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Vincere il buio del suicidio

Connessione, ascolto, risorse e prefigurazione

Riflettere sul suicidio è complesso e doloroso. Ogni parola ha un impatto specifico, soprattutto quando a togliersi la vita è solo un ragazzo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita i media a trattare con cura e delicata consapevolezza questo tema così difficile. L’OMS chiede di non indugiare sui particolari delle modalità, luoghi o dettagli, rispettando la privacy, la sofferenza e il valore della vita, in un’ottica di prevenzione in senso comunicativo, come sensibilizzazione finalizzata alla diminuzione dei fattori di rischio e implementazione dei fattori di protezione per arginare questo drammatico fenomeno. Ricorderemo qui allora, solamente, che Leonardo, che si è tolto la vita a Senigallia, aveva solo 15 anni. E la ragazza che ha preso la stessa estrema decisione a Montagnana, nel Padovano, pochi giorni prima, ne aveva soltanto 16. Lasciano entrambi una voragine negli affetti e una ferita profondissima nelle famiglie, amici e comunità. Riflettere in modo autentico sulla gravità di un fenomeno pericolosamente in aumento significa accettare di leggervi il sintomo di una società che necessita di cambiare e di prendersi realmente cura di se stessa, per salvare la vita e il futuro.

Consapevolezza sul suicidio

Le indagini sui due recenti casi di suicidio minorile testimoniano la gravità e la diffusione del disagio psicologico fra i giovani. In Europa, si stima che circa 9 milioni di adolescenti (tra i 10 e i 19 anni) convivano con problemi di salute mentale, soprattutto depressione e ansia. E il suicidio è la seconda causa di morte tra i ragazzi fra i 15 e 19 anni, nell’Unione Europea. Seppure fondamentale, la consapevolezza sulla gravità e diffusione del disagio giovanile non è più sufficiente. È necessaria un’azione condivisa per invertire la rotta, accettando di metterci tutti in discussione, come educatori, insegnanti, genitori e adulti, partendo dall’impegno a fortificare le risorse e dalla narrativa che decidiamo di portare avanti sulla vita.

Un sintomo della società

Di fronte alla disperazione di questi gesti estremi e così prematuri, ognuno di noi adulti dovrebbe fermarsi a ricordare i suoi 15 o 16 anni. Se in quel momento avessimo deciso di terminare il nostro percorso di vita, quanto sarebbe andato perduto di ciò che abbiamo fatto dopo? Quante amicizie, amori, figli, nipoti, supporto per il prossimo, progetti, gioie, scoperte ci saremmo preclusi e avremmo privato i nostri affetti e tutta la società? La verità è che il suicidio di chiunque impone una riflessione urgente, personale e critica di tutti, poiché è il sintomo chiaro di una società che soffre profondamente.

La campana che richiama a un funerale suona sempre per tutta la comunità, come suggeriva il poeta inglese John Donne nella sua Nessun uomo è un’isola. L’interdipendenza profonda fra le persone, nella vita e nella morte, emerge dai celebri ultimi versi: “La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”. E, se la fine è scelta deliberatamente, quella campana è anche un forte monito a cambiare con urgenza. Di fronte a una società e una gioventù fragile, una rete di ascolto pronto e proattivo è fondamentale, per intercettare i segnali del disagio. Altrettanto essenziale è fortificare le risorse emotive e cognitive per far fronte alle difficoltà, proteggendo la speranza e la disponibilità a scommettere sul futuro.

 


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Resilienza e prefigurazione del futuro

Il suicidio è qualcosa di diverso dall’arrendersi alle difficoltà. Un’accettazione flessibile alle sfide della vita può addirittura far spazio al germoglio della resilienza, che ci aiuta ad attraversare le difficoltà, senza resistervi in modo rigido e uscendone rafforzati. Il suicidio è più una rinuncia al futuro e un buio che ingoia qualsiasi speranza possibile sull’esistenza. Non è solo un giudizio negativo sul momento presente, su un qui ed ora doloroso, ma è un giudizio definitivo sul futuro, che viene spogliato di ogni possibilità di redenzione, miglioramento, risanamento. Urgente è, dunque, l’obbligo per tutti di salvare l’immagine del futuro, con la sua dote di speranza, la possibilità di un cambiamento, di una gioia dietro l’angolo della crisi.

È necessario diffondere l’arte della prefigurazione del futuro in modo capillare a tutti gli adolescenti, perché imparino a immaginare e creare il domani, andando oltre l’ostacolo del presente, con un ottimismo realistico, che coniughi direzione del cuore e progettazione della mente. Ma, per aiutarli ad approcciarsi al futuro dandogli una possibilità di sorprenderli positivamente, dobbiamo noi per primi, come adulti, parlare del futuro e affrontarlo in modo propositivo e proattivo. Siamo noi, infatti, a offrire un esempio ai nostri ragazzi, con le nostre parole, pensieri e comportamenti. Perché nessuno è un’isola, come scriveva John Donne, ma ognuno è un educatore.

Noi per primi siamo chiamati a incarnare e diffondere valori come l’impegno, la buona volontà, l’ottimismo realistico, la sostenibilità, la centralità degli affetti, la resilienza. Dobbiamo uscire dal sonnambulismo emotivo dell’iperconnessione, tecnoferenza e freddezza impermeabile dell’insensibilità acquisita. Così riusciremo di più a coinvolgere in un circolo virtuoso di pensieri, emozioni e azioni anche gli adolescenti, che hanno capacità cognitive, emotive e relazionali ancora in fase di sviluppo e necessitano di un accompagnamento consapevole e di qualità all’età adulta.

Risorse di adulti e adolescenti

Le risorse importanti e ricchissime degli adolescenti hanno bisogno di essere coltivate con interventi psicopedagogici e didattici che coinvolgano la scuola e le famiglie e da una società di adulti che, per prima, faccia della speranza e proattività concreta delle regole di vita. Ognuno di noi può cominciare da un piccolo cambiamento: che sia un gesto di supporto per la comunità, un nuovo modo più positivo di interfacciarsi con i colleghi, una modalità più costruttiva o rispettosa di relazionarsi sui social.

Impegniamoci ora a migliorare la nostra alfabetizzazione emotiva, le nostre competenze relazionali e la capacità di ascolto e prefigurazione. Mettiamoci in discussione tutti, oggi, orientandoci su una strada evolutiva di miglioramento. Facciamolo anche in ricordo di Leonardo, perché la sua voce parla a ognuno di noi. E non è un modo per suddividerci le colpe o, ancora peggio, farsi abbattere dal senso di colpa: è, piuttosto, una questione di responsabilità, ossia la capacità e la volontà di rispondere.

Chiedere aiuto

L’obiettivo è vincere la disperazione che toglie la speranza del futuro, ricordando che c’è sempre un’altra via, per cambiare e ricominciare la nostra vita. Possiamo fare affidamento al numero di telefono 112 per chiedere un supporto immediato, in tutta l’Unione Europea e in qualsiasi momento. È sempre utile parlare del disagio psicologico anche col medico di base, professionisti di salute mentale, insegnanti, amici o familiari, per farsi supportare e per intraprendere quanto prima la giusta terapia psicologica, medica o farmacologica, e ricominciare finalmente a essere felici, seguendo le proprie inclinazioni e vocazioni preziose, uniche e irripetibili. Chiedere aiuto è un profondo atto di coraggio e al contempo un gesto che deve essere riconosciuto e valorizzato come naturale, che contribuisce ad abbattere lo stigma sul disagio psicologico e a costruire una salute globale condivisa e di interdipendenza positiva. Chiedere aiuto ci renderà anche più capaci di offrirlo e di essere persone migliori, più integre e consapevoli del tesoro della vita.

 


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

    Non temere mai di chiedere aiuto!

    Tutti i contenuti di divulgazione scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti sono elaborati dalla nostra équipe interdisciplinare e non sostituiscono in alcun modo un intervento medico specialistico. Se pensi che tu o qualcuno a te vicino abbia bisogno dell'aiuto di un professionista della salute mentale, non esitare a rivolgerti ai centri territoriali e agli specialisti.

Sitografia
  • https://www.who.int/publications/i/item/9789240076846
  • https://www.agi.it/salute/news/2024-03-06/salute-mentale-per-9-milioni-adolescenti-in-europa-25574322/
  • https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=122099
  • https://www.informafamiglie.it/valle-del-marecchia/servizi-alle-famiglie/tutela-minori/telefono-azzurro-19696
  • http://www.samaritansonlus.org/hai-bisogno-di-aiuto/il-suicidio/https://www.telefonoamico.it/
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