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Solidarietà e felicità

Il circuito di benessere per chi dona e chi riceve

Fare il bene, dedicandosi agli altri con un impegno attivo verso la comunità, il volontariato e la beneficenza, genera un circuito di felicità e soddisfazione. Attraverso il dono, chi riceve sperimenta una rinnovata speranza e la sensazione di un orizzonte e un futuro migliori, più ricchi di opportunità di crescere e realizzarsi. Ma la solidarietà fa molto bene anche a chi la offre. Sostenere una causa importante o celebrare una festa con una raccolta fondi benefica o bomboniere solidali ci rende felici. Studi scientifici ci spiegano come, approfondendo lo stretto rapporto fra solidarietà, felicità e persino longevità.

Volontariato: più felici e soddisfatti

Uno studio pubblicato sul Journal of Happiness Studies ha analizzato i sondaggi di circa 70mila persone nel Regno Unito, in merito alle abitudini di volontariato e il benessere percepito. Dai dati emerge che chi ha praticato volontariato nell’ultimo anno è più soddisfatto della vita e valuta meglio la propria salute generale. I risultati testimoniano anche che un volontariato più frequente è correlato a maggiori benefici, soprattutto in merito alla salute mentale.

Verrebbe da chiedersi se è la felicità a spingere verso il volontariato o se sia questo a renderci più felici. I ricercatori hanno quindi considerato anche i dati sul benessere precedenti alle attività di volontariato: ne emerge che il volontariato davvero ci rende gradualmente più felici, nel corso del tempo. Il circolo virtuoso, d’altra parte, si autoalimenta, poiché una maggiore felicità aumenta la disponibilità nel fare volontariato, in un circuito positivo che apporta benefici a tutti.

Beneficenza e felicità 

Uno studio del 2008, pubblicato su Science, ha indagato le emozioni correlate al dono. A ogni partecipante è stata consegnata una busta con 5 o 20 dollari, con l’indicazione casuale di spenderli per sé oppure per altri. Alla fine della giornata, chi ha speso i soldi per altre persone si è ritenuto più felice rispetto a chi li ha spesi per sé, dimostrando come il comportamento prosociale del dono migliori la nostra felicità.

Patrick Svedin, direttore dello sviluppo alla Utah State University – College of Science interpreta i risultati, in relazione a precedenti studi, che già avevano testimoniato come, quando i bisogni primari sono soddisfatti, la quantità di reddito è poco correlata alla felicità. Non importa, insomma, solamente quanti soldi abbiamo a disposizione, per essere felici. Piuttosto, è importante come li spendiamo, e puntare sulla gioia degli altri e con gli altri sembra il migliore investimento per la nostra felicità.

Ulteriori studi, effettuati tramite scansione cerebrale, hanno dimostrato una maggiore attivazione nell’area della ricompensa del cervello, quando si dona in beneficenza. Per garantire soddisfazione e coinvolgimento, l’importante è che l’atto del donare sia libero e volontario. I suoi benefici risultano anche maggiori quando soddisfa uno dei bisogni umani più profondi, come la relazionalità.

Il bene come elisir di lunga vita

Fare del bene è stato associato anche a una vita lunga, oltre che felice, grazie alla ricerca della Comunità Mondiale della Longevità, in collaborazione con il Dipartimento di Pedagogia e Psicologia dell’Università di Cagliari. Lo studio si è dedicato alle longeve comunità della Sardegna, ricche di ultranovantenni e anche centenari. Un questionario semistrutturato e alcune interviste agli anziani hanno testimoniato un ingrediente fondamentale della loro lunga vita: fare il bene. Nella lenta e paziente collezione degli anni, questo si è espresso attraverso un saldo codice morale: l’altruismo, l’affidabilità, il senso del dovere, della responsabilità e l’essere disponibili ad aiutare, anche nei momenti più difficili. Dai colloqui con gli anziani sardi è emersa la forza della motivazione, della volontà, di un senso di missione nella vita, in una cornice di profonda spiritualità. Prendersi cura di sé, degli altri e della comunità sembra essere un vero elisir di lunga vita.

Solidarietà per la salute mentale 

Se donare tempo e risorse migliora la nostra salute mentale, soddisfazione e felicità, l’atto solidale è particolarmente importante quando è volto a sostenere la salute mentale condivisa di tutta la popolazione. Stiamo assistendo, infatti, a una crisi di salute mentale senza precedenti, con un impatto profondo anche a livello economico. In Europa, i costi diretti e indiretti del disagio psichico, come la perdita di produttività di pazienti e caregiver, ammontano al 4% del PIL totale europeo, per oltre 600 miliardi di euro all’anno. Governi, istituzioni e cittadini sono quindi chiamati a fare rete e condividere programmi e strategie per proteggere la salute mentale.

Secondo il rapporto Headway – Mental Health Index 2.0, realizzato da The European House – Ambrosetti, un italiano su cinque soffre di almeno un disturbo mentale, con notevoli ripercussioni anche sull’equilibrio lavorativo, sociale, assistenziale, produttivo ed economico. Chi maggiormente patisce le sfide ed emergenze globali degli ultimi anni sono gli adolescenti, che soffrono di ansia (28%), depressione (23%), solitudine (5%), stress (5%) e paura (5%). L’esordio del loro disagio è spesso precoce e insorge, in almeno il 50% dei casi, prima dei 15 anni. A risentirne è, naturalmente, anche il rendimento scolastico, con un aumento del rischio di abbandono degli studi.


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Con Fondazione Patrizio Paoletti

Donare o fare volontariato con Fondazione Patrizio Paoletti significa essere in prima linea nella ricerca e progettualità a favore della salute mentale, coltivando al contempo, come abbiamo visto, soddisfazione e felicità per la propria vita. L’Istituto RINED di Fondazione Patrizio Paoletti porta avanti la più avanzata ricerca neuro-psicopedagogica didattica, promuovendo il dialogo interdisciplinare e l’integrazione di saperi e conoscenze, per la salute globale. Parallelamente, realizza progetti attuativi per trasferire velocemente i risultati della ricerca scientifica sul campo, per un pronto e positivo impatto sul benessere della persona, della comunità e del Pianeta.

Vista la particolare emergenza sulla salute mentale giovanile, Fondazione Patrizio Paoletti cura importanti progetti educativi per l’adolescenza, come Prefigurare il Futuro, dedicato a genitori, insegnanti, studenti e personale scolastico. Questo programma formativo è accreditato presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito ed è finalizzato a diffondere consapevolezza e strumenti pratici per affrontare al meglio le difficoltà e sviluppare risorse cognitive, emotive e comunicative, essenziali per la propria realizzazione e felicità.

La Carovana del Cuore

Proprio in questi giorni estivi è attiva la Carovana del Cuore, un altro progetto di Fondazione Patrizio Paoletti, per la sensibilizzazione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’iniziativa compie vent’anni ed è già stata premiata nel 2008 con la Medaglia d’Argento della Presidenza della Repubblica. La Carovana del Cuore consiste in 100 giorni di dialogo con le persone, per diffondere e sostenere la salute mentale giovanile, trasformandosi anche in un’esperienza unica e preziosa per gli stessi volontari, che sviluppano altruismo intelligente e competenze emotive, intrecciando nuove amicizie e consapevolezze.


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

Bibliografia
  • Anik, L., Aknin, L. B., Norton, M. I., & Dunn, E. W. (2009). Feeling good about giving: The benefits (and costs) of self-interested charitable behavior. Harvard Business School Marketing Unit Working Paper, (10-012).
  • Diener, E., Sandvik, E., Seidlitz, L., & Diener, M. (1993). The relationship between income and subjective well-being: Relative or absolute?. Social indicators research28, 195-223.
  • Dunn, E. W., Aknin, L. B., & Norton, M. I. (2008). Spending money on others promotes happiness. Science319(5870), 1687-1688.
  • Dunn, E. W., Aknin, L. B., & Norton, M. I. (2014). Prosocial spending and happiness: Using money to benefit others pays off. Current directions in psychological science23(1), 41-47.
  • Lawton, R. N., Gramatki, I., Watt, W., & Fujiwara, D. (2021). Does volunteering make us happier, or are happier people more likely to volunteer? Addressing the problem of reverse causality when estimating the wellbeing impacts of volunteering. Journal of happiness studies22(2), 599-624.
  • Park, S. Q., Kahnt, T., Dogan, A., Strang, S., Fehr, E., & Tobler, P. N. (2017). A neural link between generosity and happiness. Nature Communications8(1), 15964.
  • Thoits, P. A., & Hewitt, L. N. (2001). Volunteer work and well-being. Journal of health and social behavior, 115-131.
Sitografia
  • https://www.ambrosetti.eu/healthcare/salute-mentale/
  • https://www.angelinipharma.it/media/comunicati-stampa/rapporto-headway-sulla-salute-mentale-presentati-alla-camera-i-dati-italiani/
  • https://www.usu.edu/science/discovery/fall-2017/does-giving-make-you-happy
  • https://www.repubblica.it/italia/2024/08/20/news/centenari_sardegna_segreto_buone_azioni-423453312/
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