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Sostenibilità umana ed emotiva: la via per una salute globale

Dall’introspezione agli stili di vita, dall’educazione al silenzio, vivere in modo profondamente sostenibile

In un mondo che muta velocemente, con cambiamenti a livello climatico, tecnologico e sociale, scegliere la sostenibilità è l’unica via per rimodulare il nostro rapporto con noi stessi, gli altri e il Pianeta e permettere un futuro generoso per noi e le nuove generazioni. Se la sostenibilità si declina da diversi punti di vista – sanitario, ambientale, economico, socioculturale e tecnologico – il primo cambio di paradigma è sicuramente quello interiore, che può nascere solo da una profonda autoconsapevolezza e riflessione su quelli che sono i nostri veri bisogni, sull’essenza della felicità e sul nostro ruolo nel mondo.

Sostenibilità interiore e giustizia

Quando oggi parliamo di sostenibilità, ci riferiamo alla possibilità di mantenere in piedi il sistema Uomo-Pianeta, che lo stesso essere umano sta facendo vacillare, con ripercussioni su tutti gli ambiti della vita, comprese ricadute economiche, sanitarie e ambientali.

Centrale per la sostenibilità è infatti la dimensione umana e anche di giustizia sociale, che permetta a ogni essere umano di vivere “in un ambiente sano, socialmente giusto ed economicamente attivo”, come suggerisce il Professor Francesco Regoli, che ha coordinato il progetto Pharmasea, per il monitoraggio dell’inquinamento del mare dai residui farmaceutici, sottolineando la natura multidimensionale della sostenibilità, con aspetti ambientali, economici e sociali.

Il primo passo verso la sostenibilità diventa un’educazione alla sostenibilità interiore, come ha sottolineato Elena Perolfi, vicepresidente di Fondazione Patrizio Paoletti e responsabile dei progetti pedagogici, didattici e formativi dell’ente, nel suo intervento durante il recente evento Sostenibilizziamoci.4, tenutosi il primo aprile al Teatro Sociale di Como. Elena Perolfi ha sottolineato come l’essere umano possa superare la reattività e gli automatismi tipici del cervello rettile istintivo e del cervello limbico emotivo, grazie alla neocorteccia, la struttura filogeneticamente più recente del nostro cervello:

Quando frequentiamo consapevolmente la nostra corteccia prefrontale, siamo fisiologicamente meno reattivi, meno impulsivi, meno violenti. L’attivazione di questa area disattiva il circuito dell’aggressività automatica e rende possibile la cooperazione, la regolazione emotiva, la scelta etica. Il comportamento sostenibile è per noi l’accesso a una funzione interna: un luogo della mente che, se abitato, ci consente di sospendere l’impulso e orientare l’azione. Questa area del cervello non si attiva da sola: va allenata, con metodo e continuità. Ma il premio è grandissimo: è qui che si rende possibile un comportamento sostenibile, ed è quindi da qui che può originare il cambiamento.

Puoi ascoltare l’intero intervento di Elena Perolfi a Sostenibilizziamoci.4 in questo video:

Un segreto della sostenibilità

Per comprendere profondamente il segreto della sostenibilità, come spesso accade, è utile riflettere sul significato etimologico della parola stessa. Sostenibilità deriva da sostenere, che descrive la capacità di “tenere in alto, sopra di noi” qualcosa o qualcuno. Per permetterci di “tenere in alto, sopra di noi” qualcosa, sono necessarie simbolicamente almeno due azioni.

Alzare e allenare le braccia, agire in tempo

La prima azione è alzare le braccia, che potremmo metaforicamente far corrispondere all’impegno attivo e propositivo personale per poter innalzare ciò che deve essere sostenuto. Naturalmente, le nostre braccia devono essere allenate e nutrite e ciò che si sostiene non deve avere un peso eccessivo per le nostre braccia. Questo dettaglio ci ricorda due temi fondamentali: da una parte, l’importanza di un allenamento alla sostenibilità, compresa la fortificazione delle risorse personali e comunitarie fin dall’infanzia e adolescenza, e, dall’altra, quella di agire prima che il peso da sostenere diventi insostenibile, imparando a leggere i segnali della storia in cui siamo immersi e muoverci in tempo.

La vera sostenibilità è infatti sempre un equilibrio tra ciò che posso fare e ciò che è necessario fare. Quando questo equilibrio si perde e le nostre forze sono troppo deboli o il peso ormai troppo gravoso, non può esserci sostenibilità.

Ridimensionarci

La seconda azione da fare per “tenere in alto, sopra di noi” qualcosa è ridimensionare noi stessi, ossia comprendere l’interdipendenza positiva e scegliere deliberatamente di stare in una posizione anche inferiore per poter tenere sopra le nostre teste qualcosa di estremamente importante. La vera sostenibilità è un antidoto alla superbia e richiede, in fondo, sempre un atto di ridimensionamento e di umiltà, che ci riconduce alla nostra dimensione originale di essere vivente e senziente all’interno della Natura, che è poi la cornice entro la quale può svilupparsi al meglio la vera felicità.

La sostenibilità e il mito dell’eterna crescita materiale

Se la sostenibilità richiede umiltà e ridimensionamento, è evidente che uno degli ostacoli della stessa è il mito dell’eterna crescita materiale: la chimera di dover inseguire sempre un maggiore fatturato, guadagno economico e successo, in una corsa all’accumulo di denari e beni tangibili, spesso da esporre o stipare nelle mensole di una fragile autostima o felicità.

La vera ricchezza, invece, si traduce in una funzionale circolarità e movimento delle risorse, nella possibilità di investire i semi dei propri frutti e, con essi, sfamare diverse attività generative, in grado di moltiplicare il bene comune. La vera ricchezza richiede spesso un passo indietro o un passo all’interno, per esempio rinunciando alla quantità a beneficio della qualità oppure assicurando un’ottimizzazione dei processi per un benessere più profondo.

Il cambio di paradigma: vita tua vita mea

Patrizio Paoletti, fondatore di Fondazione Patrizio Paoletti, ha descritto il necessario cambio di paradigma, al fine di poter costruire una vera sostenibilità, durante l’evento di presentazione dell’8° Osservatorio sullo stile di vita sostenibile:

La Bibbia dice: “E tu imporrai il nome”. Ma imporre il nome non significa poter liberamente gestire o distruggere tutto ciò a cui ho imposto il nome. Non significa poter schiavizzare ciò a cui ho imposto il nome o sfruttare senza alcun tipo di discernimento le risorse, immaginando che queste siano infinite. Abbiamo adottato il motto Mors Tua Vita Mea per millenni. Siamo giunti persino a Mors Mea, Mors Tua: se mi colpisci, devo colpirti. Dobbiamo invece giungere a un Vita Tua Vita Mea, un vincere-vincere.

È proprio questo nuovo paradigma che ci permette di valorizzare la naturale interdipendenza che ci lega agli altri, a tutti gli esseri viventi e al Pianeta stesso. Solo una vittoria condivisa, che mette in circolo i benefici e li moltiplica, può assicurare la salute globale e una vera evoluzione.

Sostenibilità, priorità, felicità

Se la Natura ci offre esempi preziosi per comprendere metaforicamente la nostra vita, essa ci ricorda che, per un raccolto generoso, bisogna anche potare, non solo potenziare il terreno. E, quando necessario, anche ripulire il campo da erbe infestanti, che potrebbero privare di risorse i nostri germogli migliori. La sostenibilità ci richiede infatti una ridefinizione delle priorità, preparandoci anche a dei tagli o scelte difficili, al fine di prosperare al meglio nel prossimo futuro, con una raccolta generosa. Questo passaggio è ciò che nel costrutto dell’antifragilità è definita come “distruttività consapevole”, un momento di scelta coraggiosa che nasce dal discernimento e dall’orientamento.

Questa raccolta generosa ci permetterà allora di sfamare noi stessi e altri, coi frutti della nostra fatica e coraggio, e di certo avrà il sapore della vera felicità, quella più completa, che unisce elementi di piacere e di eudaimonia, ossia la gioia di gustare il senso delle cose, delle nostre scelte e anche della nostra fatica. Perché l’essere umano non desidera una vita senza fatiche ma, semmai, una vita con fatiche che hanno un senso, che siano generative.

Patrizio Paoletti descrive in questo senso la necessità di superare l’equivoco sociale che l’uomo sia un essere evoluto. Piuttosto, suggerisce l’aspetto creativo dell’essere umano, in grado di adattarsi e migliorare.

Siamo una specie reattiva, con la possibilità di evolvere. Ma l’evoluzione è consapevolezza di sé. Per una vera sostenibilità è necessario un salto evolutivo su tre fattori:

  • Il ruolo: dobbiamo ridisegnare il nostro ruolo su questo Pianeta e tra di noi
  • La responsabilità: che significa dare una risposta e accettarne le conseguenze
  • La priorità: che siamo noi, con la possibilità di allenarci a resistere all’impulso violento di essere reattivi. Un cambio di priorità cambia anche la nostra narrazione, perché la nostra vita non è realtà ma la narrazione della realtà.

 


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Il silenzio e la prefigurazione per la sostenibilità

Per trovare la forza e il coraggio di agire in modo sempre più sostenibile e orientare la nostra operatività al meglio, ponderando priorità, risorse e bisogni, è prezioso fermarci a riflettere sulle nostre azioni quotidiane, come anche sui nostri sogni. La pratica del silenzio intenzionale e meditativo può in questo aiutarci a ritagliarci un tempo dalle rincorse quotidiane che sia uno spazio libero per l’ascolto interiore, profondo, focalizzato. In questo tempo-spazio di silenzio possiamo ritrovare quella pace interiore che permette una limpidezza di sguardo e poi di intenzione, un luogo dove migliorarci a partire dalla nostra interiorità.

Da questo luogo al contempo privilegiato e semplicissimo del silenzio, sarà più facile prefigurare il futuro che desideriamo, chiedendoci: Cosa desidero veramente? In che modo oggi posso migliorarmi? Perché, se l’eterna crescita di benessere materiale è una chimera, ciò che può crescere invece per tutta la nostra vita siamo proprio noi stessi, migliorandoci ogni giorno, un passo alla volta.

Sostenibilità e stili di vita

Il modo più semplice, diretto e concreto per migliorarci è agire sui nostri stili di vita: quelle azioni iterate, che compiamo quotidianamente e che contribuiscono a mantenere i sistemi sostenibili. Ci riferiamo per esempio a tutte le piccole scelte sostenibili di ogni giorno, come prendere un mezzo pubblico per spostarci o la bicicletta per piccoli tragitti, preferire prodotti alimentari a chilometro zero e non sprecare la preziosa acqua.

Scegliere stili di vita sani è una via di salute globale e un atto di responsabilità e sostenibilità, perché prenderci cura della nostra alimentazione, fare regolare attività fisica, coltivare sane relazioni e cercare di contenere lo stress sono fattori protettivi per le patologie croniche non trasmissibili e per la neurodegenerazione. In un mondo che invecchia progressivamente, coltivare oggi la propria salute fisica e mentale anche a lungo termine significa contribuire alla resilienza dei sistemi sociosanitari ed economici e alla salute comunitaria.

Sostenibilità: coinvolgere i giovani

Nell’allenamento alla sostenibilità, è essenziale coinvolgere i più giovani. Le nuove generazioni sono quelle che potrebbero subire maggiormente i nostri errori di oggi o la nostra pigrizia sonnambula da pilota automatico, ma sono anche quelle che potranno creare un mondo splendido, intrecciando i loro sogni con quelli dei propri antenati.

Possiamo oggi coltivare insieme il mondo dove vorremmo vivere domani, prefigurando città resilienti e innovative, dove l’architettura biofilica possa per esempio dialogare con la neuroestetica e le nuove tecnologie energetiche, dove polmoni verdi ossigenino e circondino le dita distese dei palazzi, dove l’urbanistica sia progettata per favorire l’incontro umano e un’equa e normata digitalizzazione espanda le nostre possibilità creative, mettendo al centro l’essere umano.

In questo allenamento alla sostenibilità condiviso, riscopriremo insieme quanto far bene agli altri e all’ambiente sia una fonte di benessere diretta e immediata anche per noi stessi, in una felicità generativa ed espansiva, creatrice di vita.

Educazione alla sostenibilità emotiva

Educarci alla sostenibilità è una delle più importanti sfide contemporanee nonché uno dei pilastri fondamentali di una progettazione didattica innovativa, che ponga i bambini e gli adolescenti al centro, rendendoli protagonisti della storia e di un processo evolutivo di cambiamento.

Ad AIS Assisi International School, scuola bilingue che coniuga metodo Montessori e Pedagogia per il Terzo Millennio, l’educazione ambientale è parte della didattica arricchita. L’allenamento alla resilienza climatica ad AIS si affianca al potenziamento delle risorse interiori e dell’intelligenza del cuore, per una sostenibilità in primis emotiva: imparare a sostenere le emozioni e i pensieri, autoregolarsi e orientare consapevolmente le nostre risposte e azioni.

Educarci a sostenere la ricchezza infinita del nostro mondo interiore, con tutte le sue sfumature, è la prima vera sostenibilità, che ci permette di vincere la tentazione sia della fuga dalle emozioni sia di un abbandono sregolato ad esse. Le emozioni sono segnali dal mondo, esterno e interno, preziosissime per orientare il nostro comportamento e leggere la vita.

Attraverso l’intelligenza emotiva, possiamo nutrire il senso di connessione con noi stessi, con gli altri e con il Pianeta. Questo senso di connessione e unità, che abbraccia le infinite diversità e sfaccettature, ci orienta alla sostenibilità come via naturale dell’esistenza, che supera la miopia della separazione, recuperando quella limpidezza di sguardo che riconosce la completa integrazione di tutte le forme e manifestazioni di vita, in una continuità di rapporti e vissuti, in un unico organismo che si chiama Terra.

 


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