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Sport: come favorire l’inclusione?

Una sfida educativa: trasformare i campi di gioco in luoghi di crescita

Lo sport è un linguaggio universale che unisce culture, abbatte barriere e promuove valori come il rispetto, la lealtà e il fair play. Le squadre sportive diventano una comunità in cui ci si sente accettati, supportati e parte di una grande famiglia, che ci insegna a superare pregiudizi e stereotipi, promuovendo valori positivi. Tuttavia, anche in questo contesto apparentemente idilliaco, possono verificarsi episodi di discriminazione che minano i valori dello sport e feriscono profondamente gli atleti e le atlete.

Quali sono gli effetti della discriminazione sulla psicologia degli adolescenti?

Recentemente, a Rimini, durante una partita di basket giovanile, una giovane atleta è stata vittima di insulti per il colore della sua pelle, da parte di un genitore presente in tribuna. L’episodio discriminatorio, con la conseguente reazione dell’atleta, ha riportato al centro del dibattito un tema cruciale: l’inclusione nello sport, in particolar modo per gli adolescenti.

Essere vittima di discriminazione, soprattutto durante l’adolescenza, può avere conseguenze profonde e durature sulla salute mentale e sul benessere emotivo dei ragazzi e delle ragazze. Gli effetti possono variare a seconda dell’età, del contesto sociale, della frequenza e della gravità degli episodi discriminatori.

Gli adolescenti che subiscono discriminazione possono sperimentare una vasta gamma di emozioni negative, tra cui tristezza, rabbia, paura, ansia, vergogna e isolamento. La discriminazione può minare l’autostima e la fiducia in sé stessi, portando a interiorizzare i messaggi negativi e a sviluppare un’immagine distorta di sé.

Da uno studio condotto dal team della professoressa Virginia Huynh, docente di sviluppo del bambino e dell’adolescente alla California State University, sono emersi alcuni dati allarmanti: la discriminazione, soprattutto quella vissuta quotidianamente, può alterare i livelli di cortisolo negli adolescenti. Il cortisolo è un ormone rilasciato in risposta allo stress, e livelli cronicamente elevati possono avere conseguenze negative sulla salute a lungo termine, aumentando il rischio di sviluppare problemi come mal di testa, disturbi del sonno, problemi digestivi e malattie cardiovascolari.



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L’importanza dell’educazione

Di fronte a episodi come quello accaduto a Rimini, è fondamentale non rimanere indifferenti e agire tempestivamente. È necessario condannare con fermezza ogni forma di discriminazione e promuovere un cambiamento culturale.

L’educazione assume, quindi, un ruolo cruciale. Non si tratta solamente di formare giovani atleti e atlete consapevoli e rispettosi, ma di estendere questo processo educativo anche a chi, dello sport, è solo spettatore: genitori, accompagnatori, tifosi.

Troppo spesso, infatti, l’agonismo che anima le competizioni sportive si trasforma in un’arena di intolleranza, dove l’insulto e la discriminazione diventano armi per destabilizzare l’avversario. Genitori che, in tribuna, si fanno portavoce di pregiudizi o spettatori che riversano la loro frustrazione sugli atleti in campo, sono fenomeni che minano i valori fondamentali dello sport e che rischiano di compromettere la crescita serena e armoniosa dei giovani e delle giovani atlete.

Come educare genitori e spettatori?

La sfida, dunque, è quella di educare anche chi, di solito, “tifa” da bordo campo, coinvolgendo attivamente genitori, allenatori e spettatori in percorsi di sensibilizzazione sul tema delle discriminazioni. È necessario spiegare loro che la discriminazione non è solo un’ideologia, ma un comportamento concreto, un modo di agire che ha conseguenze devastanti sulla vita di chi la subisce. L’insulto discriminatorio, lungi dall’essere una semplice “offesa verbale”, è una vera e propria aggressione che mira a umiliare e sminuire l’altro in quanto “diverso”.

Incontri, dibattiti, workshop, possono essere strumenti utili per approfondire il tema delle discriminazioni, promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione e creare un ambiente di dialogo aperto e costruttivo. Parallelamente, è importante fornire strumenti concreti per prevenire e contrastare le discriminazioni. Elaborare linee guida per genitori e allenatori, promuovere iniziative di sensibilizzazione, prevedere sanzioni per chi si rende responsabile di atti discriminatori, sono tutte azioni che concorrono a creare un ambiente sportivo sano e inclusivo.

Il ruolo di Fondazione Patrizio Paoletti

Fondazione Patrizio Paoletti, attraverso iniziative come la Fun Run durante la Maratona di Roma, è da sempre impegnata nella promozione dei valori umani e sociali nello sport, riconoscendone l’importanza educativa come strumento fondamentale per contrastare le discriminazioni. L’Ente promuove iniziative di sensibilizzazione e formazione rivolte a giovani atleti, genitori, allenatori e spettatori, con l’obiettivo di costruire una comunità inclusiva e rispettosa di tutti.

Solo attraverso un impegno educativo costante e condiviso, che coinvolga attivamente genitori e spettatori, sarà, quindi, possibile trasformare i campi di gioco in luoghi di crescita, rispetto e inclusione, dove ogni atleta, indipendentemente dalla sua origine, dal suo genere o dal suo orientamento sessuale, possa sentirsi valorizzato.

Un luogo, lo sport, dove gli adolescenti possano crescere, imparare e realizzare i propri sogni, ma soprattutto sentirsi accolti e protetti.

 


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

Sitografia
  • Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni: https://www.istat.it/it/files//2020/04/Identit%C3%A0-e-percorsi.pdf#page=59
  • Huynh, VW, & Fuligni, AJ (2010). La discriminazione fa male: il benessere accademico, psicologico e fisico degli adolescenti. Journal of Research on Adolescence
  • Gundara, J. S. (2000). Interculturalism, education and inclusion.
  • Qvortrup, A., & Qvortrup, L. (2018). Inclusion: Dimensions of inclusion in education. International journal of inclusive education, 22(7), 803-817.
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