio con l’esterno, ma anche con i nostri stessi moti interiori.
Ascolta qui il podcast di 21 Minuti con il dialogo tra Patrizio Paoletti e Margriet Sitskoorn dal titolo “Homo Verus: come coltivare l’amore per il cambiamento“.
Ben-Soussan, T. D., Berkovich-Ohana, A., Piervincenzi, C., Glicksohn, J., and Carducci, F. (2015a). Embodied cognitive flexibility and neuroplasticity following Quadrato Motor Training. Front. Psychol. 6:1021. doi: 10.3389/fpsyg.2015.01021
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