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Cinque passi per affrontare la vecchiaia del genitore

Prendersi cura dell’autunno della vita

Vedere invecchiare i propri genitori è un’esperienza molto difficile, seppure naturale. Significa fare maggiormente i conti col trascorrere del tempo, che include il nostro stesso invecchiamento, e affrontare soprattutto il dolore anticipatorio di perdere le persone che amiamo. L’esperienza porta con sé riflessioni profonde e un mosaico complesso di emozioni, che può includere tristezza, paura, ansia, malinconia, rabbia, senso di colpa, rimorsi e rimpianti. Come ogni sfida della vita, anche questa reca con sé aspetti positivi. Il lato più luminoso della medaglia è proprio lì, dietro l’angolo dello smarrimento, dove un rinnovato equilibrio e la consapevolezza portano i loro frutti preziosi.

La sorpresa della vecchiaia

L’invecchiamento del genitore è sempre un po’ una sorpresa, a livello emotivo, anche quando già previsto o immaginato. Magari ci si trova di fronte solo a piccole dimenticanze oppure a importanti variazioni del comportamento o delle abitudini: segnali che qualcosa sta cambiando. Il cambiamento è sempre un elemento destabilizzante nella nostra esistenza, persino quando percepito come “positivo” o desiderabile, e richiede uno sforzo cognitivo per l’elaborazione di nuovi dati sul mondo. Se poi a cambiare sono dei pilastri della nostra vita, sui quali magari abbiamo fatto affidamento per tanti anni, il cambiamento assume i tratti di una vera rivoluzione.

L’anziano come persona nuova

Vedere un genitore invecchiare è, a tutti gli effetti, conoscere una nuova versione della persona amata. A volte, nel caso di alcune patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, il genitore malato può sembrare proprio un’altra persona che, spesso, a sua volta, fatica a riconoscerci come figli. Le memorie più recenti della persona anziana possono dissolversi gradualmente, mentre emergono quelle più remote, magari d’infanzia. Il genitore può allora riportare avvenimenti e circostanze antiche, anche mai ascoltate prima.

Il primo impatto coi difficili sintomi della neurodegenerazione lascia spiazzati. Eppure, attraverso l’emergere delle memorie passate, si ha l’opportunità di conoscere nuovi aspetti della vita della persona anziana. In alcuni casi, emerge addirittura “il genitore bambino”, con desideri, pensieri e piccoli sogni dell’infanzia, che era incastonata, come un diamante, nel gioiello della memoria.

Lo stress del caregiver

L’esperienza è oltremodo difficile se il genitore anziano non è più autosufficiente, necessitando quindi di cure e assistenza regolare. Diventare caregiver del proprio genitore può comportare, allora, molto stress, oltre che un senso di smarrimento per l’inversione dei ruoli di cura genitore-figlio. Possono insorgere sintomi di depressione, ansia, episodi di insonnia, mal di testa o sentimenti di rabbia, come risultato della stanchezza accumulata o dell’insoddisfazione. Addirittura si corre il rischio di sviluppare la Sindrome di Burden, un vero e proprio burnout.

Soprattutto in questi casi è importante ricordarci che solo occupandoci della nostra salute ed energia riusciamo bene a prenderci cura di qualcuno che amiamo. Questo significa che è fondamentale garantirsi un buon riposo quotidiano, una sana alimentazione, un giusto tempo per l’attività fisica, la socialità e il relax. E non si tratta della semplice soddisfazione di un desiderio, ma della risposta a un bisogno naturale e sacro di equilibrio nella vita, che dovremmo sempre onorare.

 


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Cinque strategie per affrontare l’invecchiamento genitoriale

Seppure ognuno di noi sia consapevole del trascorrere del tempo, come parte del naturale ciclo di vita, nessuno è mai veramente pronto all’esperienza di vivere in prima persona l’invecchiamento e la perdita di una persona cara. L’esperienza ci mette a dura prova, diventando anche un vero spartiacque di evoluzione personale. La perdita di un punto di riferimento rilevante ci richiede una ristrutturazione delle abitudini, delle sicurezze e una mobilitazione delle nostre risorse migliori. Vivere questi momenti difficili con consapevolezza e presenza può offrirci nuove dimensioni di intimità e persino poesia, riportando la dolcezza e l’amore al centro.

Vediamo insieme cinque strategie che possiamo mettere in atto per sperimentare anche questa fase della vita nel modo migliore, per il bene nostro e delle persone che amiamo.

1. Costruisci buoni ricordi

Condividere la vita con le persone amate ci offre l’occasione preziosa di costruire buoni ricordi, che riempiono i giorni presenti e quelli del futuro, dando significato e sapore alla nostra esistenza. La stagione dell’invecchiamento dei nostri cari non fa eccezione ma è, come tutti gli altri momenti, un’occasione unica per costruire piccoli ricordi meravigliosi, semmai con la maggiore consapevolezza dell’oro del tempo, che è tanto prezioso quanto limitato.

I ricordi di oggi

Buoni ricordi possono essere creati anche con poco: un momento al parco insieme, un abbraccio, un dolce condiviso, una musica ascoltata sul cellulare. Tutto può portare un po’ di allegria e poesia al giorno, persino se il genitore non si ricorda più bene chi siamo. Per favorire la relazione, possiamo anche noi provare, allora, ad essere una persona nuova, seppur familiare ai suoi occhi: gentile, affettuosa, dolce e, soprattutto, presente. Così potrà rinnovarsi con la persona amata una connessione profonda, fitta ed espansa, verticale, che supera di gran lunga la linea orizzontale del tempo e le etichette dei ruoli, che sono scritte sulla sabbia, per un attimo o poco più. Sono questi i piccoli assaggi di infinito che possono velare l’occhio con quella commozione nutriente e saggia che ci fa ricordare che siamo qui, anche ora, su questo Pianeta, e stiamo facendo del nostro meglio.

E i ricordi di ieri

Oltre a costruire nuovi ricordi coi nostri genitori, possiamo rispolverare e rinnovare quelli vecchi, per esempio sfogliando insieme album di fotografie, che aiutano ad allenare la memoria degli anziani e incentivare il racconto e il dialogo, come parte integrante di un training cognitivo.

L’impatto positivo dei buoni ricordi è stato appurato anche nell’affrontare il difficile ed estremo caso del lutto di bambini, in uno studio pubblicato sull’American Journal of Hospice and Palliative Medicine. Coltivare ricordi positivi ci aiuta infatti a ristrutturare le narrative interiori con cui riusciamo a raccontare a noi stessi la storia della nostra vita, ricordandocene il senso, come direzione e scopo, e la preziosa unicità.

2. Trova spazio per l’umorismo

Nel vivere la vita quotidiana e costruire nuovi ricordi coi nostri genitori anziani, possiamo trovarci di fronte a situazioni potenzialmente grottesche o ironiche. Proprio quella che è una dimenticanza o una memoria mancata, se approcciata in un modo diverso, può diventare un’occasione per ridere insieme. Anche un piccolo scherzo o un momento di solletico affettuoso col proprio genitore può facilitare una sana risata condivisa. Ridere facilita la comunicazione emozionale, favorisce la resilienza e infonde quel pizzico di gioco e gioia che rende anche l’assistenza più leggera.

Una ricerca del 2014 testimonia che trovare spazio per l’umorismo è una strategia di coping che ci aiuta a “funzionare” meglio anche nel dolore più difficile. Il sorriso e la risata, se fatti nel momento più opportuno, riescono a stemperare le emozioni negative, offrendo loro uno sfogo funzionale e un sollievo temporaneo al dolore, con il rilascio di endorfine benefiche, che contribuiscono a modulare positivamente l’umore.

Coltivare la dimensione di giocosità ci aiuta a mantenere un approccio meno clinico col genitore anziano e più familiare e intimo, come in effetti deve essere, per valorizzare e celebrare l’unicità del rapporto genitore-figlio.

3. Riconosci il valore di ciò che stai facendo

A volte, nell’urgenza del dare o affrontare efficacemente una crisi, ci dimentichiamo l’importanza dei nostri gesti, liquidando il pensiero in termini di “senso del dovere”. È invece importante prenderci il tempo per riflettere sulla nostra disponibilità e impegno, riconoscendo tutte le sfumature emotive che caratterizzano la cura di chi amiamo, dalla malinconia alla gratitudine, dal senso di responsabilità alla dimostrazione d’amore. La premura nel momento del bisogno e l’esperienza dell’intimità della cura può nutrire la relazione con la persona cara, anche in un momento di grande difficoltà. Ed è fondamentale riconoscere l’immenso valore di quello che stiamo facendo, in un abbraccio amorevole di self-compassion, che rinnova il nostro senso di autostima e di autoefficacia.

4. Mantieni la connessione col resto del mondo e con la vita

Se stai passando un momento impegnativo coi tuoi genitori o ti stai occupando di un familiare bisognoso di cure, hai comunque la necessità di mantenere legami di qualità anche con il resto del mondo. Che siano amici, colleghi o altri familiari, la relazione sociale è fondamentale. Un buon rapporto umano sostiene e rigenera, rendendoci più efficaci anche nella cura.

Può essere una buona idea interfacciarsi anche con chi vive o ha vissuto un’esperienza simile alla nostra, per trovare un confronto e un conforto efficace e sincero. Confrontarci con gli altri può offrirci sollievo e punti di vista da esplorare. Ricordiamoci comunque che il dolore è un’esperienza molto soggettiva, seppure universale: ognuno di noi la vive in modo unico e irripetibile. Se necessario, un terapeuta può garantirci quell’aiuto prezioso per trovare nuove chiavi di lettura al vissuto emotivo e strategie per attraversare la crisi nel modo migliore.

5. Lascia vincere la vita

Uscire con un amico, trovare il tempo per ridere con le persone care, giocare e dimostrarsi vicendevolmente affetto, anche nella difficoltà, significa lasciare vincere la vita. È consentire al sole di filtrare, anche in mezzo alle nuvole più minacciose.

Di fronte alla sfida dell’invecchiamento o della malattia delle persone care, è importante continuare a vivere anche fuori dalla cornice dell’assistenza: proseguire, insomma, a scommettere sulla vita. Questa ha le sue regole, misteriose e universali, che comprendono il naturale ciclo di tutte le stagioni. Al suo interno, è naturale piangere per la perdita di un passato felice o preoccuparsi per un futuro incerto, ma è altrettanto naturale digerire lentamente sia la perdita sia la paura, continuando a camminare e valorizzare ciò che abbiamo oggi. Con un gioco di parole, si dice che il presente sia un vero dono. E così è, perché la vita è proprio adesso, in questo preciso istante, in cui possiamo riscrivere la giornata, il periodo e la nostra vita intera, con un piccolo gesto costruttivo dettato dall’allineamento di testa e cuore.

Dalla preoccupazione alla prefigurazione del futuro

Dalla preoccupazione costante per il domani, possiamo allenarci a passare alla prefigurazione del futuro, che comprende l’ascolto interiore e un consapevole orientamento cognitivo, verso la direzione che profondamente desideriamo. Con le nostre intenzioni e azioni, costruiamo infatti il futuro già nel presente e abbiamo la possibilità di plasmare la nostra esistenza sempre, compresi i momenti di difficoltà. Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione un EduKit gratuito per allenarci alla prefigurazione. Accettare il mare per quello che è ed imparare a prendere il timone e navigarlo al meglio, anche in mezzo alle sfide, è un trampolino di consapevolezza e anche di felicità. È riconoscerci davvero protagonisti della nostra vita, creatori di un’opera d’arte unica e irripetibile, piccola eppure essenziale nel ciclo dell’esistenza, indissolubilmente collegata alle altre opere, in un disegno meraviglioso.

 


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Bibliografia
  • Booth-Butterfield, M., Wanzer, M. B., Weil, N., & Krezmien, E. (2014). Communication of humor during bereavement: Intrapersonal and interpersonal emotion management strategies. Communication Quarterly62(4), 436-454.
  • Clarke, T., & Connolly, M. (2022). Parent’s lived experience of memory making with their child at or near end of life. American Journal of Hospice and Palliative Medicine®39(7), 798-805.
  • Kennedy, V. L., & Lloyd‐Williams, M. (2009). How children cope when a parent has advanced cancer. Psycho‐Oncology: Journal of the Psychological, Social and Behavioral Dimensions of Cancer18(8), 886-892
Sitografia
  • https://www.forbes.com/sites/traversmark/2024/01/22/a-psychologist-offers-advice-on-being-there-for-aging-parents/
  • https://www.psychologytoday.com/intl/blog/insight-is-2020/202109/how-cope-the-stress-caring-aging-parents
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