
La voce di Magdalena: all’esame di terza media si parla di salute mentale
Prefigurare il Futuro e Fondazione Patrizio Paoletti nel dialogo tra studenti e insegnanti
Magdalena ha 13 anni e ha appena superato l’esame di terza media, con uno sguardo di ottimismo e speranza verso la nuova avventura delle superiori e la volontà di coltivare consapevolezza, fin dai banchi di scuola. La voce di Magdalena emerge chiaramente quando sceglie di dedicare, così, la sua tesina di completamento di questo ciclo scolastico alla salute mentale, all’importanza della prevenzione, del superamento dello stigma e ai protocolli psicoeducativi per promuovere il benessere psicologico, con particolare attenzione all’esempio di Fondazione Patrizio Paoletti. Ricordiamo insieme a lei le emozioni degli esami e l’importanza della salute mentale, fin da giovanissimi.
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ToggleLe risorse degli adolescenti: verso una rinnovata consapevolezza
In un contesto mediatico che a volte tende a sottolineare solo le sfide o i problemi dell’adolescenza, è fondamentale riconoscerne anche le importanti risorse, che si manifestano sotto molte forme, come l’entusiasmo, la speranza, l’impegno, la crescente autoregolazione e lo spirito critico.
Magdalena è una ragazza di 13 anni, che sta vivendo e attraversando, come i suoi compagni, le grandi emozioni del passaggio tra le scuole medie inferiori e quelle superiori, compresa una naturale preoccupazione del domani. Ma in lei, come in molti suoi coetanei, germoglia più forte la speranza e mette radici una rinnovata consapevolezza dell’importanza del nostro impegno per la costruzione di una salute globale, che comprende il benessere psicologico.
Ascoltiamo la sua voce fresca, che testimonia come l’adolescenza sia anche il tempo della scommessa sulla vita, sull’insieme, sul bene condiviso, che include persone, comunità e ambiente, sul superamento degli ostacoli attraverso l’ascolto interiore, l’introspezione, il potere dell’amicizia, il contrasto all’isolamento, l’orientamento e allineamento di emozioni, pensieri e azioni.
Hai scelto di approfondire il tema della salute mentale all’esame. C’è qualche episodio che ha ispirato questa tua decisione?
Quest’anno una nostra compagna di classe non si è sentita molto bene a livello psicologico. Verso la metà dell’anno ha cominciato a fare molte assenze a scuola: lei non veniva e noi ci preoccupavamo. Fino a che un giorno abbiamo scoperto che purtroppo faceva autolesionismo, quando stava male. La sua migliore amica le è sempre stata vicina e anche noi siamo poi riusciti a prendercene cura, a darle un supporto. Lei adesso sta molto meglio e mi sembra proprio contenta, felice. L’esperienza di averla vista star male e poi riprendersi è una delle ragioni per cui ho voluto contribuire a sensibilizzare su questo tema della salute mentale, portandolo all’esame.
Come hai scelto di trattare questo importante argomento della salute mentale?
Ho deciso di parlare dell’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030, che si propone di garantire una vita sana e promuovere per tutti un completo benessere, ossia la salute globale, che include la salute mentale. Approfondendo l’importanza di garantire l’accesso ai servizi di assistenza e supporto per le persone con disturbi mentali, ho introdotto anche la storia della salute mentale. Ho anche parlato di suicidio giovanile, tramite il film del “Ragazzo dai pantaloni rosa”. E poi ho presentato l’esempio di Fondazione Patrizio Paoletti e, in particolare, il suo progetto Prefigurare il Futuro, che aiuta gli adolescenti di oggi, tramite un percorso gratuito che offre strumenti educativi basati sulle più recenti ricerche psicologiche e neuroscientifiche.
Come pensi sia andata e come hanno reagito i tuoi professori a questo tema?
I professori sono stati molto interessati e vorrebbero anche approfondire il contatto con Fondazione Patrizio Paoletti per portare Prefigurare il Futuro nella nostra scuola. Sono anche andati a vedere il sito del progetto, per saperne di più. Io ho ricordato che Prefigurare il Futuro è un progetto accreditato al MIUR e che nasce per rispondere all’emergenza educativa che sta colpendo proprio la nostra fascia d’età, quella degli adolescenti e dei preadolescenti. E ho sottolineato come il programma vuole potenziare le risorse positive individuali, allo scopo di incrementare la nostra resilienza e trasformare il dolore in opportunità di crescita, potenziare il modo in cui gestiamo le nostre emozioni e migliorare le nostre capacità di comunicazione.
Penso sia andata molto bene, i professori mi hanno fatto diverse domande, anche riguardo a come penso si possa affrontare l’argomento a scuola, o come possiamo aiutarci tra noi giovani ad avere una buona salute mentale. Ho anche creato un cartellone illustrativo, dove ho inserito un po’ di dati sulla salute mentale, anche ritagliando estratti dai numeri di Appassionatamente, il periodico cartaceo di Fondazione Patrizio Paoletti, per affrontare il tema del suicidio, del bullismo o del dialogo sulla salute mentale alla Camera dei Deputati.
Come ti sei sentita a parlare di salute mentale?
Io mi sono sentita molto fiera, consapevole di quello che stavo facendo, nel senso che ero contenta e fiera di riuscire a trasmettere delle tematiche che, alla fine, un po’ tutti tendiamo a ignorare tutti i giorni, ma che sono veramente importanti. Quindi ero anche felice che non fosse proprio una solita tesina, ma che portasse un valore reale per la nostra vita quotidiana.
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Come hai vissuto, in generale, questo importante periodo di esami e di passaggio?
Per prepararci all’esame c’è stata un po’ di emozione, all’inizio, però io ho capito fin da subito che volevo portare questo argomento della salute mentale. Quindi avevo già cominciato a prepararlo, sapevo già di cosa dovevo parlare e quindi diciamo che ero abbastanza tranquilla. Però ovviamente prima dell’esame eravamo tutti un po’ agitati, soprattutto un paio d’ore prima. Però abbiamo affrontato tutti bene questo momento, tranquillamente, perché siamo stati rassicurati dai professori.
I professori vi sono stati di aiuto, quindi?
Sì, molti professori ci hanno rassicurato e le persone che hanno fatto l’esame prima di noi ci hanno detto di stare tranquilli, perché alla fine sono i nostri professori che ci conoscono e ci vogliono aiutare. Quindi abbiamo affrontato l’esame, direi, abbastanza bene. Ed è stata una bella esperienza. Anche a casa, i miei genitori mi hanno aiutata a stare tranquilla, ricordandomi che le cose le so e che devo solo fare mente locale prima di entrare ed esporre quello che so.
Siete riusciti a supportarvi anche tra compagni di classe?
Sì, prima dell’esame ci siamo parlati dei collegamenti che dovevamo fare, ci siamo un po’ confrontati e poi siamo entrati all’esame gli uni degli altri, in modo da poterci supportare. Visto che si possono invitare le persone all’esame, abbiamo invitato i nostri compagni, così avevamo anche un supporto per stare più tranquilli. Poi, dopo l’esame, ci scrivevamo come è andata, cosa è successo. Ci siamo supportati standoci vicino.
Dopo questa bella e importante esperienza, che piani hai per il prossimo futuro?
Adesso vorrei sicuramente rimanere in contatto con i miei compagni di classe, perché con alcuni ci sono proprio dei legami forti e, anche se cambiamo scuola e andremo in scuole diverse, spero di rivederli ogni tanto. Per quanto riguarda la nuova scuola che adesso comincerò a settembre, desidero stare tranquilla, voglio portare con me quello che ho imparato finora, le miei idee e continuare ad aumentare il mio sapere alle scuole superiori.
In bocca al lupo a tutti gli studenti
Fondazione Patrizio Paoletti fa un grande in bocca al lupo a Magdalena e a tutti i suoi compagni e coetanei che si apprestano a godersi una meritata pausa estiva, per poi ricominciare con entusiasmo e curiosità una nuova avventura formativa. Un saluto grato va anche a tutta la comunità educante – genitori, pedagogisti, psicologi, educatori, insegnanti – con l’augurio di essere sempre più consapevoli della centralità dell’educazione, che è la prima prevenzione e lo strumento più potente per migliorare il nostro mondo e la nostra vita.
Buon inizio d’estate a tutti gli educatori, ovvero a noi tutti, perché tutti siamo “educatori”, nel senso che educhiamo chi ci sta vicino con le nostre parole, pensieri e soprattutto azioni. Che possiamo esserne sempre più consapevoli e vivere e aiutare a far vivere una vita sempre più piena e felice.
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