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Dalla solitudine alla connessione sociale

Dalla solitudine alla connessione sociale, per una società più sana

Un nuovo report OMS sottolinea l’importanza della socialità per una salute globale

La solitudine non è solo una sensazione malinconica del cuore: è una minaccia concreta alla salute globale. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tramite il suo ultimo rapporto “From loneliness to social connection – charting a path to healthier societies”. L’OMS denuncia i rischi della solitudine e dell’isolamento sociale, che si confermano problemi urgenti e trasversali, capaci di intaccare ogni ambito della vita: salute fisica, mentale, sociale ed economica.

I numeri della solitudine globale

Secondo i dati raccolti nel report, tra il 2014 e il 2023:

  • Il 16% della popolazione mondiale, circa 1 persona su 6, ha sperimentato solitudine.

  • I giovani tra i 13 e i 29 anni sono i più colpiti: circa il 21% degli adolescenti (tra i 13 e i 17 anni) e il 17% dei giovani adulti (tra i 18 e i 29 anni) riferisce di sentirsi solo.

  • Le persone nei Paesi a basso reddito vivono la solitudine in misura maggiore: quasi 1 su 4.

  • I tassi più alti si registrano in Africa (24%), seguita da Medio Oriente (21%) e Asia sudorientale (18%). L’Europa resta sotto il 10%.

Ma il dato più scioccante riguarda la mortalità: circa 871.000 decessi l’anno sono associati alla solitudine. Per l’OMS, le sue conseguenze sono “tanto dannose quanto fumare 15 sigarette al giorno”.

L’insostenibile solitudine

La solitudine non risparmia nessuno: aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, depressione, ansia e morte prematura. E non è solo una questione di salute, ma di completa sostenibilità:

  • Incide sulla produttività lavorativa e sull’innovazione

  • Compromette i risultati scolastici nei giovani

  • Genera costi elevati per i sistemi sanitari e per la società.

La solitudine oggi

L’urbanizzazione, la digitalizzazione e l’aumento delle famiglie unipersonali sono tra i fattori che hanno contribuito alla crisi della connessione umana. “Ci si può sentire soli anche in mezzo alla folla”, racconta Imad Khchifati, ingegnere di origine siriana che vive in Austria, una delle tante testimonianze raccolte nel report.

Il paradosso? Siamo iperconnessi online, ma spesso disconnessi nella vita reale, perdendoci la forza delle relazioni frontali, dal vivo, in grado di offrire il massimo supporto e beneficio. Eppure, la connessione sociale è un bisogno umano fondamentale, tanto quanto il cibo o l’acqua. È tempo di considerarla come tale. Inoltre, in un mondo che affronta guerre, crisi climatiche, disuguaglianze e instabilità, la ricostruzione del tessuto sociale è una chiave per la resilienza collettiva. A cominciare da un gesto semplice: ascoltare, includere, esserci.

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Una risposta globale possibile

Il rapporto OMS non si limita a descrivere il problema dell’epidemia di solitudine, ma propone cinque aree strategiche d’azione:

  1. Politiche pubbliche: più Paesi dovrebbero seguire l’esempio di Regno Unito, Giappone e USA, che hanno già adottato piani contro la solitudine.

  2. Ricerca e dati: servono investimenti in studi e indicatori internazionali per misurare la connessione sociale.

  3. Interventi mirati: programmi comunitari, supporto psicologico, progettazione urbana inclusiva.

  4. Tecnologia responsabile: usare l’intelligenza artificiale e le app in modo equilibrato e per facilitare legami autentici, non per sostituirli.

  5. Coinvolgimento sociale: sensibilizzare attraverso campagne pubbliche e costruire una narrazione positiva del “connettersi”.

Tre passi da fare oggi

Per contribuire a contrastare la solitudine e l’isolamento sociale, ognuno di noi può fare piccoli passi quotidiani, come:

  • Parlare apertamente di solitudine, senza vergogna

  • Fare una chiamata a chi non sentiamo da tempo

  • Partecipare alla vita della nostra comunità, anche solo per un caffè al centro anziani o una passeggiata condivisa.

La connessione sociale inizia con piccoli atti. E può salvare una vita. Forse la tua, forse quella di qualcun altro.

Insieme a Fondazione Patrizio Paoletti

Fondazione Patrizio Paoletti contribuisce alla sensibilizzazione su una sana socialità, quale parte integrante di una salute globale, che passa per il benessere del corpo, della mente e anche delle relazioni significative e quotidiane.

Con le sue progettualità nelle famiglie, scuole e territori, offre strumenti concreti per potenziare le relazioni sociali, come Prefigurare il Futuro, un progetto dedicato agli adolescenti, particolarmente a rischio di solitudine secondo l’OMS, e a tutta la comunità educante, compresi docenti e genitori, finalizzato al rafforzamento delle risorse interiori, emotive e relazionali, con particolare attenzione alla resilienza, per sostenerli nel cammino verso una sana socialità, quale determinante di salute globale.

Fondazione Patrizio Paoletti incoraggia anche a una socialità solidale, per coniugare i benefici della relazionalità con quelli del volontariato, che fa bene anche a chi lo fa: gli studi scientifici dimostrano che migliora la felicità, il senso di benessere e persino la longevità. In questo tempo dell’anno, Fondazione Patrizio Paoletti invita particolarmente alla Carovana del Cuore, la grande campagna di sensibilizzazione sulla salute mentale nelle spiagge e città di tutta Italia: un’occasione per fare del bene e stare insieme, un connubio che vince e fa vincere, in una gioia condivisa.



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Sitografia
  • https://www.who.int/publications/i/item/978240112360

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