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Psicologia Comunitaria in Fondazione Patrizio Paoletti

Centri territoriali per la salute globale e psicologia comunitaria

L’integrazione tra individuo, contesto e comunità.

All’interno dei nostri progetti territoriali, l’analisi dei bisogni rilevati nella popolazione in età evolutiva e nei loro adulti di riferimento ha evidenziato la necessità di attivare interventi psicologici ispirati all’approccio della psicologia di comunità. Questo orientamento consente di superare i limiti del tradizionale setting clinico. Favorendo così l’integrazione degli interventi psicologici nei contesti di vita quotidiana e all’interno delle reti relazionali e sociali del territorio. In questa cornice, l’intervento psicologico assume una funzione di promozione del benessere psicosociale attraverso prossimità relazionale e partecipazione attiva. Lo psicologo non opera più in uno spazio separato, ma agisce nei luoghi della quotidianità. E contribuisce alla costruzione di ambienti sicuri, inclusivi e favorevoli allo sviluppo di competenze emotive, relazionali e sociali. Si afferma così una visione ecologica dell’intervento, basata sull’integrazione tra individuo, contesto e comunità.

La psicologia comunitaria applicata ai progetti territoriali

Un elemento cardine di questo modello è rappresentato dai nostri Centri Territoriali per la Salute Globale. Al loro interno operano anche gli Spazi di Ascolto Psicologico. Si tratta di presìdi di prossimità, stabili e accessibili, pienamente integrati nel tessuto urbano e sociale dei quartieri. I centri offrono interventi psico-socio-educativi gratuiti, agendo in sinergia con le associazioni locali, i servizi sociali e i servizi del sistema sanitario territoriale. Per rispondere in modo coordinato e multidimensionale ai bisogni della comunità.

Gli Spazi di Ascolto Psicologico, in particolare, sono progettati per accogliere situazioni di disagio emotivo e relazionale, offrendo un primo livello di supporto psicologico. E attivando, quando necessario, percorsi di orientamento e invio verso i servizi specialistici. Attraverso un approccio basato sull’ascolto attivo, la prossimità e la costruzione di alleanze educative, favoriscono l’emersione precoce del disagio, la comprensione dei bisogni e la messa in rete delle risorse territoriali.

Questi spazi si configurano come dispositivi flessibili, capaci di adattarsi alle caratteristiche e alle dinamiche del contesto in cui sono inseriti, con l’obiettivo di ridurre le barriere di accesso al supporto psicologico e rafforzare la capacità della comunità di rispondere alle situazioni di fragilità. In questo modo, contribuiscono alla diffusione di una cultura della salute mentale accessibile, partecipata e orientata alla prevenzione.

Un aspetto qualificante dellintervento è proprio la sua valenza preventiva, rivolta all’intercettazione precoce dei segnali di disagio, alla promozione dell’inclusione sociale e al rafforzamento delle risorse individuali, familiari e comunitarie. L’obiettivo è prevenire l’aggravarsi delle situazioni di vulnerabilità, sostenendo le persone nei contesti di vita quotidiana prima che il malessere si strutturi o evolva in forme più complesse.

Tuttavia, nei casi di disagio cronicizzato a causa di interventi di cura tardivi o non adeguati, gli Spazi di Ascolto Psicologico assumono un ruolo cardine nella presa in carico della persona offrendo orientamento e fungendo da ponte verso i servizi territoriali specializzati, pubblici e privati, in grado di sostenere i percorsi di cura in modo interdisciplinare.

Si configurano come una cerniera relazionale tra i bisogni delle persone e le risposte individualizzate, promuovendo un continuum di prevenzione, ascolto, intervento e riabilitazione.

Descrizione scientifica della psicologia comunitaria applicata ai nostri progetti

La psicologia comunitaria è un orientamento applicativo della psicologia che si fonda sul superamento del modello clinico tradizionale, orientandosi verso un approccio ecologico-sistemico che considera la persona all’interno dei suoi contesti di vita. In questa prospettiva, la salute mentale non è più intesa solo come assenza di sintomi, ma come benessere relazionale, affettivo e sociale, costruito quotidianamente nei luoghi dell’educazione, dell’abitare e della partecipazione collettiva.

Lo psicologo di comunità opera secondo il modello bio-psico-sociale, promuovendo la salute mentale attraverso interventi precoci, prossimità, empowerment e attivazione delle risorse individuali e collettive. L’intervento si svolge in spazi accessibili e condivisi, riducendo le barriere d’accesso e lo stigma associato ai servizi psicologici tradizionali.

Cosa fa lo psicologo di comunità

  • Previene e intercetta precocemente il disagio psicologico e le difficoltà evolutive, attraverso la partecipazione attiva ai laboratori scolastici ed extrascolastici. Osserva le dinamiche di gruppo ed individuali, supporta gli educatori, collabora all’identificazione di strategie psico-educative individualizzate e facilita la regolazione emotiva e relazionale dei minori coinvolti.
  • Gestisce lo Spazio di Ascolto Psicologico, offrendo colloqui brevi e orientativi a minori, adulti e famiglie. Questi incontri hanno una funzione preventiva e di contenimento e, se necessario, permettono l’invio a servizi specialistici (NPIA, consultori, psicoterapia, ecc.). Non si tratta di percorsi terapeutici, ma di uno snodo fondamentale per garantire continuità di cura e accessibilità.
  • Lavora in sinergia con i Servizi Sociali di riferimento dei nuclei familiari in carico, facilitando il coordinamento degli interventi integrati e il dialogo tra operatori sociali, utenti e caregiver familiari, al fine di garantire risposte mirate e continuative ai bisogni delle persone.
  • Partecipa alle supervisioni educative dell’équipe, contribuendo all’elaborazione condivisa dei casi complessi, alla riflessione sulle dinamiche di gruppo e al sostegno emotivo degli operatori, in un’ottica di prevenzione del burnout e di coerenza progettuale.
  • Incontra le famiglie dei minori coinvolti nei progetti offrendo ascolto e supporto in merito alle sfide quotidiane dell’arte genitoriale e condividendo aspettative e obiettivi comuni in un’ottica di alleanza educativa.
  • Contribuisce alla progettazione educativa e alla valutazione d’impatto, in particolare per quanto riguarda la rilevazione dei cambiamenti sul piano psico-sociale e relazionale. Collabora alla definizione di indicatori qualitativi e quantitativi per monitorare i processi di benessere e coesione.
  • Mappa e attiva la rete dei servizi territoriali, fungendo da figura ponte tra i bisogni emersi nei contesti educativi e le risorse disponibili sul territorio, promuovendo inoltre convenzioni con i servizi sanitari accreditati e facilitandone l’accesso.
  • Favorisce l’integrazione sociosanitaria, come previsto dal Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030, contribuendo alla costruzione di comunità curanti.

Perché la psicologia comunitaria è un approccio strategico

L’approccio comunitario risponde alle sfide contemporanee della salute mentale, in particolare nei contesti di vulnerabilità socio-educativa in cui i nostri progetti sono attivi.

In linea con le più recenti indicazioni dellOMS e del Piano dAzione Nazionale per la Salute Mentale, agisce sui determinanti psicosociali, povertà educativa, isolamento sociale, disuguaglianze, modelli disfunzionali, promuovendo benessere, resilienza e senso di appartenenza.

L’intervento psicologico, in questa prospettiva, non si limita alla cura individuale, ma attiva risorse e sviluppa competenze: promuove le abilità emotive e relazionali, rafforza il ruolo educativo degli adulti, consolida i legami familiari e sociali, e favorisce la creazione di ambienti educativi accoglienti, sicuri e trasformativi.


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Centri territoriali per la salute globale

Negli ultimi anni, le nostre progettualità territoriali si sono orientate verso modelli di intervento integrati, capaci di rispondere in modo sistemico alle fragilità sociali, educative e relazionali che attraversano i contesti urbani ad alta complessità.

L’isolamento, in particolare tra adolescenti e giovani adulti, si manifesta come perdita di legami significativi, ritiro dalle reti sociali e difficoltà nella costruzione dell’identità relazionale. È oggi riconosciuto come uno dei principali fattori di rischio per la salute mentale. Tali condizioni, documentate a livello locale e nazionale, aumentano il rischio di disagio emotivo, abbandono scolastico, comportamenti a rischio e progressiva disconnessione dal tessuto sociale.

Le nostre progettualità, in risposta a questi bisogni complessi, si strutturano come interventi integrati, multidisciplinari e multi-attore, in cui educazione, salute e cittadinanza attiva si connettono sinergicamente per generare processi concreti di cambiamento individuale e collettivo.

In questo scenario, la psicologia comunitaria rappresenta un dispositivo essenziale per la promozione della salute mentale, la coesione sociale e l’attivazione delle risorse locali. Il contesto è segnato da determinanti psicosociali sfavorevoli: povertà educativa, disuguaglianze strutturali, isolamento sociale, vulnerabilità familiare, carenza di servizi e spazi di aggregazione.

La figura dello psicologo di comunità assume un ruolo strategico, accanto a educatori, pedagogisti e maestri d’arte, contribuendo a spostare il baricentro dell’intervento psicologico dal setting clinico tradizionale ai contesti reali di vita: scuole, spazi aggregativi, servizi educativi, quartieri.

Si tratta di un cambiamento culturale e operativo profondo, in piena coerenza con le più recenti linee guida nazionali e internazionali — come il Piano d’Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030 — che pongono al centro prossimità, prevenzione, lavoro di rete e corresponsabilità come principi guida di una nuova salute mentale, più accessibile e partecipata.

Gli obiettivi degli interventi di psicologia comunitaria nei nostri progetti

Gli interventi di psicologia comunitaria nei nostri progetti mirano a:

  • Promuovere la salute mentale come bene collettivo, non riducibile alla sola assenza di patologia;
  • Costruire contesti educativi e relazionali sicuri, in cui le persone possano esprimersi, riconoscersi e sviluppare competenze;
  • Contrastare lo stigma e le barriere d’accesso ai servizi psicologici, attraverso presidi leggeri, integrati e accessibili;
  • Sostenere la funzione educativa degli adulti di riferimento — genitori, educatori, insegnanti — favorendo alleanze educative diffuse;
  • Generare processi trasformativi e partecipati, valorizzando le risorse già presenti nei territori attraverso il lavoro di rete.

In sintesi, la psicologia comunitaria rappresenta un’infrastruttura immateriale ma cruciale delle progettualità territoriali orientate al benessere, alla giustizia sociale e alla rigenerazione dei legami. Non si tratta solo di portare lo psicologo sul territorio, ma di ripensare l’intervento psicologico come processo collettivo, che abita i luoghi, accompagna le transizioni e sostiene le comunità nel prendersi cura di sé stesse.

La dott.sa Marta Ferranti, Psicologia di Comunità presso il progetto BellaLAB, commenta:

In un progetto che lavora sia sull’individuo che sul contesto e che si caratterizza per essere presente in un territorio specifico e ben connotato, è utile applicare la lente di lettura della psicologia di comunità, che si caratterizza come interfaccia tra la sfera individuale e quella collettiva. La psicologia di comunità eredita dalla psicologia clinica l’atteggiamento di aiuto rivolto al cambiamento e l’attenzione al caso particolare. Daniel Lagache scriveva (1979) che lo psicologo deve imparare ad avvicinare gli esseri umani e a farli esprimere interessandosi a loro in quanto portatori di un problema. A questo unisce, però, l’idea che l’essere umano è un soggetto attivo e in constante interscambio con il mondo, per questo i problemi umani vanno considerati anche nella loro natura oggettiva e sociale. Se l’ambiente e i fattori sociali, quindi, hanno un ruolo rilevante nel determinare stili di vita e comportamenti, ciò vale anche nell’ambito della salute mentale; per questo è importante affrontare il disagio psichico in un’ottica non solo di cura ma anche di prevenzione, attraverso la promozione di migliori condizioni di vita. Inoltre è necessario, secondo questo modello, lavorare sulle situazioni critiche considerandole fasi transitorie da cui l’individuo può uscire grazie all’attivazione di risorse idonee e sufficienti, ponendo particolare attenzione alle risorse sociali. Questo discorso non vale solo per l’utente ma anche per gli operatori, che per accrescere le proprie risorse e competenze possono creare sia collaborazioni multidisciplinari con altri professionisti sia ampliare la conoscenza dei soggetti presenti sul territorio. La psicologia di comunità custodisce in sé l’idea che deve essere essa stessa ad andare verso i problemi umani che si manifestano nel contesto sociale piuttosto che restare in attesa che questi arrivino da lei.

    Non temere mai di chiedere aiuto!

    Tutti i contenuti di divulgazione scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti sono elaborati dalla nostra équipe interdisciplinare e non sostituiscono in alcun modo un intervento medico specialistico. Se pensi che tu o qualcuno a te vicino abbia bisogno dell'aiuto di un professionista della salute mentale, non esitare a rivolgerti ai centri territoriali e agli specialisti.



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Bibliografia
  • Amerio, P. (2000) Psicologia di comunità. Il Mulino, Bologna
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