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Quanto siamo sensibili alle stagioni?

Emozioni e comportamenti prosociali, sessuali e alimentari nella ruota dell’anno

Anche noi siamo sensibili alle stagioni, come molti altri esseri viventi, che rispondono al variare della luce e delle temperature, con cambiamenti da un punto di vista fisiologico e comportamentale. Tuttavia, l’impatto della ruota delle stagioni sulla nostra psiche è sottovalutato, in un’illusoria lontananza dalla natura, in cui invece siamo immersi e di cui facciamo parte.

L’Homo temporus

Uno studio pubblicato quest’anno su Perspectives on Psychological Science introduce il concetto di Homo temporus, per descrivere quella condizione umana di cambiamento stagionale, che si traduce in fenomeni affettivi, cognitivi e comportamentali. Molte sono le cause dell’influenza delle stagioni sulla psiche, che i ricercatori annoverano insieme ai diversi effetti nella nostra vita quotidiana.

L’effetto delle stagioni

Le stagioni influenzano la nostra psiche e i nostri comportamenti soprattutto attraverso i cambiamenti delle ore di luce, dell’intensità del sole, del calore e delle precipitazioni. Per esempio, la produzione di serotonina, l’ormone del buonumore, è influenzata dalla luce solare, con picchi maggiori in estate, nel nostro emisfero. Le stagioni influenzano il nostro stato psicologico anche indirettamente: il forte caldo, per esempio, ci rende più intolleranti, ostili e giudicanti, proprio a causa del disagio fisico dovuto al calore.

Un letargo umano

Durante i mesi invernali, invece, quando le giornate si fanno più brevi e fredde, non è raro sentirsi un po’ giù di tono, magari anche preda di malinconia e Christmas Blues. Per alcuni persone, tuttavia, i cambiamenti stagionali comportano sfide più gravi per la salute mentale. È questo il caso del disturbo affettivo stagionale o SAD, che presenta un andamento ciclico, ricorrendo soprattutto nei mesi autunnali e invernali, e che solitamente differisce dalla depressione tradizionale. Secondo uno studio del 2022, alcuni sintomi della SAD ricorderebbero una strategia per risparmiare energia: aumento dell’alimentazione e del sonno, diminuzione della produttività e deficit cognitivi. La SAD, secondo gli autori, potrebbe essere interpretata come una sorta di “letargo umano”, in risposta ai rigidi tempi invernali.

Stagioni ed emozioni

Forme più lievi di “letargo” sembrerebbero coinvolgere una larga parte della popolazione, senza raggiungere tuttavia la dimensione di disagio psicologico della SAD. Lo dimostra, per esempio, un recente studio britannico sui contenuti dei tweet. Dalla ricerca emerge che in inverno vivremmo un picco di tristezza, mentre l’ansia sarebbe più caratteristica della primavera e dell’autunno. Già nel 1979, tuttavia, la primavera è stata riconosciuta come la stagione mediamente più felice, al di là dell’ansia. Estati particolarmente torride aumenterebbero invece i comportamenti aggressivi e la violenza collettiva, secondo uno studio pubblicato dal Cambridge University Press nel 2022, anche in forme semplici o banali, come suonare il clacson ai semafori e urlare maggiormente agli stadi.

La stagione dell’amore

La stagione dell’amore viene e va, come cantava il Maestro Battiato, e così sembrerebbe effettivamente per l’essere umano. Per esempio, la nostra “prima volta” tenderebbe a succedere più agli inizi dell’estate oppure durante le feste di Natale, secondo uno studio del 2002. I risultati sarebbero compatibili con una più recente analisi del 2013, che rileva picchi di ricerche online su temi inerenti alla sessualità in inverno e all’inizio dell’estate. Di fronte ai dati, i ricercatori sottolineano l’opportunità di programmare progetti o campagne di educazione sessuale anche in relazione a questa ciclicità, per ottimizzare l’impatto degli interventi.

Le preferenze di colori

Persino le preferenze estetiche sembrerebbero influenzate dalle stagioni. Secondo la teoria della valenza ecologica, dietro ogni colore c’è una storia e associazioni con ricordi, emozioni e oggetti, che varierebbero durante il ciclo annuale. In uno studio longitudinale del 2017, per esempio, emerge che il giallo piacerebbe di meno in inverno e di più in autunno, perché associato alle splendide sfumature degli alberi in quel periodo, in una sorta di empatia uomo-natura.

L’inverno prosociale

Il cuore dell’inverno sembra il periodo dove l’essere umano tende a comportarsi in maniera più prosociale, con un aumento della beneficenza e delle donazioni, raccontato in uno studio sull’altruismo stagionale sul Journal of Economic Behavior & Organization. Seppure le cause di questo picco di solidarietà siano da associare anche alle tradizioni culturali del Natale, i ricercatori trovano interessanti parallelismi nel mondo animale, per esempio nell’arvicola dei prati orientali, un piccolo roditore i cui esemplari femminili, in particolare, dimostrano un comportamento prosociale maggiore in inverno.

Tra natura e Natale

In questa parte di mondo, l’essere umano ha costellato tutto l’inverno di festività, proprio perché stringersi insieme e aiutarsi, per passare i mesi più rigidi, fa parte della nostra cultura e natura sociale, che è modulata dalle stagioni. Raccogliersi nelle stalle per raccontare e ascoltare storie era per i nostri vecchi e antenati il modo per superare la paura del buio, della scarsità di cibo e del freddo, scaldandosi insieme, uomini e animali. L’inverno è quel tempo in cui aiutarsi vicendevolmente significa tutelare tutto il gruppo, la comunità e la vita, in attesa di una primavera condivisa e raccolte generose.

Riscoprirci “stagionali” è contribuire a onorare la nostra natura, riscoprendola un pochino più vicina all’epico viaggio dei salmoni, al letargo dell’orso e al volo delle oche selvatiche, che descrivono una freccia nel cielo, migrando verso il miglioramento, insieme. L’inverno racconta della saggezza antica che sa che il vero bene è condiviso e che donare è sempre un mettere in circolo, dove tutto ritorna, passa e ritornerà ancora.

 

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Bibliografia
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Sitografia
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