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Malattie neurodegenerative e stili di vita

Fattori protettivi e buone relazioni, per prendersi cura della salute del cervello

Secondo i dati del Global Action Plan 2017-2025, prodotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i casi di demenza sono destinati ad aumentare a livello globale. Nel 2015 le patologie cerebrali hanno colpito 47 milioni di persone nel mondo. Entro il 2030 è previsto un aumento dei casi a 75 milioni e a 132 milioni entro il 2050. A fronte di un panorama di questo genere, la prevenzione diventa essenziale e costituisce una responsabilità sia collettiva che individuale.

Quattro azioni per prevenire le malattie neurodegenerative

La prevenzione delle patologie neurodegenerative passa attraverso la cura e il potenziamento di vari aspetti come il benessere fisico, cognitivo e sociale dell’individuo. La Lancet Commission on Dementia Prevention ha individuato un insieme di fattori sui quali ogni persona può agire per prevenire le patologie neurologiche. Tra questi elementi fondamentali, figurano:

  • Istruzione: molti studi affermano che livelli elevati di istruzione possono ridurre il rischio di demenza, incrementando la riserva cognitiva. Questa è la capacità del cervello di compensare o contrastare, utilizzando strategie cognitive acquisite, il declino mentale dovuto all’avanzare dell’età ed eventuali danni cerebrali subiti. Questa riserva è una risorsa che deve essere coltivata e sviluppata fin dall’infanzia attraverso lo studio, la lettura, le attività culturali e sportive.
  • Attività fisica regolare: l’esercizio fisico è associato a un pericolo minore di sviluppare patologie a carico del cervello. Mantenersi in forma, inoltre, può contribuire a tenere sotto controllo l’ipertensione, fattore di per sé rischioso per l’insorgenza delle malattie cerebrali.
  • Alimentazione equilibrata: la dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, legumi, cereali e povera di grassi saturi, ha un effetto preventivo per le malattie neurodegenerative. Un’alimentazione di questo tipo, inoltre, aiuta a mantenere il peso forma, scongiurando il rischio di obesità, ulteriore minaccia riguardo la comparsa della patologia.
  • Meno stress: studi epidemiologici sostengono come l’esposizione allo stress aumenti il pericolo di demenza. È quindi necessario dedicare del tempo ad attività utili a diminuirne il carico come, ad esempio, l’esercizio fisico e le tecniche di rilassamento e la meditazione. È fondamentale anche non trascurare mai la qualità del sonno.

 


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Relazioni sociali: perché sono importanti

La prevenzione non abbraccia solo il benessere fisico. Altrettanto importante è la tutela della dimensione psicologica ed emotiva della persona, in cui le relazioni con gli altri assumono un ruolo di primo piano. Una ricerca dell’Università dello Utah ha messo in luce come una vita sociale attiva possa aiutare a prevenire lo sviluppo della demenza. Stare a contatto con altre persone rallenta il declino cognitivo. Non solo: permette di invertire il processo quando la malattia è già in atto, migliorando le funzioni cerebrali. Incontrare amici, frequentare con regolarità gruppi religiosi o fare volontariato possono favorire la stabilizzazione della memoria e di altre funzioni cognitive.

Proteggere la dimensione affettiva

Costruire rapporti duraturi e profondi è essenziale anche per proteggere la propria dimensione affettiva. Chi soffre di una malattia neurodegenerativa conserva, invero, il proprio universo emotivo, avvertendo sia le proprie emozioni che quelle degli altri. Nel caso in cui la malattia dovesse sopraggiungere, i rapporti costruiti precedentemente permettono di continuare a provare sentimenti, conservando una parte essenziale della propria vita. Nel caso dell’Alzheimer spesso il malato non riesce a ricordare il volto o il nome della persona cara. Eppure, è stato osservato che permane comunque in lui la memoria del sentimento nutrito per il familiare. Joseph LeDoux, neuroscienziato e direttore del Center for the Neuroscience of Fear di New York, ha studiato il funzionamento del sistema limbico rispetto agli stati emozionali. Le sue ricerche sostengono e spiegano la possibilità di conservare il ricordo del sentimento anche in caso di demenza.

Malattie neurodegenerative: la memoria dei sentimenti continua a vivere

Secondo LeDoux la memoria delle esperienze emotive può imboccare due vie: quella consapevole, in cui il ricordo viene archiviato nella corteccia cerebrale, o quella implicita. In quest’ultimo caso, i ricordi vengono immagazzinati in una zona più profonda del cervello, il sistema limbico, probabilmente l’ultimo ad essere compromesso dalla patologia. Questo spiegherebbe la persistenza del ricordo, benché inconsapevole, del sentimento provato. Anche se le facoltà mentali sono gravemente compromesse, il malato resta in grado di discernere tra coloro coi quali condivide un sentimento autentico e chi semplicemente si prende cura di lui. Prevenire e prendersi cura della demenza significa anche proteggere il benessere psicosociale del malato e dei caregiver. La fondamentale componente affettiva e relazionale ci ricorda la necessità di migliorare la qualità della vita in tutti i suoi aspetti, preservando la nostra salute globale. La prevenzione è prendersi cura, non solo del corpo, ma anche del nostro mondo emotivo, nutrendolo di pienezza, senso e significato, a tutte le età.

 


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Bibliografia
  • LeDoux, J. E., & Coyaud, S. (2003). Il cervello emotivo: alle origini delle emozioni. Baldini Castoldi Dalai.
Sitografia
  • https://www.salute.gov.it/portale/demenze/dettaglioContenutiDemenze.jsp?lingua=italiano&id=2402&area=demenze&menu=vuoto
  • https://www.thelancet.com/journals/lanepe/article/PIIS2666-7762(22)00272-1/fulltext
  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38315471/.
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