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Benessere sul lavoro: sogni e segnali dai giovani

Uno studio getta luce sulle maggiori criticità

I ragazzi spesso faticano a essere soddisfatti professionalmente. L’allineamento tra formazione scolastica ed esigenze del mercato del lavoro non è sempre ottimale, come anche la dimensione contrattuale e retributiva. A volte, la cultura aziendale è troppo profittocentrica, rischiando di dimenticare il benessere della persona. Uno studio dell’University of Melbourne getta luce sulle maggiori criticità: insicurezza, noia, eccessivi compiti e straordinari, scarsa varietà e autonomia.

Una crisi globale dell’autostima nell’adolescenza, con maggiore incidenza di ansia, depressione e persino suicidi, rende difficile il cammino del crescere, anche lavorativo. Eppure, i giovani mostrano, non solo le fragilità, ma anche le risorse, proponendo piccole rivoluzioni fra etica e stile di vita. Non manca chi sceglie il downshifting, letteralmente lo “scalare marcia”, ridimensionando ritmi e obiettivi. Una ritrovata semplicità diventa la risposta a un eccessivo stress lavorativo. Prendendo le distanze da un’ottica di iperattività a tutti i costi, si limita lo sforzo sul lavoro, preservando energie per la vita privata. Qualcuno opta per un part-time o per lavori meno remunerativi, ma che permettano un maggiore benessere psicosociale. Il messaggio è chiaro: sempre più giovani mettono in discussione il mito della massima performance, anteponendogli la qualità della vita.

Prendersi cura del mondo del lavoro è essenziale per assicurare la tenuta dei servizi e dell’assistenza pensionistica, per il benessere di tutti. Significa, inoltre, esaltare il valore del lavoro, come via per la realizzazione personale. Esso contribuisce a rispondere al bisogno, non solo di sostentamento economico, ma di un senso della vita. L’essere umano, infatti, non desidera una vita senza un peso, ma un peso che abbia un senso. Patrizio Paoletti ha rilasciato un’interessante intervista sulla ricerca di un senso, in relazione al lavoro giovanile. I ragazzi prefigurano oggi, coi loro sogni, la realtà di domani. I loro segnali suggeriscono che il futuro sistema produttivo dovrà scommettere, non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità. L’obiettivo non sarà fare necessariamente di più, ma fare meglio. Il futuro è mettere al centro la persona, in un nuovo Umanesimo, in equilibrio fra tecnologie digitali e consapevolezza, produttività e salute.

Come fare per aiutare, oggi, la Generazione Z a fiorire professionalmente e costruire la società di domani? Il benessere è una questione di equilibrio tra richieste e risorse. Possiamo sostenere la ricerca che promuove la salute giovanile attraverso la formazione e il potenziamento delle risorse, diffondendo i punti chiave del lavoro di oggi:

  • Cambiamento: il mondo del lavoro è sempre più dinamico. Il classico posto fisso è spesso sostituito da un percorso con crescente mobilità interna ed esterna. Nelle risorse umane, il bilancio delle competenze approfondisce sempre di più le diverse potenzialità della persona, acquisite anche nella vita privata o nel volontariato. Piccole esperienze possono condurre a grandi evoluzioni di carriera.
  • Prefigurazione: il continuo cambiamento ci richiede di prefigurare il futuro, immaginando con la mente e con il cuore opportunità e sviluppi. Puoi scaricare qui gratuitamente l’Edukit Arte della Prefigurazione, offerto da Fondazione Patrizio Paoletti.
  • Resilienza: imparare ad assorbire l’impatto dei cambiamenti, anche positivi, superando la fatica della transizione, è essenziale per la vita professionale. Puoi scoprire qui le 10 chiavi della resilienza.
  • Soft skills: il mercato richiede di sviluppare competenze trasversali, come empatia, creatività, comunicazione, leadership, lavoro di squadra, problem solving. Centrale è l’intelligenza emotiva, che permette di riconoscere le emozioni proprie e altrui, migliorando le relazioni e la performance.
  • Lifelong learning: l’esponenziale evoluzione delle tecnologie presuppone una crescente interdisciplinarietà e fusione dei saperi. Siamo chiamati a essere proattivi nel potenziare talenti e competenze, con curiosità e motivazione. Attraverso la formazione continua possiamo scommettere su nuove versioni sempre migliori di noi.

Il lavoro deriva etimologicamente da labor, “fatica”. Dopo una paziente semina, tuttavia, si gustano i frutti: la fatica diventa felicità. La gioia del lavoro sta nella fatica buona, quella che ha un senso. Non è mettere in pausa la nostra vita per otto ore al giorno, in un’apnea di sopravvivenza. È uno sforzo bello, un passo dell’evoluzione, un seme e un frutto.

 

Bibliografia
  • Britain’s Healthiest Workplace survey (2024) www.vitality.co.uk.
  • Occupati e disoccupati (dati provvisori) – dicembre 2023. https://www.istat.it/it/archivio/293468#
  • Bubonya, M., Cobb-Clark, D. A., & Wooden, M. (2017). Mental health and productivity at work: Does what you do matter?. Labour economics46, 150-165.
  • Harvey, S. B., Modini, M., Joyce, S., Milligan-Saville, J. S., Tan, L., Mykletun, A., … & Mitchell, P. B. (2017). Can work make you mentally ill? A systematic meta-review of work-related risk factors for common mental health problems. Occupational and environmental medicine74(4), 301-310.
  • Law, P. C. F., Too, L. S., Butterworth, P., Witt, K., Reavley, N., & Milner, A. J. (2020). A systematic review on the effect of work-related stressors on mental health of young workers. International archives of occupational and environmental health93, 611-622.
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