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Prevenire il suicidio in carcere

Prevenire il suicidio in carcere: come scommettere sulla vita?

Umanizzazione, educazione e salute per la comunità carceraria

Nel corso del 2024, nel nostro Paese ci sono stati 91 suicidi in carcere, superando il picco di 85 casi nel 2022 e diventando, di fatto, l’anno con più suicidi fra i detenuti di sempre. Quando il senso di fallimento e l’intollerabilità della detenzione portano a scegliere la morte, è la stessa vocazione riabilitativa del carcere a fallire. La luce della speranza deve invece restare accesa nelle case circondariali, in primo luogo alimentata dalla riflessione sul mondo penitenziario e sul suo scopo, puntando sull’umanizzazione e sull’educazione.

Il nuovo rapporto “Senza respiro”

Prevenire il suicidio in carcereIl nuovo rapporto 2025 di Antigone, associazione che si occupa delle condizioni dei detenuti, con particolare attenzione ai loro diritti e salute, testimonia una profonda emergenza sanitaria e sociale nelle carceri italiane. Preoccupa in particolar modo l’aumento dei suicidi, che ha raggiunto il massimo storico nel 2024 con 91 suicidi e un tasso di 14,8 casi ogni 10.000 persone detenute, che addirittura si raddoppia fra i detenuti di origine straniera, arrivando a 21,2 casi ogni 10.000 persone. La situazione è grave anche in relazione alla media europea, che raggiunge i 7,2 casi ogni 10.000 persone.

La gravità del dato italiano diventa ulteriormente evidente se comparato con l’incidenza dei suicidi fuori dal carcere che, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nel 2021 era di 0,59 persone su 10.000 abitanti. Dal confronto, emerge che in carcere si arriva al suicidio 25 volte di più che fuori.

Il XXI Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione è stato denominato “Senza Respiro”, per sottolineare in particolare il dramma del sovraffollamento e della mancanza delle risorse, che lascia detenuti, ma anche operatori “senza respiro”, in un carcere che appare sempre più malato, con aumento dei suicidi ma anche dei decessi per cause naturali, da accertare o per omicidio.

Il report dell’OMS

Nel 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un report sulla salute mentale nelle carceri europee. Stress, isolamento, depressione, stigma, violenza, precarie condizioni igienico-sanitarie e un difficile accesso alle cure sono stati correlati a un’alta prevalenza di disturbi mentali (32,8%).

Il disagio tende a trasformarsi in abuso di psicofarmaci, in particolare antipsicotici, usati anche a scopo sedativo. Dal report emerge che la prima causa di morte resta quella per suicidio.

Spazio per l’umanizzazione del circuito carcerario

La migliore prevenzione del suicidio in carcere passa necessariamente per l’umanizzazione del circuito carcerario. Prendersi cura delle persone passa per esempio per la cura degli spazi, alla luce della neuro-architettura e della relazione tra ambiente e benessere interiore. Il nuovo rapporto Antigone sottolinea la piaga del sovraffollamento, dovuto alla crescita del numero dei detenuti e alla parallela diminuzione dei posti disponibili, che è responsabile di un sovraffollamento medio del 133%, con situazioni molto oltre il limite, come celle che non riescono a garantire nemmeno 3 metri quadri calpestabili a persona, o prive di riscaldamento o acqua calda.

Ma il sovraffollamento nelle carceri deve essere l’occasione per riformarle nell’ottica dell’architettura, oltre che dell’edilizia penitenziaria. La logica della sicurezza deve infatti sempre accompagnarsi a quella riabilitativa di ambiente educante, rispondendo ai bisogni fisiologici, psicologici e relazionali dei detenuti. Lo spazio non è solo un contenitore, ma partecipa ai processi cognitivi, favorendo armonia e sostenibilità.

L’educazione e la salute della comunità carceraria

Oltre alla dimensione spaziale, anche quella del tempo gioca un ruolo nel benessere. I giorni in carcere tendono a scorrere lenti. Si riempiono di ricordi, inizialmente, per poi rischiare di svuotarsi, nella ciclicità schematica di una routine meccanica. Nella deformazione temporale, ogni pena può sembrare un ergastolo.

Il tempo in carcere è, invece, prezioso per l’apprendimento e l’educazione in particolare delle risorse interiori. Fondamentali sono i percorsi per migliorare autoefficacia, consapevolezza e regolazione emotiva. Fondazione Patrizio Paoletti diffonde interventi neuropsico-pedagogici per potenziare la resilienza dei detenuti e di tutta la comunità carceraria, che necessita infatti di supporto, compreso il personale educativo, impegnato in prima linea nell’iter penitenziario. Tutti i protagonisti della sfida riabilitativa, detenuti, famigliari e operatori, necessitano di riscoprirsi vicendevolmente come essenziali.

È sempre insieme che si riparte, onorando la dignità e il valore imprescindibile della persona, dei talenti, delle risorse positive interiori e delle relazioni.

Prefigurare il Futuro e il silenzio consapevole

La salute mentale si costruisce anche col silenzio consapevole, la cui pratica apporta importanti benefici psicofisici. Il training basato sul silenzio in carcere potenzia le capacità di coping, gestione delle emozioni e pianificazione del futuro. La consapevolezza di poter determinare il futuro e la capacità di prefigurarlo e sognarlo contribuisce a dare un senso all’esperienza detentiva. Il progetto Prefigurare il futuro di Fondazione Patrizio Paoletti aiuta a vivere il presente come un’opportunità di riscrittura continua, verso nuove e migliori versioni di sé.

Il carcere non deve essere il luogo dove perdere la vita, ma quello dove scommettere sulla vita, su una nuova vita, sulla riparazione e sul futuro. Proprio oggi è il tempo per prefigurare il futuro, per sostenere l’educazione, che riduce le strade che vanno in carcere e ne costruisce infinite per viverci e uscirne migliori.

    Non temere mai di chiedere aiuto!
    Tutti i contenuti di divulgazione scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti sono elaborati dalla nostra équipe interdisciplinare e non sostituiscono in alcun modo un intervento medico specialistico. Se pensi che tu o qualcuno a te vicino abbia bisogno dell'aiuto di un professionista della salute mentale, non esitare a rivolgerti ai centri territoriali e agli specialisti.


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Bibliografia
  • Fine pillola mai (2023). Altreconomia.
  • World Health Organization (2023). Status report on prison health in the WHO European Region 2022 https://www.who.int/europe/publications/i/item/9789289058674
  • Grimolizzi, G. (2024). Per avere carceri più umane c’è bisogno dell’architettura e non dell’edilizia penitenziaria. www.ristretti.org
  • Foa, V. (1949). Psicologia carceraria. Il Ponte – Rivista di politica economia e cultura fondata da Piero Calamandrei, anno V, n. 3.

Immagini
  • https://www.open.online/2025/05/29/carceri-sovraffollamento-suicidi-record-detenuti-minori-report-antigone/
  • https://www.rapportoantigone.it/
  • http://www.ristretti.it/areestudio/disagio/ricerca/
  • https://www.iss.it/-/giornata-per-la-prevenzione-del-suicidio-nel-mondo-circa700mila-morti-in-italia-oltre-7mila-nel-biennio-2020-2021#:~:text=In%20Italia%2C%20secondo%20l’elaborazione,queste%2C%20gli%20uomini%20rappresentano%20il

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