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Il canto nel trattamento dei sintomi della malattia di Parkinson

Musica e qualità di vita degli anziani

La musica e la danza da sempre fanno parte della vita umana, con testimonianze che risalgono all’antichità di rituali basati sul movimento, sul suono e sul canto. Oggi scopriamo il potenziale di queste attività nel trattamento di varie patologie, in particolare quelle neurodegenerative, come la malattia di Parkinson, una delle patologie neurodegenerative più diffuse al mondo con 6.5 milioni di casi, dei quali 300.000 in Italia.

La malattia di Parkinson

I sintomi riguardano prima di tutto la sfera motoria, manifestandosi con tremori, rigidità e lentezza nei movimenti, diventando sempre più invalidanti nel tempo. Inoltre, le persone sperimentano anche alterazioni nel tono di voce, che si abbassa, e difficoltà nel parlare. L’impatto che questi sintomi hanno sulle capacità di comunicazione è tale per cui la qualità della vita ne risulta fortemente compromessa. I malati di Parkinson sperimentano la perdita dell’autostima e della motivazione, l’incapacità di espressione emotiva e disturbi dell’umore, come la depressione. La ricerca di trattamenti di supporto non farmacologici, rivolta al miglioramento della qualità di vita e del benessere del paziente, va assumendo una rilevanza sempre maggiore.

Dal movimento alla comunicazione

La malattia di Parkinson è caratterizzata dalla degenerazione dei neuroni che compongono una zona del cervello chiamata substantia nigra, che fa parte dei gangli basali. Queste cellule producono dopamina, il principale neurotrasmettitore che trasmette messaggi tra neuroni deputati alle funzioni del movimento. Come conseguenza, i recettori di questa molecola non vengono adeguatamente stimolati, con il risultato che l’intera segnalazione deputata al movimento risulta impedita. Come accennato sopra, le persone affette mostrano un progressivo inasprimento dei sintomi motori che, nel tempo, arrivano ad interessare anche la voce, la respirazione e la deglutizione. La sfera psicoemotiva viene di conseguenza fortemente influenzata dalla progressiva incapacità di comunicazione sul piano del linguaggio.

Movimento, farmaci e logopedia

La maggior parte dei farmaci per il trattamento del Parkinson costituiscono ottime terapie per correggere la carenza di dopamina già nelle prime fasi della malattia. Tali molecole sono in uso da molti anni e hanno raggiunto la punta massima di efficacia. D’altro canto, il Parkinson viene considerato una malattia cronica, poiché le persone possono vivere 15-25 anni dopo la diagnosi, rendendo importantissimi gli interventi volti a migliorarne la qualità di vita.

È noto da molto tempo che il movimento fisico continuato è di grande beneficio per il contenimento dei sintomi motori. Allo stesso modo le terapie logopedistiche risultano efficaci nel trattamento dei sintomi vocali e del linguaggio. La limitazione di molti di questi interventi è che l’efficacia tende a ridursi con la fine del trattamento, rendendo necessaria una pratica continua e ininterrotta. Questo tipo di situazione aggrava il peso delle famiglie già oberate dal pesante carico emotivo di avere un familiare affetto dal Parkinson.

 


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Arteterapia, Musicoterapia e Parkinson

Molti studi hanno indicato che la danza, il teatro e il canto possono efficacemente sostituire la fisioterapia e la logopedia, i due approcci prevalenti nel trattamento del Parkinson. La definizione di musicoterapia è stata mutuata dalla World Federation of Music Therapy e suona così: “La musicoterapia è l’uso della musica o dei suoi elementi (suono, ritmo, melodia, armonia) da parte di musicoterapisti qualificati, con un cliente o un gruppo, in un processo designato a facilitare e promuovere la comunicazione, le relazioni, l’apprendimento, l’organizzazione e l’espressione… venire incontro alle necessità fisiche, emozionali, sociali e cognitive. La musicoterapia ha lo scopo di sviluppare il potenziale o restaurare funzioni per raggiungere una migliore integrazione inter- e intra-personale…migliorare la qualità di vita attraverso la prevenzione, la riabilitazione e il trattamento”.

I benefici sono legati al fatto che, in primo luogo, tali attività coinvolgono la persona sul piano motorio, poiché i soggetti fanno un’esperienza principalmente corporea. Inoltre, le arteterapie forniscono un’importante opportunità di socializzazione, che aiuta a contrastare la tendenza all’isolamento dall’attività sociale, in quanto di solito gli interventi si svolgono all’interno di un gruppo. Al tempo stesso, possono essere praticate in qualsiasi contesto, una volta apprese le indicazioni da parte di operatori specializzati.

Il canto e i sintomi del Parkinson

Il canto, in particolare, si è dimostrato uno dei migliori amici dei malati di Parkinson. È stato dimostrato che cantare un motivo, anche solo mentalmente, aiuta i pazienti a camminare meglio. Esercizi specifici come la ripetizione di glissandi (scale vocali) ed esercizi di articolazione migliorano i sintomi motori e posturali, favorendo la coordinazione e la fluidità dei movimenti. Tramite brani scelti appositamente sembra si riesca a risincronizzare quello che gli studiosi chiamano il “metronomo innato” che ognuno di noi ha dentro di sé. Inoltre, il canto favorisce emozioni positive, contribuisce al rilassamento e attiva il sistema limbico del cervello, migliorando l’umore.

I risultati negli studi scientifici

Uno studio del 2021 ha esaminato gli studi scientifici condotti nel quinquennio 2015-2020 sugli effetti della musicoterapia nei pazienti di Parkinson. Questo studio ha analizzato gli effetti del canto e della musica sulle quattro sfere principali di interesse: motoria, emotiva, cognitiva, sociale-comunicativa. Sebbene diversi di questi studi soffrano di un potere statistico piuttosto limitato, a causa del basso numero di partecipanti, le indicazioni risultano abbastanza chiare. La stimolazione ritmica uditiva, l’ascolto e la pratica del canto possono migliorare la lunghezza e la velocità del passo, riducendo la probabilità di cadute. La stabilità del cammino e la coordinazione motoria aumentano. Il canto, sia articolato che praticato a mente, favorisce la qualità della voce, il controllo articolatorio e l’intellegibilità del linguaggio. Inoltre, è un trattamento utile per affrontare le difficoltà respiratorie e di deglutizione.

Come accennato sopra, regolando l’umore e migliorando la capacità di espressione emotiva, si riducono i sintomi depressivi e aumenta la qualità di vita. Infine, si hanno dati anche sugli effetti positivi del canto e della musica sulle funzioni cognitive, incluse la memoria, l’attenzione e le funzioni esecutive. Ad esempio, la pratica di uno strumento musicale può stimolare la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione.

La maggiore limitazione di questi interventi è che la loro efficacia tende a diminuire una volta terminato il programma del trattamento. Da un lato è, dunque, necessario essere consapevoli che, allo stato attuale, questi interventi devono essere costanti e sostenuti nel tempo. D’altro canto, la ricerca scientifica continua a perfezionare e standardizzare i protocolli terapeutici. Quelle che sono terapie a lungo sottovalutate stanno acquisendo una rilevanza sostanziale nel miglioramento del benessere e della qualità di vita dei soggetti parkinsoniani. Sempre di più, si è consapevoli che l’arte e il movimento sono approcci terapeutici complementari preziosi nel trattamento della neurodegenerazione, che proteggono la salute globale dell’anziano e anche dei caregiver familiari, con un senso di continuità e integrazione tra corpo e psiche, benessere fisico e felicità.

L’autrice Sabrina Venditti è Ricercatrice presso il Dip. Di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, Sapienza Università di Roma, IT.

 


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Bibliografia
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