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Intervista al Prof. Carlo Quattrocchi dell’Università di Trento

In occasione del World Parkinson Day dell’11 aprile, abbiamo intervistato il Dott. Carlo Quattrocchi, Professore ordinario presso l’Università di Trento

In occasione del World Parkinson Day dell’11 aprile, abbiamo intervistato il Dott. Carlo Quattrocchi, Professore ordinario presso l’Università di Trento. Collabora a progetti di ricerca presso il Centro Interdipartimentale Mente/cervello ed è Direttore della Unità Multizonale di Radiologia Rovereto-Arco della Azienda Provinciale Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento. Il prof. Quattrocchi da diversi anni collabora con Fondazione Patrizio Paoletti alla ricerca sui benefici possibili del Quadrato Motor Training su pazienti colpiti da malattie neurodegenerative.

Professor Quattrocchi, le statistiche ci dicono che oggi la diffusione delle malattie neurodegenerative è in aumento, con l’invecchiamento della popolazione divengono un problema sempre più diffuso. La ricerca non è ancora giunta a comprendere appieno i meccanismi che scatenano malattie come il Parkinson o l’Alzheimer, ma ci sono indicazioni utili per la prevenzione?

Certamente, è importante ricordare che non abbiamo certezze e la prevenzione dovrebbe essere non qualcosa di speciale, ma uno stile di vita in sé, orientato alla cura di noi stessi e alla salute globale. Detto questo, possiamo dare una sorta di decalogo delle buone prassi fondato sulla letteratura scientifica in materia:

  1. Dieta Equilibrata: Seguire una dieta ricca di frutta, verdura e grassi sani può ridurre il rischio di malattie neurodegenerative;
  2. Esercizio Regolare: L’attività fisica regolare può proteggere il cervello e ridurre il rischio di malattie neurodegenerative;
  3. Mente Attiva: Mantenere la mente attiva con attività stimolanti può migliorare la salute del cervello;
  4. Gestione dello Stress: Ridurre lo stress con tecniche di rilassamento e meditazione può proteggere il cervello da danni e declino cognitivo;
  5. Sonno Adeguato: Un sonno sufficiente e di buona qualità è importante per la salute del cervello;
  6. Evitare il Fumo: Il fumo di tabacco può danneggiare il cervello e aumentare il rischio di malattie neurodegenerative;
  7. Evitare l’eccesso di Alcool: Altrettanto vale per l’eccessivo consumo di alcool;
  8. Monitoraggio della Salute: Controllare regolarmente la pressione sanguigna, il colesterolo e il diabete può proteggere la salute del cervello;
  9. Relazioni Sociali: Mantenere relazioni sociali forti può ridurre il rischio di isolamento sociale e declino cognitivo;
  10. Felicità: Coltivare la felicità come impegno quotidiano è un fattore da non sottovalutare

Questi consigli sono supportati da ricerche scientifiche e possono contribuire a ridurre il rischio di malattie neurodegenerative. Possiamo fornire ai lettori di Fondazione Patrizio Paoletti una breve bibliografia scientifica per approfondimenti.

Nella sua esperienza di ricercatore, quanto è importante la dimensione relazionale per le persone che soffrono di malattie neurodegenerative? I caregiver, oltre a dare supporto pratico, quanto incidono sullo stato psicofisico di benessere?

I caregiver sono determinanti per i pazienti, a tutti i livelli e da tutti i punti di vista. È importante che queste persone siano preparate quanto più possibile, sia rispetto alle specifiche esigenze più tecniche dei pazienti, ma anche rispetto al supporto emotivo che possono dare. Si è visto che la dimensione emotiva dei pazienti resta intatta e aumenta la difficoltà di esprimerla, perciò il supporto in questa direzione è molto prezioso. Ad esempio, si è visto con alcune esperienze in cui si usa l’arte come supporto psicologico, che quando vengono coinvolti emotivamente i pazienti con Alzheimer riescono a ricordare molto di più di quanto non riescano a fare abitualmente. Ancora di più quando loro stessi vengono invitati a svolgere semplici attività artistiche, come il disegno libero.

Ultimamente si è parlato molto sui media di alcune novità apparentemente significative a proposito delle malattie neurodegenerative, come il fatto che cani addestrati sono in grado di riconoscere odori specifici legati al Parkinson, o la nuova classificazione della malattia di Alzheimer in cinque forme diverse, che rimette in discussione molti studi precedenti. Quali sono secondo lei le novità più significative?

C’è molto impegno nella ricerca sulla neurodegenerazione e questo è incoraggiante, ma bisogna anche tener presente che siamo ancora all’inizio per molti versi, e queste scoperte devono essere considerate con molta cautela. È indispensabile continuare a sostenere la ricerca scientifica per arrivare a risultati certi. Allo stesso tempo è chiaro che le soluzioni che aiutano a migliorare la vita delle persone sono sempre molto preziose.

Il lavoro che stiamo facendo con il RINED, l’istituto di Fondazione Patrizio Paoletti, è di grande valore in questo senso. Stiamo lavorando sul Quadrato Motor Training, una meditazione in movimento creata da Paoletti in cui il partecipante si muove su un quadrato tracciato sul pavimento. Si tratta di una tecnica di mindful movement semplice nell’esecuzione, quindi economica, non invasiva, ma che presenta un grande potenziale per i suoi effetti sul cervello in termini di coerenza interemisferica, ad esempio. Stiamo portando avanti una ricerca insieme e saremo al congresso della Fondazione LIMPE per il Parkinson proprio l’11 aprile con Tal D. Ben-Soussan, direttrice del RINED, per presentare i risultati preliminari alla comunità scientifica.


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