La noia: istruzioni per l’uso
E il ruolo positivo delle emozioni negative
Si avvicinano le festività e, con esse, la libertà di qualche giorno in più senza sveglia o con lunghe ore da godere insieme ai bambini. La gioia cresce (a volte insieme ad aspettative e ansie da prestazione) e un piccolo minaccioso ritornello è dietro l’angolo della giornata in famiglia: “Mi annoio”. C’è un modo giusto per rispondere alla noia dei bambini?
L’horror vacui nelle agende dei genitori
Nel tentativo di offrire il meglio ai propri figli e cercare di strutturare nel modo più efficiente il tempo libero, i genitori possono riempire le giornate di impegni e trasferimenti per portare i bambini a qualche attività sportiva, artistica o ludica.
Se una corretta stimolazione dei bambini è essenziale per il loro sviluppo psicofisico, una sovrastimolazione può essere controproducente. Se eccessivamente stimolato da video, giochi o dispositivi elettronici, il cervello del bambino non riposa mai e richiederà sempre una continua stimolazione, in un circolo di gratificazione di dopamina. Un recente studio della George Mason University testimonia, invece, come una stimolazione adeguata e non confusionaria può far sperimentare una dilatazione temporale che permetterebbe un migliore immagazzinamento delle informazioni nella memoria, andando a ottimizzare i processi di apprendimento, essenziali nell’infanzia. Ma se il programma settimanale diventa una corsa alla stimolazione, questa “magia della dilatazione temporale” non può accadere e il bambino difficilmente entrerà nello stato di flow, di completa e benefica immersione in un’attività.
Il tempo libero di qualità
Lasciare e preservare uno spazio vuoto nell’agenda potrebbe quindi essere una pratica protettiva per il benessere di tutta la famiglia, di genitori e figli, senza paura di affrontare anche la noia, che è invece preziosa per offrire la possibilità ai bambini di lasciar correre la fantasia e la creatività, in uno spazio-tempo libero.
La noia come anticamera della creatività
La scelta dell’attività non dovrebbe essere sempre presa o proposta dall’adulto, fra un ventaglio infinito di ipotesi, per risolvere velocemente la noia e fuggirne presto i fastidi. La noia per il bambino è una preziosa finestra aperta sulle proprie emozioni e sul mondo interiore, un’occasione per conoscersi e anche per imparare a tollerare la frustrazione, a riflettere e ad autoregolarsi. Fermandosi e vivendo la noia, il bambino può sviluppare anche il problem solving e trovare soluzioni creative per sperimentare e scoprire qualcosa di nuovo. Come adulti, se vinciamo la tentazione di risolvere la noia velocemente, offriamo al bambino la possibilità di essere protagonista in questa ricerca e scelta, di trovare la propria personale via di realizzazione e di sviluppare autostima e fiducia.
Cinque antidoti alla noia
- Offriamo la nostra attenzione: quando i bambini comunicano noia, potrebbero anche sentire il bisogno della nostra semplice attenzione.
- Diamo un abbraccio o una carezza ai bambini, in modo da comunicare non verbalmente l’affetto e la fiducia in loro, la sicurezza che potranno trovare presto una soluzione a questo piccolo disagio transitorio.
- Proponiamo un’attività condivisa, come riordinare una stanza o cucinare insieme.
- Suggeriamo un gioco che possa essere sviluppato autonomamente, come un disegno, una poesia o una costruzione: il gioco è il lavoro del bambino e, in casa, adulti e bambini possono “lavorare” parallelamente.
- Offriamo la nostra supervisione periodica al gioco: anche se continuiamo le nostre attività, restiamo in vicinanza del bambino, in modo che possa consultarci e mostrarci l’avanzamento del suo lavoro.
La noia degli adulti
La noia è un’emozione che comunica che un cambiamento è necessario per la soddisfazione e la gioia, ad adulti e bambini. Non ascoltare la noia significa rimandare il primo passo verso la felicità.
L'età adulta
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Il ruolo positivo delle emozioni negative
Per rispondere adeguatamente all’emozione, bisogna essere consapevoli che tutte le emozioni sono utili, comprese quelle negative, perché portano con sé informazioni sul mondo interiore ed esteriore, messaggi e un appello all’azione. La rabbia e l’ansia, per esempio, possono comunicarci la necessità di proteggerci o di mettere in campo maggiori energie per far fronte a qualche pericolo. La tristezza può ricordarci la necessità di prenderci del tempo per adattarci a una nuova situazione. In generale, le emozioni comunicano il cambiamento. L’etimologia stessa del termine nasce da e-movere, nel significato di “muovere fuori”: le emozioni ci chiamano a muoverci fuori da uno stato psicofisico per andare in un altro, al fine di adattarci meglio all’ambiente.
Conoscere le emozioni
Centrale è quindi educarci ed educare i più piccoli a conoscere e riconoscere tutte le emozioni, dare loro un nome e comprenderne la finalità evolutiva. Per favorire l’alfabetizzazione emotiva, Fondazione Patrizio Paoletti ha creato quest’anno una collana dedicata interamente alle emozioni, in tutte le fasce d’età, comprensiva di EduKit e videolezioni gratuite. Conoscere le emozioni è un passo centrale per il nostro sviluppo integrato e la nostra felicità, durante tutto l’arco della vita, nonché un ingrediente essenziale per una salute globale.
- Ma, A. C., Cameron, A. D., & Wiener, M. (2024). Memorability shapes perceived time (and vice
versa). Nature Human Behaviour, 1-13
- https://nursing.osu.edu/sites/default/files/2024-05/OCWO_ParentalBurnout_3674200_Report_2024Update_FINAL_2.pdf
- https://childmind.org/article/the-benefits-of-boredom/
- https://www.centrointerapia.it/la-noia-unalleata-nello-sviluppo-del-bambino/
- https://percorsiformativi06.it/come-gestire-la-noia-nei-bambini-tre-suggerimenti-per-i-genitori/
- https://thewellbeingthesis.org.uk/managing-adversity/working-with-negative-emotions
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