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Salute mentale

Lutto

Come possiamo definire il lutto?

In letteratura, la definizione di lutto ha cercato di fare riferimento a una visione inclusiva, capace di riconoscere e analizzare molti stati affettivi. Secondo il framework classico, possiamo intendere il lutto come una reazione principalmente caratterizzata da intensa angoscia, quindi una reazione principalmente emotiva (affettiva) alla perdita di una persona cara attraverso la morte.

Il lutto comprende diverse manifestazioni:

a) psicologiche (cognitive, socio-comportamentali)

b) fisiche (fisiologiche e somatiche).

Clinicamente e strettamente legata a una perdita traumatica, è la specificazione di una costellazione di sintomi specifici, cognitivi e affettivi, legati al lutto: umore depresso, desiderio di ricongiungersi con la persona che si è persa, solitudine, e ricerca di modalità anche esoteriche di entrare in contatto e comunicazione con la persona scomparsa.

In termini più generali ma più omnicomprensivi, possiamo definire il lutto come la reazione emotiva più dirompente causata dalla perdita non prevista di qualcuno o di qualcosa di profondamente importante. Il lutto è, ancora più specificatamente, l’elaborazione complessa di una perdita, che impatta su più livelli di quelli che pensiamo: emotivo, cognitivo, comportamentale, familiare, relazionale, sociale, comunitario, culturale e politico.

 

Quali sono i pattern di reazione ad una perdita traumatica?

In tempi recenti si è cercato di ridefinire i pattern di reazione alla perdita traumatica, che sia una morte, la fine di un amore, la perdita della casa e del lavoro, la distruzione – causata da disastri naturali – del luogo dove si vive, etc. Questo cambiamento culturale e scientifico, unito alla consapevolezza che un lutto è una vera e propria minaccia per la salute fisica e mentale, permette non solo di aumentare e rafforzare la rete di conoscenza e risorse attivabili nella persona e nel contesto familiare e sociale per favorire un sostegno specialistico in termini di riduzione del rischio di sviluppo di lutto persistente, ma anche di comprenderne:

  1. traiettorie e modalità di elaborazione peculiari culturalmente determinate,
  2. l’influenza delle caratteristiche di personalità e degli stili di attaccamento,
  3. l’influenza delle esperienze di passati eventi di vita stressanti sperimentati,
  4. l’influenza delle modalità di coping individuale,
  5. l’influenza dello stigma nei confronti di un lutto, soprattutto se legato alla morte di un caro.

Infatti, in ottica puramente teorica, possiamo affermare di essere passati dal vissuto strettamente privato del lutto alla necessità di vivere il lutto apertamente nel proprio contesto sociale.

 

Perché è importante aumentare la consapevolezza sul tema del lutto

Si dovrebbe aumentare la consapevolezza circa il tema del lutto, dell’elaborazione di una perdita traumatica e della morte: infatti, secondo la tassonomia classica delle reazioni al lutto, al primo anno circa il 15% sviluppa reazioni contenute e non disadattive in termini psicopatologici, non andando in contro al rischio di lutto persistente. Infatti, l’85% di coloro che sviluppano una sintomatologia reattiva moderata (disforia, disorganizzazione del pensiero, problemi di salute, difficoltà in ambito sociale e lavorativo), se supportati a livello familiare, relazionale, sociale e culturale – vivendo esperienze positive in termini di comprensione, ascolto, supporto formale e informale, non giudizio, etc. – rischiano di sviluppare un quadro di lutto persistente patologico (con sintomatologia post-traumatica, depressiva grave, o ansiosa reattiva) – solo nel 15% dei casi.

Possiamo, dunque, ben dire che la natura del concetto di lutto e perdita sia strettamente relazionale e sociale. Modifica una relazione (privandoci dell’altro), modifica la risposta emotiva e i modelli operativi interni con cui comprendiamo il mondo e leggiamo i nostri e gli altrui comportamenti e modifica l’immagine che gli altri hanno di noi, imponendo una ridefinizione del ruolo che ricopriamo nella società. Il lutto dovrebbe essere riconosciuto come uno stato di perdita che potrebbe portare a un impoverimento della qualità del nostro ruolo nella società (ad esempio, a causa della disconnessione e del ritiro sociale, dello stigma percepito e della sensazione di essere diversi e non compresi). Tuttavia, affrontare le deprivazioni a livello sociale, non rinunciando al lavoro, alle connessioni, alle passioni, può favorire l’adattamento alla perdita.

 

Cosa poter fare per sostenere coloro che subiscono un lutto o una perdita traumatica, oltre al necessario sostegno psicologico specialistico?

Archer (2008) ha indicato gli elementi base da tenere in considerazione per aumentare conoscenza e consapevolezza circa le reazioni alla perdita, cioè:

  1. comprendere le origini evolutive del lutto, in termini di processi simili in altre specie, e il suo significato adattativo;
  2. analizzare le differenze nel lutto in relazione alla modalità di perdita (morte, morte traumatica, allontanamento, etc.) e come questa può essere prevista, in termini di esiti patologici, utilizzando i principi evolutivi dell’individuo;
  3. osservare il meccanismo che innesca il processo di lutto, utilizzando framework teorici sia psicodinamici sia cognitivi;
  4. monitorare come i framework teorici di riferimento possono sostenere nella comprensione delle variazioni di reazione nel processo di elaborazione del lutto a seconda del contesto della perdita;
  5. osservare la parabola di sviluppo, individuale e sociale, del lutto.

Il lutto e la perdita traumatica, in aggiunta, ha un impatto potenzialmente devastante non solo dal punto di vista individuale ma anche sociale, economico e politico.

 

In conclusione, si può affermare che c’è necessità di rafforzare la consapevolezza circa il lutto, la perdita e la morte attraverso azioni concrete ed educativamente mirate e attente di informazione, formazione e rafforzamento della capacità individuale di fronteggiamento di eventi che possono generare profonda paura e disorientamento. Bisognerebbe integrare nei curricoli formativi questo tipo di topic educativo, non solo durante il percorso di studi dei professionisti delle relazioni d’aiuto ma anche nelle scuole – sin dall’infanzia – e nei training genitoriali. L’implementazione di processi individuali e sociali di comprensione e accettazione di ogni parte della parabola di vita potrebbe aumentare l’apertura empatica e la diminuzione delle problematiche (individuale e non solo) derivanti dal silenzio forzato su questi temi e, di conseguenza, della profonda sofferenza associata.

 

Bibliografia
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