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La noia: istruzioni per l’uso

E il ruolo positivo delle emozioni negative

Si avvicinano le festività e, con esse, la libertà di qualche giorno in più senza sveglia o con lunghe ore da godere insieme ai bambini. La gioia cresce (a volte insieme ad aspettative e ansie da prestazione) e un piccolo minaccioso ritornello è dietro l’angolo della giornata in famiglia: “Mi annoio”. C’è un modo giusto per rispondere alla noia dei bambini?

L’horror vacui nelle agende dei genitori

L’horror vacui descrive quel rifiuto o “paura” del vuoto che ci porta a riempire tutti gli spazi, per esempio su una pagina di un diario completamente ricoperta di scritte o un muro colmo di quadri. Se da un punto di vista artistico, l’horror vacui ha trovato piena e preziosa espressione in decorazioni fitte e filigrane creative, ogni tanto l’horror vacui sembra governare anche le nostre agende, di adulti e di genitori. Una giornata completamente o in gran parte libera, senza grandi impegni da rispettare, non sempre ci offre una sensazione di libertà, sollievo e leggerezza: a volte può metterci un filo di ansia, se non un senso di vertigine, senso di colpa o incompletezza.

Nel tentativo di offrire il meglio ai propri figli e cercare di strutturare nel modo più efficiente il tempo libero, i genitori possono riempire le giornate di impegni e trasferimenti per portare i bambini a qualche attività sportiva, artistica o ludica.

Se una corretta stimolazione dei bambini è essenziale per il loro sviluppo psicofisico, una sovrastimolazione può essere controproducente. Se eccessivamente stimolato da video, giochi o dispositivi elettronici, il cervello del bambino non riposa mai e richiederà sempre una continua stimolazione, in un circolo di gratificazione di dopamina. Un recente studio della George Mason University testimonia, invece, come una stimolazione adeguata e non confusionaria può far sperimentare una dilatazione temporale che permetterebbe un migliore immagazzinamento delle informazioni nella memoria, andando a ottimizzare i processi di apprendimento, essenziali nell’infanzia. Ma se il programma settimanale diventa una corsa alla stimolazione, questa “magia della dilatazione temporale” non può accadere e il bambino difficilmente entrerà nello stato di flow, di completa e benefica immersione in un’attività.

Il tempo libero di qualità

Un pomeriggio completamente libero coi figli sembra invece un prezioso ingrediente di felicità, per grandi e piccini. Uno studio del College of Nursing della Ohio State University ha evidenziato che un programma rigidamente strutturato di impegni extrascolastici non solleva i genitori dallo stress cronico. Piuttosto, il tempo libero per giocare coi propri figli sarebbe una via per affrontare meglio e più gioiosamente le responsabilità. E questo tempo libero di qualità risulterebbe anche meno correlato a problemi di salute mentale dei figli, come ansiadepressioneADHD, disturbo ossessivo compulsivo o bipolare.

Lasciare e preservare uno spazio vuoto nell’agenda potrebbe quindi essere una pratica protettiva per il benessere di tutta la famiglia, di genitori e figli, senza paura di affrontare anche la noia, che è invece preziosa per offrire la possibilità ai bambini di lasciar correre la fantasia e la creatività, in uno spazio-tempo libero.

La noia come anticamera della creatività

In questo spazio-tempo libero, il genitore può accompagnare il bambino alla scoperta dei propri talenti e passioni, condividendo piccoli progetti commisurati all’età: travestimenti, attività artistiche, movimento, lettura condivisa di un libro, ma anche piantare un albero o riordinare insieme una stanza.

La scelta dell’attività non dovrebbe essere sempre presa o proposta dall’adulto, fra un ventaglio infinito di ipotesi, per risolvere velocemente la noia e fuggirne presto i fastidi. La noia per il bambino è una preziosa finestra aperta sulle proprie emozioni e sul mondo interiore, un’occasione per conoscersi e anche per imparare a tollerare la frustrazione, a riflettere e ad autoregolarsi. Fermandosi e vivendo la noia, il bambino può sviluppare anche il problem solving e trovare soluzioni creative per sperimentare e scoprire qualcosa di nuovo. Come adulti, se vinciamo la tentazione di risolvere la noia velocemente, offriamo al bambino la possibilità di essere protagonista in questa ricerca e scelta, di trovare la propria personale via di realizzazione e di sviluppare autostima e fiducia.

Cinque antidoti alla noia

Se vediamo che il bambino ha bisogno del nostro supporto, ecco cinque piccoli antidoti alla noia, che possiamo mettere in pratica per aiutarlo a mettere in gioco tutte le risorse per una rinnovata gioia:

  1. Offriamo la nostra attenzione: quando i bambini comunicano noia, potrebbero anche sentire il bisogno della nostra semplice attenzione.
  2. Diamo un abbraccio o una carezza ai bambini, in modo da comunicare non verbalmente l’affetto e la fiducia in loro, la sicurezza che potranno trovare presto una soluzione a questo piccolo disagio transitorio.
  3. Proponiamo un’attività condivisa, come riordinare una stanza o cucinare insieme.
  4. Suggeriamo un gioco che possa essere sviluppato autonomamente, come un disegno, una poesia o una costruzione: il gioco è il lavoro del bambino e, in casa, adulti e bambini possono “lavorare” parallelamente.
  5. Offriamo la nostra supervisione periodica al gioco: anche se continuiamo le nostre attività, restiamo in vicinanza del bambino, in modo che possa consultarci e mostrarci l’avanzamento del suo lavoro.

La noia degli adulti

Abbiamo visto come la scienza inviti i genitori a non intrattenere costantemente i figli, con qualche dispositivo o attività, per lasciare loro, invece, lo spazio creativo della noia e dell’esplorazione. Parallelamente, gli adulti devono imparare per primi a stare nella noia, diventando esempio concreto di consapevolezza, senza fuggire per esempio in uno scrolling infinito, che riempie il tempo, col rischio di lasciarci un senso di vuoto. L’iperconnessione è pericolosa anche per i genitori e per la qualità delle relazioni in famiglia.

La noia è un’emozione che comunica che un cambiamento è necessario per la soddisfazione e la gioia, ad adulti e bambini. Non ascoltare la noia significa rimandare il primo passo verso la felicità.

 



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Il ruolo positivo delle emozioni negative

La noia è una di quelle emozioni che siamo tentati di giudicare come “negative”, perché scomode o spiacevoli, ma che in realtà hanno importanti funzioni evolutive e adattive. Resistere a un’emozione spiacevole, cercando di contrastarla o sopprimerla, tende piuttosto a rafforzarne la forza, l’impatto o la durata, aumentando di fatto il disagio ad essa correlato. Il rischio è ritrovarci ansiosi al solo pensiero di provare ansia o arrabbiati perché sperimentiamo rabbia, in un circolo vizioso che moltiplica l’emozione, senza veramente rispondervi. Oppure, nel tentativo di fuggire l’emozione “negativa”, si può finire per agirla in modo reattivo, trasferendo per esempio la nostra rabbia su un oggetto ma, anche qui, senza veramente rispondere all’emozione.

Per rispondere adeguatamente all’emozione, bisogna essere consapevoli che tutte le emozioni sono utili, comprese quelle negative, perché portano con sé informazioni sul mondo interiore ed esteriore, messaggi e un appello all’azione. La rabbia e l’ansia, per esempio, possono comunicarci la necessità di proteggerci o di mettere in campo maggiori energie per far fronte a qualche pericolo. La tristezza può ricordarci la necessità di prenderci del tempo per adattarci a una nuova situazione. In generale, le emozioni comunicano il cambiamento. L’etimologia stessa del termine nasce da e-movere, nel significato di “muovere fuori”: le emozioni ci chiamano a muoverci fuori da uno stato psicofisico per andare in un altro, al fine di adattarci meglio all’ambiente.

Conoscere le emozioni

Fondamentale per un pieno sviluppo cognitivo e relazionale risulta l’autoregolazione delle emozioni, che comprende la capacità di modulare l’impatto di un’emozione, anche attraverso la sua decodifica, ossia la comprensione del messaggio vitale e positivo che porta in dote. Questo processo riesce ad allineare la componente fisiologica, fisica e istintiva dell’emozione con la sua traduzione cognitiva, portando equilibrio e connessione fra corpo, cuore e cervello.

Centrale è quindi educarci ed educare i più piccoli a conoscere e riconoscere tutte le emozioni, dare loro un nome e comprenderne la finalità evolutiva. Per favorire l’alfabetizzazione emotiva, Fondazione Patrizio Paoletti ha creato quest’anno una collana dedicata interamente alle emozioni, in tutte le fasce d’età, comprensiva di EduKit e videolezioni gratuite. Conoscere le emozioni è un passo centrale per il nostro sviluppo integrato e la nostra felicità, durante tutto l’arco della vita, nonché un ingrediente essenziale per una salute globale.

 


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Bibliografia
  • Ma, A. C., Cameron, A. D., & Wiener, M. (2024). Memorability shapes perceived time (and vice
    versa). Nature Human Behaviour, 1-13
Sitografia
  • https://nursing.osu.edu/sites/default/files/2024-05/OCWO_ParentalBurnout_3674200_Report_2024Update_FINAL_2.pdf
  • https://childmind.org/article/the-benefits-of-boredom/
  • https://www.centrointerapia.it/la-noia-unalleata-nello-sviluppo-del-bambino/
  • https://percorsiformativi06.it/come-gestire-la-noia-nei-bambini-tre-suggerimenti-per-i-genitori/
  • https://thewellbeingthesis.org.uk/managing-adversity/working-with-negative-emotions
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