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Epigenetica della violenza sulle donne

Le cicatrici sul DNA, i fattori di rischio a lungo termine

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, riflettiamo sugli effetti a lungo termine dell’abuso, che passano anche per il DNA. La violenza di genere è un problema di salute globale, nonché uno dei maggiori fattori di rischio di morbilità e morte precoce per le donne e ragazze di tutto il mondo, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le donne vittime di violenza non solo sperimentano un gravissimo trauma psicofisico, ma hanno il doppio o addirittura il triplo di probabilità di sviluppare problemi di salute nel lungo periodo, attraverso meccanismi epigenetici che influenzano il genoma.

I numeri della violenza sulle donne

La violenza di genere è una vera pandemia: secondo i dati Istat, in Italia il 31,5% delle donne, quasi una su tre, ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza, fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici, mentre il 62,7% degli stupri sono commessi dai partner. In particolare, il 26% delle donne subiscono volenza psicologica o economica dal partner attuale e il 46% da parte di un ex partner. Le donne divorziate subiscono violenza fisica o sessuale addirittura nel 50% dei casi.

Epigenetica della violenza

Lo studio pilota Epigenetics for WomEn-EpiWE, iniziato nel 2016, studia la violenza come un fattore socio-ambientale negativo, in grado di influenzare e modificare la funzionalità del nostro genoma, tramite modificazioni epigenetiche. Il maltrattamento non colpisce solo il corpo e la psiche nel breve periodo, ma lascia “cicatrici” anche sul DNA. Questo conserva la “memoria della violenza”, tracciata attraverso marcatori epigenetici correlati al disturbo da stress post traumatico.

Lo studio, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Università di Milano e la Fondazione Cà Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ha scoperto che nelle donne vittime di violenza tre geni coinvolti nello sviluppo e nella plasticità cerebrale risultano ipermetilati, ossia espressi in maniera differente. Sul lungo periodo, l’ipermetilazione può dare origine a una malattia, diventando un fattore di rischio per patologie croniche.

Le modifiche epigenetiche causate dalla violenza agiscono sul genoma, minacciando la salute globale della donna, ma sono anche in grado di essere trasmesse ai figli, col rischio di ingenerare una catena di dolore e rischio patologico, che passa attraverso le generazioni.

Epigenetica e prevenzione

L’epigenetica può giocare un nuovo importantissimo ruolo nella prevenzione, sia per limitare l’insorgenza a lungo termine degli effetti negativi della violenza sulla salute della donna, sia per proteggere le nuove generazioni da un’eredità di dolore e rischio per la salute.

Nel convegno Epigenomica della violenza sulle donne, tenutosi il 25 ottobre, Simona Gaudi, coordinatrice di Epigenetics for WomEn-EpiWE, ha affermato: “Quello che stiamo dimostrando a livello territoriale è che la violenza influisce sulla salute del genoma in un modo tale che i suoi effetti a volte si manifestano 10-20 anni dopo”. Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone, ha sottolineato quindi l’importanza di estendere la ricerca per perfezionare approcci terapeutici e preventivi sempre più efficaci: “Questo lavoro transdisciplinare ha come obiettivo principale quello di proporre una serie di strategie innovative e/o d’interconnessione per garantire alla donna che ha subito violenza un’assistenza di lungo periodo così da contrastare e limitare l’insorgenza di patologie croniche e non trasmissibili che potrebbero avere origine proprio dal trauma subito”.

Il lavoro multidisciplinare e le banche dati sulla violenza

Per implementare strategie di presa in carico precoce ed efficace nonché di prevenzione, sarà necessario un lavoro sinergico tra i Pronto Soccorso, i centri antiviolenza e le case rifugio, con un approccio multidisciplinare che integri clinica, ricerca scientifica, analisi statistica e assistenza territoriale. Una nuova fase dello studio multicentrico prevede ora il coinvolgimento di cinque Regioni italiane, all’interno delle quali le donne saranno invitate a donare un campione biologico per proseguire la ricerca, tramite dei prelievi di sangue, follow-up e una raccolta di dati tramite intervista.

Già nel 2019 è nata la “Banca dati sulla violenza di genere”, che permette un’analisi integrata e dettagliata dei flussi sanitari provenienti dai dati dei Pronto Soccorso (PS), dell’assistenza in Emergenza-Urgenza (EMUR) e delle Schede di Dimissioni Ospedaliere (SDO), in aggiunta alle Cause di Morte (CdM). La banca dati è un punto di partenza fondamentale per analisi epidemiologiche e lo studio della connessione tra violenza e insorgenza precoce di patologie non trasmissibili a lungo termine, per una prevenzione e trattamento personalizzati e di precisione.

La centralità dell’educazione

Anche di fronte alle nuove scoperte sull’impatto a lungo termine della violenza, risulta evidente l’urgenza e la necessità di investire nell’educazione come prima prevenzione contro abusi e maltrattamenti. È fondamentale educare fin dall’infanzia e dall’adolescenza al rispetto dell’altro e della sua libertà come elemento essenziale di ogni relazione, che in nessun modo può tradursi in possesso o violenza. Per farlo, è necessario investire nello sviluppo dell’intelligenza emotiva, con progetti come Prefigurare il Futuro di Fondazione Patrizio Paoletti, volto a fortificare le competenze emotive e relazionali degli adolescenti, come l’empatia, l’autoregolazione, l’ascolto e la resilienza.

L’educazione cambia le menti, orienta il pensiero, le emozioni e il comportamento, rende più consapevoli dei nostri diritti e potenzialità, per costruire un futuro migliore a partire da qualsiasi primo e prezioso passo, dove anche la felicità ha una traccia epigenetica, da trasmettere alle nuove generazioni.

    Non temere mai di chiedere aiuto!

    Tutti i contenuti di divulgazione scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti sono elaborati dalla nostra équipe interdisciplinare e non sostituiscono in alcun modo un intervento medico specialistico. Se pensi che tu o qualcuno a te vicino abbia bisogno dell'aiuto di un professionista della salute mentale, non esitare a rivolgerti ai centri territoriali e agli specialisti.

 


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

Sitografia
  • https://www.epicentro.iss.it/ambiente/epigenetica-violenza-di-genere#:~:text=Numerosi%20studi%20hanno%20evidenziato%20la,modificazione%20dell’espressione%20dei%20geni.
  • https://www.istat.it/statistiche-per-temi/focus/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/il-numero-delle-vittime-e-le-forme-di-violenza/
  • https://www.stat.unipd.it/sites/stat.unipd.it/files/Presentazione-28febb-Cortese-estesa.pdf
  • https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?lingua=italiano&id=4498&area=Salute%20donna&menu=societa#:~:text=nel%20periodo%201%20gennaio%20%E2%80%93%207,le%20donne%20uccise%20furono%2034)
  • https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Comunicati/Perche-la-salute-e-collegata-alla-condizione-socio-economica-Il-ruolo-dell-epigenetica
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