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Che cos’è il Cervello Trino?

10 strategie per l’integrazione e l’allineamento delle nostre funzioni cerebrali

Il nostro cervello è il frutto prezioso di un’evoluzione di milioni di anni, che raccoglie in sé le strategie di adattamento che ci hanno resi unici. Come il tronco di un albero, che ha molti strati che raccontano la sua storia, anche il nostro cervello presenta più parti, che si sono sviluppate nel tempo, con funzioni specifiche e complementari. Questo è il modello del Cervello Trino, o Cervello Tripartito, una teoria affascinante proposta dal neuroscienziato Paul MacLean che, sebbene semplificata rispetto alle conoscenze attuali, ci offre ancora oggi una metafora potente ed efficace per comprendere il nostro funzionamento mentale ed emotivo, oltre a suggerire preziosi spunti pedagogici e di valorizzazione delle nostre risorse interiori, nell’intreccio funzionale di istinti, emozioni e pensieri.

Conservazione e innovazione

Il nostro cervello è un esempio ottimale di equilibrio fra conservazione e innovazione, perché è riuscito a mantenere attivi processi essenziali per la nostra sopravvivenza, integrando al contempo funzioni sempre più evolute e raffinate. Le neuroscienze contemporanee hanno dimostrato che il cervello funziona attraverso reti neurali interconnesse piuttosto che in compartimenti separati. Non esiste quindi una netta divisione tra “razionale” ed “emotivo”, perché tutte le aree cerebrali comunicano costantemente. Tuttavia, il modello del Cervello Trino ci offre una rappresentazione della nostra complessa e multipla evoluzione, sul piano integrato degli istinti, emozioni, sentimenti e pensieri.

Patrizio Paoletti ha così descritto l’unicità e preziosità del nostro Cervello Trino, nel suo libro del 2008 Crescere nell’eccellenza:

L’uomo ha una struttura tri-cerebrale degna di nota, poiché ne evidenzia, contemporaneamente, una linea di continuità ed una di innovazione rispetto alla lunga storia dell’evoluzione della specie. Da un lato, infatti, tale struttura cerebrale ‘radica’ l’uomo all’interno dell’avventura filogenetica terrestre che è iniziata da tempi immemorabili e, dall’altro, essa lo ‘elegge’ come incarnazione del risultato più elevato di questa antichissima e inarrestabile corsa evolutiva verso un continuo miglioramento. L’uomo, quindi, appartiene alla famiglia delle specie viventi ma ne è, allo stesso tempo, un membro sui generis, in quanto possiede una struttura cerebrale unica, dalle potenzialità straordinarie e forse ancora inimmaginate.

Il Cervello Rettiliano: le fondamenta della sopravvivenza

Il primo anello dell’evoluzione del cervello umano, possiamo dire la nostra prima “casa neurologica”, è il cervello rettiliano o Cervello Rettile Istintivo, la struttura cerebrale più antica, che si è evoluta proprio dal cervello dei rettili. Il Cervello Rettiliano è responsabile dei processi fondamentali di base della nostra vita e comprende il tronco encefalico e il cervelletto.

Funzioni del Cervello Rettiliano

Il Cervello Rettiliano assicura la nostra sopravvivenza, per esempio:

  • Regola le funzioni vitali automatiche: respirazione, battito cardiaco, equilibrio, temperatura corporea
  • Coordina i movimenti e i riflessi istintivi
  • Gestisce i comportamenti di base legati alla sopravvivenza, come nutrirsi, riprodursi e difendersi

Dal punto di vista psicologico, questo sistema opera al di sotto della soglia della coscienza e attiva le risposte di lotta, fuga o congelamento (fight, flight, freeze) quando percepiamo una minaccia. È responsabile dei nostri comportamenti più istintivi, della territorialità e della necessità di sicurezza. Quando il cervello rettiliano si attiva massivamente, la nostra capacità di pensare razionalmente si riduce drasticamente.

Cervello Rettiliano e pedagogia

Il Cervello Rettiliano, con la sua potenza arcaica e primitiva, partecipa attivamente anche all’educazione e ai processi di apprendimento. Consideriamo infatti che un bambino o un adulto che si senta in qualche modo minacciato attiva fortemente il Cervello Rettiliano, rendendo difficile se non addirittura impossibile un buon apprendimento cognitivo. Ecco perché è così importante che l’ambito educativo e pedagogico sia caratterizzato da ambienti sicuri e accoglienti, perché contesti caotici, imprevedibili o minacciosi rischiano di bloccare letteralmente l’accesso alle funzioni superiori del cervello.

Il Cervello Limbico: la terra di mezzo delle emozioni

Al secondo posto evolutivo della storia e architettura del nostro cervello troviamo il Cervello Limbico Emotivo, sviluppatosi tra i 300 e i 200 milioni di anni fa, con i primi mammiferi. Include strutture come l’amigdala, l’ippocampo, il talamo e l’ipotalamo.

Funzioni del Cervello Limbico

Il Cervello Limbico è responsabile di diverse funzioni fondamentali, come:

  • la gestione dei cicli sonno-veglia, fame, sete e desiderio sessuale
  • l’elaborazione delle emozioni, da parte dell’amigdala, in particolare della paura, e la creazione di associazioni emotive con le esperienze
  • la formazione della memoria a lungo termine e l’apprendimento, grazie all’ippocampo
  • la regolazione del sistema endocrino e ormonale, grazie all’ipotalamo

Il sistema limbico è la sede delle nostre emozioni, motivazioni e relazioni sociali. Qui si formano i legami affettivi e si memorizzano le esperienze cariche emotivamente. Questo sistema valuta costantemente: “Questo mi piace o mi minaccia? Mi avvicino o mi allontano?”. È anche il centro della nostra memoria autobiografica, quella che dà senso e continuità alla nostra identità.

Cervello Limbico e pedagogia

L’apprendimento è profondamente legato alle emozioni, perché le informazioni associate a stati emotivi positivi vengono memorizzate in modo più semplice e duraturo. Per questo motivo, la motivazione intrinseca, la curiosità e il senso di appartenenza sono fondamentali per l’apprendimento efficace. Un insegnante che riesce a creare un ambiente emotivamente positivo facilita enormemente il processo di memorizzazione e comprensione. Al contrario, lo stress cronico e l’ansia possono ostacolare il funzionamento dell’ippocampo e compromettere la capacità di apprendere.

Il Cervello Corticale: la sede della razionalità

La parte del nostro cervello che si è sviluppata più recentemente è la neocorteccia o il Cervello Corticale Razionale che è particolarmente sviluppato negli esseri umani e ci permette di esplorare e comprendere il mondo esteriore e interiore.

Funzioni del Cervello Corticale

Il Cervello Corticale Razionale assicura diverse funzioni fondamentali e specifiche della nostra specie:

  • I lobi frontali gestiscono le funzioni esecutive: pianificazione, decisione, controllo degli impulsi, ragionamento astratto
  • I lobi parietali elaborano le informazioni sensoriali e spaziali
  • I lobi temporali processano il linguaggio e la memoria semantica
  • I lobi occipitali gestiscono la visione
  • La corteccia prefrontale è responsabile della personalità, del giudizio morale e dell’autoregolazione

Nel Cervello Corticale Razionale risiede ciò che più consideriamo “umano”, come la capacità di pensiero astratto, il linguaggio complesso, la creatività, l’immaginazione, l’empatia, la coscienza di sé. La neocorteccia ci permette di riflettere sulle nostre emozioni, prefigurare il futuro, comprendere concetti complessi e modificare i nostri comportamenti istintivi attraverso la volontà e l’orientamento ai nostri migliori obiettivi. È la sede del nostro io razionale e della nostra capacità di auto-osservazione e autoregolazione.

Cervello Corticale e pedagogia

Lo sviluppo della corteccia prefrontale continua fino ai 25-30 anni, con una gradualità che spiega perché bambini e adolescenti possono avere difficoltà nel controllo degli impulsi, nella pianificazione a lungo termine e nella valutazione delle conseguenze del comportamento. L’educazione è chiamata a stimolare progressivamente le funzioni esecutive attraverso attività che richiedano problem solving, pensiero critico, riflessione e autoregolazione. Insegnare strategie di metacognizione ed auto-osservazione aiuta gli studenti a diventare sempre più consapevoli dei propri processi mentali.

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Il benessere come integrazione

La vera “magia” dell’essere umano non risiede in un uno solo di questi cervelli, neanche quello più evoluto corticale. L’eccessiva dominanza di una parte può invece inibire l’equilibrio psicofisico:

  • Una dominanza rettiliana può indurre stati di allerta e ansia cronica, comportamenti compulsivi o ipervigilanza, perché la persona vive in “modalità sopravvivenza” costante.
  • Una dominanza limbica potrebbe portare a un’eccessiva reattività emotiva, con decisioni impulsive basate solo su “mi piace/non mi piace” del momento, con una difficoltà a regolare le emozioni.
  • Una dominanza corticale infine potrebbe condurre a una razionalizzazione eccessiva, a una disconnessione dalle emozioni e dai bisogni del proprio corpo, con paralisi decisionale da overthinking.

Il vero benessere nasce piuttosto nell’integrazione armoniosa tra i tre cervelli e dall’allineamento tra istinti, emozioni e pensieri, che naturalmente richiede un coinvolgimento profondo dell’evoluta neocorteccia, come piano privilegiato di osservazione, elaborazione e consapevolezza.

Quando i tre cervelli lavorano insieme, siamo davvero nella nostra condizione ottimale: ci sentiamo al sicuro (sul piano rettiliano), emotivamente connessi e motivati (sul piano limbico) e capaci di pensare con lucidità e orientare l’azione in modo costruttivo (sul piano corticale).

I progetti di Fondazione Patrizio Paoletti valorizzano la natura tripartita del cervello e l’integrazione delle sue fondamentali e complementari funzioni. Nei programmi di Oltre le Periferie, l’allenamento fisico e la circomotricità partecipano allo sviluppo integrato, con benefici anche a livello emotivo, relazionale e corticale. Ad AIS Assisi International School di Fondazione Patrizio Paoletti, l’educazione montessoriana e la Pedagogia per il Terzo Millennio favoriscono uno sviluppo completo del bambino, a livello sensoriale, emotivo e cognitivo. E Prefigurare il Futuro, progetto dedicato alle scuole superiori italiane, accompagna tutta la comunità educante (studenti, insegnanti, genitori e personale scolastico) verso un potenziamento delle risorse interiori, della resilienza, dell’intelligenza emotiva, capacità di autoregolazione e osservazione.

10 strategie per l’integrazione

Per favorire un’ottimale integrazione fra i nostri tre cervelli e l’allineamento fra le loro fondamentali funzioni, possiamo adottare diverse strategie e pratiche quotidiane, come:

  1. Fare movimento fisico regolare
  2. Seguire sani stili di vita, con alimentazione e sonno di qualità
  3. Dedicarsi a pratiche di respirazione consapevole
  4. Costruire piccole routine quotidiane che sostengono la serenità e il senso di sicurezza
  5. Imparare a nominalizzare le emozioni
  6. Coltivare relazioni positive e supportive
  7. Allenarsi alla gratitudine
  8. Praticare meditazione e mindfulness
  9. Imparare sempre qualcosa di nuovo e di creativo
  10. Dedicare un tempo alla riflessione e al silenzio consapevole

Queste 10 strategie vanno a rispondere ai 3 bisogni principali del Cervello Trino:

  • Sicurezza (cervello rettiliano): ambienti stabili, routine, bisogni fisici soddisfatti
  • Connessione (sistema limbico): relazioni positive, validazione emotiva, motivazione
  • Significato (neocorteccia): stimolazione intellettuale, creatività, senso di scopo

Il completo benessere nasce quando ci prendiamo cura di tutti i nostri bisogni evolutivi, per vivere pienamente, in maniera efficace e prospera.

Comprendere e valorizzare il Cervello Trino significa applicare uno sguardo olistico e integrato alla nostra natura e alla nostra vita, costruendo ogni giorno, insieme, una salute globale, che supera il semplice concetto di assenza di malattia e indica invece uno stato di completo benessere: fisico, mentale, emotivo, sociale ed esistenziale. La mission di Fondazione Patrizio Paoletti è proprio costruire e diffondere una salute globale, nel mondo esterno e interno, dalla persona alla comunità e viceversa, in tutte le fasce d’età, per costituire comunità sempre più sane, coese e anche felici.


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Bibliografia
  • Goldberg, E. (2001). The executive brain: Frontal lobes and the civilized mind. Oxford University Press, USA.
  • Goleman, D. (2005). Emotional intelligence: Why it can matter more than IQ. Bantam.
  • LeDoux, J. E. (1996). The emotional brain: The mysterious underpinnings of emotional life. Simon and Schuster.
  • MacLean, P. D. (1985). Brain evolution relating to family, play, and the separation call. Archives of general psychiatry42(4), 405-417.
  • MacLean, P. D. (1990). The triune brain in evolution: Role in paleocerebral functions. Springer Science & Business Media.
  • Paoletti, P. (2008). Crescere nell’eccellenza. Armando Editore.
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