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Proteggiamo il nostro cuore dalla rabbia

Comprendere e gestire la rabbia, per la salute emotiva e cardiaca

Imparare a gestire e contenere la rabbia è importante anche per la salute cardiaca. Un nuovo studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association testimonia gli effetti negativi della rabbia sulla salute cardiocircolatoria. Dalla ricerca emerge che persino ricordare la rabbia danneggia le cellule endoteliali vascolari. Non tutta la rabbia è uguale, tuttavia, e ci sono ragioni evolutive e persino costruttive per le sue versioni moderate. Inoltre, abbiamo a disposizione molte strategie per ascoltarla, modularla e renderla uno strumento di conoscenza e crescita personale e relazionale.

Il nuovo studio sulla memoria della rabbia

Una ricerca pubblicata a maggio ha studiato l’effetto dell’induzione della rabbia sulla salute del cuore e della circolazione. I partecipanti sono stati invitati a ricordare e raccontare per 8 minuti un recente avvenimento che li avesse fatti sentire arrabbiati. Gli scienziati hanno parallelamente monitorato tramite l’indice di iperemia reattiva (RHI) la salute dell’endotelio, il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, svolgendo un ruolo fondamentale nel controllo del tono delle arterie e del microcircolo. I risultati testimoniano che rivivere la rabbia determina una disfunzione dell’endotelio e di conseguenza dei vasi sanguigni , con calo della capacità di dilatazione, che ha interessato i partecipanti anche fino ai successivi 40 minuti.

Risulta importante sottolineare che il semplice atto del ricordare e raccontare l’episodio associato alla rabbia è stato correlato alla sofferenza dell’endotelio vascolare. Ne deriva che, con ogni probabilità, il danno possa ripresentarsi più volte nel corso dei giorni e settimane, al solo rimuginare sull’emozione della rabbia. Gli autori sottolineano che episodi ripetuti di un’emozione negativa possono influenzare la fisiologia cardiovascolare a lungo termine, causando un recupero ritardato e danni anche irreversibili, con un aumento del rischio di malattie cardiovascolari.

Una rabbia non solo negativa

Il nuovo studio sulla memoria della rabbia integra ricerche precedenti, che già avevano messo in luce la correlazione con un aumentato rischio di ictus e infarto miocardico. Eppure, la rabbia ha anche un senso evolutivo, con funzionalità adattiva, e può risultare persino costruttiva, quando è rivolta a difenderci, mantenere la nostra autonomia e libertà d’azione.

La collera “coercitiva”

Paradossalmente, la rabbia può puntare a rafforzare il legame con la persona con cui è manifestata. Già lo psicologo Bowlby, inventore della teoria dell’attaccamento, parlava di una collera “coercitiva”, comunicata per consolidare e mantenere il profondo legame affettivo. Pensiamo, per esempio, alla madre che rimprovera il figlio che si sia messo in una condizione di pericolo. In questo caso, l’emozione ha una funzione educante e protettiva, che condividiamo anche coi primati che, con la rabbia, estinguono la tendenza degli esemplari più giovani ad allontanarsi dal branco verso luoghi pericolosi o con presenza di predatori.

La saggezza irata

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In alcune declinazioni della cultura buddista, si parla anche di saggezza irata, un concetto che comprende la tenacia e la difesa dei tesori interiori. Esistono specifiche rappresentazioni di divinità irate, compresa quella del Buddha Acala (Fudō Myō-ō) venerato nel buddismo Shingon giapponese.

Bene, moderazione e consapevolezza

Tutte queste forme di rabbia “saggia” sono caratterizzate dalla centralità del bene dell’altro, nel caso della madre che protegge, e della protezione dei tesori interiori, compresa la dignità, integrità e vocazione della persona. Altre due importantissime caratteristiche comuni sono la moderazione e la consapevolezza. Questa consente a un’emozione forte di manifestare l’autentico mondo interiore, ma senza prendere il controllo della persona o diventare distruttiva.  Si tratta di una rabbia coscientemente vissuta ed espressa, ma con una forte autoregolazione interiore e un puntuale processamento cognitivo, in grado di modulare toni, contenuti e finalità. Non è quella rabbia negativa, che può far perdere la testa, diventare esplosiva, agita o malevola, ma piuttosto un’emozione che, attraverso un allineamento di testa e cuore, comunica costruttivamente e chiaramente intenzioni positive.

 


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Il ruolo dell’autoregolazione emotiva

Considerati i rischi della rabbia e anche di un’eccessiva ruminazione sulla rabbia passata, risulta fondamentale educarci all’autoregolazione emotiva e alla costruttiva gestione della rabbia, fin da piccoli. È importante sviluppare in primo luogo quell’ascolto interiore che ci permetta di capire le vere cause di quest’emozione, spesso piuttosto scomoda. La rabbia può diventare, allora, un’occasione per conoscerci meglio, capire le nostre motivazioni e desideri più profondi. Spesso, sotto l’aggressività di superficie, la rabbia custodisce un nocciolo di paura o tristezza, che possiamo dolcemente accogliere, sciogliere e infine risolvere costruttivamente, uscendone più consapevoli, integri e migliori.

Se alla base del nostro sentirci arrabbiati c’è frustrazione o un senso di minaccia, se è possibile, è utile semplicemente allontanarci, per ristabilire una sensazione di sicurezza, abbassare la tensione e smaltire gli ormoni coinvolti nella nostra risposta istintiva.

Strategie per contenere la rabbia

Per prevenire anche gli effetti più devastanti della rabbia, l’American Psychological Association esplora le strategie per controllarla, prima che la rabbia controlli noi. Queste comprendono:

  • Tecniche di rilassamento, come esercizi di respirazione e yoga.
  • Ristrutturazione cognitiva, ossia il cambiamento del pensiero di base, passando da un’espressione esagerata o drammatica a contenuti più razionali e consapevoli. Per esempio, i termini “mai” e “sempre” sono spesso delle trappole irrazionali e controproducenti per ristabilire equilibri relazionali.
  • Tempo per la soluzione dei problemi: non è detto che tutti i problemi abbiano una soluzione a portata di mano. Darsi il tempo, anche prendendo una pausa o allontanandoci, di processare attentamente e con calma il problema spesso favorisce la scoperta o il riconoscimento della soluzione meglio che la rabbia.
  • Una buona comunicazione, che comprenda l’ascolto attento dell’altro e la scelta accurata delle nostre risposte, rallentando opportunamente per modulare l’istintività, ci permette di comprendere anche le reali motivazioni alla base delle parole dell’altro, consentendo di sintonizzarci meglio, per ritrovare l’armonia.
  • L’umorismo è utile per disinnescare la rabbia: funziona anche se non condiviso, ma semplicemente pensato e immaginato, ma senza cadere nel sarcasmo, che è una forma di aggressività.
  • L’alternativa: scegliere consapevolmente soluzioni diverse per sentire meno l’onda di rabbia crescente è fondamentale per il benessere psicoemotivo. Queste possono comprendere cambiare strada, allontanarsi, chiudere una porta, dedicarsi un momento di musica e creatività.

Infine, valorizziamo il silenzio: una pausa di tempo di qualità in solitudine, meglio ancora in natura, può aiutarci a sciogliere le tensioni e rigenerare le energie, donandoci una visione più limpida della situazione. Studi scientifici dimostrano i benefici del silenzio anche sulla salute cardiocircolatoria. Il silenzio diviene quindi un alleato prezioso nel proteggere anche dagli effetti nocivi della rabbia, testimoniati dalle recenti ricerche. In un buon silenzio, scelto e intenzionale, il battito cardiaco tenderà a rallentare, la pressione a ridursi, la visione interiore a diventare più trasparente e obiettiva. Così, il silenzio si fa strumento di salute globale, per il benessere del cuore fisico ed emotivo e di tutte le relazioni, che hanno sempre bisogno di qualche tagliando, ritocco o ristrutturazione.

Si ringrazia il Dott. Davide Donelli,
del reparto di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma,
per il supporto alla stesura di questo articolo.

 


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Bibliografia
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Sitografia
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