Skip to main content

Resilienza e neuroscienze

Buone relazioni e pratiche per recuperare e andare avanti

Una forza interiore e silenziosa, che ci viene in soccorso quando ne abbiamo bisogno per affrontare le avversità e uscire rafforzati dalle esperienze negative. La resilienza è, dal punto di vista psicologico, la capacità di adattarsi e riprendersi dalle difficoltà. Il cervello umano ha sorprendenti capacità di recupero, anche da elevati livelli di stress e da traumi gravi. La resilienza non elimina lo stress o le difficoltà, ma ci permette di affrontarle in modo efficace, riducendo l’impatto negativo sul nostro benessere mentale e fisico. Tuttavia, la resilienza rimane un concetto molto discusso e difficile da definire con esattezza. È possibile indagarlo dal punto di vista neurologico, per capire come funziona? E come possiamo applicarlo al meglio in ambito psicopedagogico, per aiutare le persone a recuperare? 

Le prime ricerche sulla resilienza

Il termine resilienza venne usato in ambito neurologico per la prima volta negli anni Settanta dallo psicologo inglese Michael Rutter. Considerato tra i padri fondatori della psicologia infantile, Rutter prese in prestito il concetto dal mondo della fisica dei materiali. Alcune sostanze hanno capacità innate di resistere maggiormente allo stress rispetto ad altre e si dicono, perciò, più resilienti. Rutter applicò il concetto alla psiche infantile, constatando una differenza di risposta tra diversi individui a eventi traumatici. Nella sua ricerca, Rutter si concentrò sui fattori di rischio, che ricerche successive valutarono in popolazioni di bambini in condizioni disagiate. Queste ultime individuarono un elemento comune fondamentale, nei bambini più in grado di recuperare: la presenza di una figura di sostegno. Avere almeno una persona che ci accetta in modo incondizionato, offrendo affetto e riconoscimento, è in grado di incrementare la resilienza.  Questa non è quindi frutto solo di tendenze innate o dell’esposizione a rischi, ma anche di vari fattori, tra cui esperienze di vita, supporto sociale e pratiche di auto-cura. 

Un processo costante

Nel corso del tempo, sempre più ricerche si sono interessate al concetto della resilienza. Si sono cercate le caratteristiche psicologiche, neurali, ormonali e molecolari tra i cervelli delle persone più resilienti. Aree del sistema endocrino, come l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, sono state individuate come fondamentali nella gestione dello stress durante lo sviluppo. Queste ricerche stanno svelando i meccanismi di base della resilienza e offrendo spunti per nuove tecniche e terapie. Più di recente, tuttavia, il paragone tra resilienza dei materiali e capacità di recupero della psiche è stato messo in discussione. La resilienza dei materiali, infatti, presuppone un ritorno a uno stato precedente a un trauma, al recupero delle caratteristiche preesistenti. Tuttavia questo non avviene nel nostro cervello, che non si può “resettare”. Chi recupera non torna a uno stato anteriore al trauma ma, piuttosto, è in grado di reincorporarlo e mano a mano “normalizzarlo”. Ed è un processo a lungo termine, che richiede attenzione costante e appropriate strutture e tecniche di sostegno. La resilienza non è una caratteristica statica dell’individuo, ma un fattore dinamico e in continua evoluzione. Aiuta a prefigurare se stessi in un futuro dove il trauma è stato superato e, invece che tornare indietro, si va avanti.

 


  • L'AMORE SI IMPARA

    Allena la tua intelligenza emotiva


    Compila il form
    e scarica subito l'edukit

    "*" indica i campi obbligatori

    Dati Anagrafici*

 

Prefigurare il futuro per vivere pienamente il presente

In questa ottica, la resilienza è un processo nel quale l’autodeterminazione, la padronanza delle proprie emozioni e la scala temporale vengono considerate allo stesso tempo. Il modello di Resilienza Sferica, elaborato da Patrizio Paoletti, ispirandosi al Modello Sferico della Coscienza, pone l’accento proprio su questa dimensione temporale. Visualizzare sé stessi in un tempo futuro aiuta ad allargare la percezione temporale e incanalare le energie in una direzione proattiva. Oggi, il concetto di resilienza è applicato nel campo della salute, dell’educazione e delle politiche sociali. Campagne e iniziative sono state realizzate dalla Fondazione Patrizio Paoletti, come i progetti di Prefigurare il Futuro per le comunità colpite dal sisma in Umbria e nelle Marche. Nato nel 2017, Prefigurare il Futuro risponde in tempo reale alle emergenze ambientali, sociali ed educative, su tutto il territorio nazionale. Nel 2021, il progetto ha posto l’attenzione sulle persone in carcere. In collaborazione con l’Università di Padova, si è realizzata una serie di studi per individuare e promuovere le pratiche di resilienza più efficienti, nelle carceri giovanili. 

La resilienza nel contesto quotidiano

La resilienza non è, quindi, solo una capacità innata, ma può essere sviluppata e potenziata attraverso pratiche consapevoli e in autonomia. In situazioni quotidiane, queste pratiche divengono strategie che possono fare una grande differenza nel benessere e nella nostra salute globale. Tra tutte, la più importante è mantenere relazioni sociali di supporto. Anche imparare a gestire lo stress è importante, per esempio tramite un regolare esercizio fisico e pratiche di meditazione mindfulness. Puoi accedere gratuitamente qui a tre meditazioni guidate con Patrizio Paoletti, Tal D. Ben-Soussan e Ruben Laukkonen. Per gestire lo stress, è essenziale imparare a riconoscere e regolare le emozioni, sviluppando la nostra intelligenza emotiva. Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione l’Edukit gratuito sull’Intelligenza del Cuore, perché emozioni e capacità cognitive sono strettamente correlate. Avere un approccio resiliente, non solo ci aiuta a superare le difficoltà passate, ma ci rende anche più forti e preparati per affrontare positivamente le nuove sfide.

 


  • Sostieni la ricerca
    che cambia la vita

    Scegli l'importo della tua donazione

 

Bibliografia
  • Davidson, R. J., & McEwen, B. S. (2012). “Social influences on neuroplasticity: Stress and interventions to promote well-being.” Nature Neuroscience, 15(5), 689-695.
  • Russo, S.J. et al, (2013). “Neurobiology of Resilience” Nature Reviews Neuroscience, 10(6), 446-457.Nat Neurosci. 2012 Nov; 15(11): 1475–1484.
  • Paoletti, P. et al, (2023) “Training Spherical Resilience in Educators of the Juvenile Justice System during Pandemic”, World Futures, DOI: 10.1080/02604027.2023.2169569.
Immagini

Sii parte del cambiamento. Condividere responsabilmente contenuti è un gesto che significa sostenibilità

Potrebbe interessarti

Sport e meditazione in adolescenza

Dentro la mente degli adolescenti: i benefici di sport e meditazione

L’adolescenza è un’età complessa, che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Durante qu…
Epigenetica e funzioni cognitive

Epigenetica e funzioni cognitive

I processi cognitivi fondamentali, quali l’apprendimento e la memoria, richiedono l’attività conc…
La salute mentale dell’anziano

Invecchiare bene, insieme

La salute mentale dell’anziano parte dallo stile di vita e dalle buone relazioni: la solitudine e…

    Iscriviti alla newsletter

    NEWSLETTER GEN

    Modulo per l'iscrizione alla newsletter FPP

    Nome(Obbligatorio)
    Email(Obbligatorio)
    Privacy Policy(Obbligatorio)
    Questo campo serve per la convalida e dovrebbe essere lasciato inalterato.