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Carovana del Cuore: quanto ci fa bene fare volontariato?

Fare bene agli altri fa bene anche a noi: intervista alla psicologa e psicoterapeuta Ariadne Rossetti

Fare volontariato significa impegnarsi nel fare il bene degli altri. Ma quanto fa bene anche a noi? E quanto è utile per tutti, anche per i più giovani? Ne parliamo con Ariadne Rossetti, psicologa e psicoterapeuta in formazione sistemico relazionale, specializzata nel lavoro con adolescenti, giovani adulti e famiglie, che da sei anni è volontaria per la Carovana del Cuore di Fondazione Patrizio Paoletti, la campagna di sensibilizzazione che diffonde nelle spiagge e vie d’Italia l’invito alla relazione autentica, al supporto reciproco e a vivere appassionatamente.

Perché scegli di partecipare ogni anno alla Carovana del Cuore di Fondazione Patrizio Paoletti?

La dott.ssa Ariadne Rossetti
La dott.ssa Ariadne Rossetti

Mi ha sempre colpita l’idea di poter contribuire e di poter fare qualcosa per la comunità in generale, nel piccolo ma anche nel grande. Con Carovana del Cuore ho scoperto che in realtà prendersi cura dell’altro è un po’ prendersi cura di sé. Mi si è aperto un mondo.

Ormai sono sei anni che partecipo a Carovana del Cuore. È un tempo per la sensibilizzazione, naturalmente, ma è anche un tempo per me: per conoscermi, incontrarmi attraverso gli occhi di tutte le persone, che un po’ mi rappresentano e che in un certo senso io rappresento. Ogni volta che torno a casa, cambia anche il mio modo di lavorare e aumenta il mio benessere, perché c’è uno scambio vero con le persone. Ogni volta torno arricchita.

Questo si riversa nelle persone che incontro nel mio lavoro, perché durante le mie giornate ascolto tante storie di vita, tante persone diverse. Più cose e più esperienze ho fatto nella vita, maggiore è la mia capacità di comprendere, capire, aiutare e sostenere gli altri.

Questa esperienza ha portato benefici sia alla tua professione sia alla tua vita personale?

Sicuramente negli anni, grazie anche a questa esperienza con Carovana del Cuore, sono diventata una persona migliore e anche una professionista migliore. Quest’anno per la prima volta è venuto anche il mio fidanzato. Abbiamo fatto questa esperienza insieme ed è stato bellissimo, perché adesso ci capiamo, adesso anche lui sa che cos’è. Non sono più servite le parole, perché ha capito anche lui che cosa significa svegliarsi tutti i giorni con un proposito. Questo obiettivo è, sì, per gli altri, per la sensibilizzazione, ma è anche tutto tuo: vai lì anche per te. Ed è bellissimo come andare lì per te porta a questi incontri magici che fai ogni volta, ogni ora, ogni minuto.

Hai qualche aneddoto sui momenti speciali che hai vissuto?

Ariadne RossettiNe avrei tantissimi. Una volta, per esempio, avevo vergogna di andare a parlare con le persone che pranzavano. Temevo di disturbarle. Mi sentivo bloccata.

Tuttavia, come gruppo di volontari noi abbiamo degli strumenti. Per esempio pratichiamo la tecnica della One Minute Meditation di Patrizio Paoletti. Ci fermiamo e meditiamo tutti insieme. Ti senti sempre sostenuto dalle altre persone che come te stanno facendo la stessa cosa e hanno lo stesso proposito, la stessa idea di sensibilizzare e di portarsi a casa anche un bagaglio di ricchezza personale.

Siamo insieme, si crea un collettivo, una squadra. Nei momenti più difficili, ci fermiamo un attimo e ci diciamo: “Ok, c’è tanta vergogna, ci sono tante emozioni, ma tu che cosa vuoi, come sei partita stamattina?”. Così, riorganizziamo le idee e facciamo il minuto di meditazione. Allora tante cose si liberano, tante paure si sciolgono e si placano.

Dopo la grande vergogna iniziale di quel giorno e la paura di disturbare chi pranza, entro in questo ristorante e parlo con le persone del primo tavolo, che mi accolgono con gioia e mi dicono di sì. Anche il secondo tavolo dice di sì: si coinvolgono e donano anche loro. Ad un certo punto ci giriamo e ci guardiamo, tra noi volontari: tutti i tavoli avevano tutti detto di sì e tutti portavano i braccialetti arancioni col nostro motto: Vivi appassionatamente.

Il proprietario mi ha detto: “Wow hai trasformato la mia sala: che cosa posso fare per voi?”. Alla fine, ha donato e ci ha anche offerto il pranzo. È stato bellissimo, è cambiata proprio tutta la narrazione, ma non solo la nostra narrazione di quello che stava accadendo, è cambiata la realtà fuori.

Anche quest’anno è successa una cosa speciale. Stavo per staccare per il pranzo, ma sentivo il desiderio di finire la mattinata con un bel sì. Inizio a parlare con qualche persona e mi giro perché mi sento chiamare: “Signorina, signorina!”. Un ragazzino di 14 anni mi stava rincorrendo con una banconota in mano. Mi dice che vuole partecipare anche lui per il benessere degli adolescenti, che mi aveva vista passare all’ombrellone accanto, dove c’era sua zia. Aveva ascoltato il discorso e voleva partecipare, contribuire e desiderava anche lui indossare il braccialetto arancione.

Un’altra volta ho incontrato una signora che aveva già il nostro braccialetto, ma completamente piatto e consumato: non si leggeva più la scritta. Mi ha detto che donava da dieci anni e alla fine sono stata proprio io a darle un nuovo braccialetto: un simbolo per rinnovare la missione di vivere appassionatamente.

Bellissime testimonianze di vera magia umana. Com’è la giornata tipo nella Carovana del Cuore?

Ci svegliamo tutti insieme, facciamo colazione, facciamo una pratica meditativa, magari anche con un pizzico di prefigurazione, condividiamo una lettura che ci sostiene nella giornata e che ci allinea a strumenti e risorse che porteremo con noi. Poi si parte. Ognuno ha il suo caposquadra che conosce bene la zona, ogni squadra ha la sua zona di riferimento. Nelle spiagge, ognuno ha la sua fila. Si vede quindi questo gruppo vestito di arancione che inonda la spiaggia e si muove e fluisce come se fosse un fiume.

Si sposta di ombrellone in ombrellone, insieme, perché si cerca di rimanere sempre vicini, mantenendo un ritmo comune, per potersi vedere, sostenere vicendevolmente. Ed è questo che fa la differenza: alziamo lo sguardo e vediamo che siamo tutti insieme, ognuno con la sua modalità, ognuno con la sua unicità. Però alla fine quello che stiamo facendo è una cosa sola. Ognuno di noi è importante, ognuno di noi può fare la differenza.

 


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Cosa significa per te lo slogan Vivi appassionatamente?

Carovana del CuoreVivere appassionatamente significa ricordarmi ogni giorno che sono viva e che è un giorno nuovo. Significa ricordarmi ogni giorno che ho una grande possibilità. E questo per me è molto importante.

Secondo te, che cosa spinge le persone a donare e indossare il braccialetto arancione?

Le persone sentono che c’è qualcosa di diverso e di speciale in quello che stiamo dicendo. Sentono che c’è una possibilità concreta di contribuire, vedono che esiste la speranza di un’unione, la possibilità di esserci, di far parte di questo tutto, perché non siamo soli. E quindi partecipano.

Hai ricordato che non siamo soli. Come professionista della salute mentale e della relazione d’aiuto, cosa pensi della solitudine e dell’isolamento al giorno d’oggi?

Oggi viviamo contesti e condizioni che ci portano sempre più spesso a sentirci isolati. Possiamo arrivare persino a sentire meno il bisogno e richiamo della relazione esterna. Però siamo esseri umani e, come tali, è della relazione che abbiamo bisogno. È grazie all’altro che io capisco chi sono, dove sono, quanto sono importante. Grazie alla collettività.

In questo periodo storico e contesto sociale, la solitudine dilaga. È molto più facile sentirsi isolati rispetto agli altri, oggi, perché siamo costantemente mediati dagli schermi, ma anche dalla prestazione: da quello che dovresti essere. Vedo che c’è tanta paura del giudizio e anche tanto bisogno di apparire in un modo conforme a quello che si deve essere, con un’esposizione maggiore al giudizio degli altri. Perché posti una foto, una storia e sei potenzialmente sotto i riflettori globali. Questo crea un’ansia da relazione.

E l’ondata arancione di Carovana del Cuore riporta l’attenzione sulla relazione di qualità?

Sì, rompe gli schemi. Va contro la corrente. Magari il primo atteggiamento di una persona che ci vede può essere di difesa. Non capisce cosa sta succedendo. Perché in fondo siamo spaventati dalla relazione, perché fondamentalmente tutti chiedono qualcosa. Quando capiscono che non vogliamo necessariamente qualcosa, ma che stiamo portando innanzitutto un sorriso e un messaggio, cambia tutto. E qualcuno desidera partecipare anche donando e indossando il nostro braccialetto.

Questo braccialetto diventa un simbolo: della relazione, dell’intesa, della cooperazione, dell’incontro autentico occhi negli occhi, di quello che in psicologia viene chiamato ascolto attivo, del “Ci sono davvero per te”. Le persone si sentono capite, si sentono viste. Ed ogni volontario ha il suo modo, la sua impronta per contribuire a diffondere il potere della relazione. Siamo tutti insieme ma diversi ed è questo che fa la ricchezza.

A chi consiglieresti questa speciale esperienza di volontariato con Carovana del Cuore?

La consiglierei proprio a tutti, perché veramente non c’è nessuno che non potrebbe giovarne. Anche il più introverso, anche la persona che si sente più arrabbiata o delusa, chiunque potrebbe veramente trarne giovamento. E la consiglierei a tutte le persone che hanno perso un po’ la speranza nella collettività, che hanno paura del no o che si sentono sole. Perché è veramente un’esperienza potente.

E poi la consiglierei a ogni adolescente, ai giovani adulti e anche agli anziani, perché Carovana del Cuore ti permette di cambiare prospettiva e di uscire un po’ anche dai drammi personali. Ognuno vive la situazione della propria vita nella condizione che gli è permessa e con i propri strumenti. Il dolore non è mai da sminuire. Ma proprio perché non è da sminuire, è importante mettersi nelle condizioni – anche a volte un po’ forzandosi – di aprire un angolo di prospettiva completamente diverso da quello che normalmente abbiamo della nostra vita.

Carovana del Cuore ti sposta, ti muove dalla routine, dalle tue condizioni, dalla tua storia. Ti porta alla storia di qualcun altro, alla storia di un’altra regione. E ti fa sentire utile. E tutti noi abbiamo bisogno di sentirci utili, di sentire che la nostra vita ha un senso, che è importante. Un’esperienza di volontariato lascia un segno, è un seme che fiorisce nel tempo.


Se hai piacere di partecipare alla Carovana del Cuore e alle attività di volontariato e sensibilizzazione di Fondazione Patrizio Paoletti, visita la pagina Cosa puoi fare. Ognuno di noi è importante e può fare la differenza.

 



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