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A Sanremo Cristicchi canta la cura dei genitori

Neurodegenerazione e il potere della relazione umana sul palco dell’Ariston

Al Festival di Sanremo si riflette sull’invecchiamento, sul declino fisico e cognitivo, ma soprattutto sulla cura come preziosa opportunità di intimità e relazione, grazie al brano di Simone Cristicchi. “Quando sarai piccola” è una canzone agrodolce, che racconta con delicata visionarietà il dramma di vedere invecchiare i nostri genitori e, al contempo, il potere gentile della resilienza. La canzone tratta il capovolgimento dei ruoli, il senso di smarrimento che provano i figli e l’infinita capienza dell’amore.

I genitori che diventano “piccoli”, lo smarrimento dei figli

Quando sarai piccola è una canzone coraggiosa, che mette in musica le emozioni e i sentimenti di chi ha provato la dolorosa esperienza di assistere all’invecchiamento di un genitore, al suo declino fisico e cognitivo, alla neurodegenerazione. Le lacrime scendono copiose tra il pubblico di Sanremo, che si alza in piedi per applaudire o si stringe sul divano con un nodo alla gola. Ma anche un sorriso, perché Quando sarai piccola è un inno soprattutto agli affetti e all’amore, che ci rende resilienti e ci aiuta a superare le difficoltà e le paure più grandi.

Cristicchi mette a disposizione la sua sensibilità artistica e anche la sua esperienza di figlio, che ha visto la madre Luciana essere colpita, a 63 anni, da un’emorragia cerebrale, dalla quale non si è mai completamente ripresa.

Il racconto della neurodegenerazione

C’è molta nuda e dignitosa verità nei versi della canzone, come il “gioco” di ricordare il numero dei figli con la madre anziana: quale figlio non teme proprio quel momento, in cui il genitore non lo ricorda più? Cristicchi confessa la tattica di tutti: “Ti ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai”.

C’è la frustrazione, la rabbia e la fatica del provare a sostenere un fisico che, pian piano, si fa fragile e si indebolisce e la sfida di completare le frasi, che non escono più chiare e fluide, come può accadere nella malattia di Alzheimer o nel Parkinson.

Soprattutto, c’è il tentativo di provare a cambiare punto di vista, in una nuova narrativa funzionale di resilienza, in cui si sceglie di provare a vedere il proprio genitore quasi come un bambino, quando è tempo di prendersene cura, per rispondere all’amore con l’amore. E no, certo, non è una bambina questa mamma, il figlio lo sa bene. È una donna con un passato che immaginiamo luminoso, una fede al dito, ricordi che si fanno più trasparenti. È una mamma con un figlio che la ama immensamente e che riesce a vincere la tentazione della disperazione, per trasformare la sconfitta in un’opportunità di crescita e di evoluzione, nell’intimità della cura.

Il secondo ritornello testimonia la maturazione del pensiero e dell’intelligenza emotiva, con l’attenzione che si sposta sempre di più verso il bene dell’altro e meno verso la ricerca di una rassicurazione: “Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai”. Ci ricorda che si diventa grandi solo nel supporto agli altri, in primis a chi ci ha aiutati a crescere, sulla strada della tenerezza.

La paura della morte, il dono del presente

Il finale sancisce dolcemente il trionfo dell’affetto e della cura persino sulla paura della morte. L’amore accetta, così, la cornice metaforica e la possibilità di comunicare le verità, solo nel modo e nella misura migliore per l’altro, perché l’amore è la più grande verità:

Ti stringerò talmente forte
Che non avrai paura nemmeno della morte
Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte.
Adesso è tardi, fai la brava. Buonanotte.

Col pensiero alla brevità della vita, il ritornello è un appello a fare tesoro del momento presente, come un dono da abbracciare: “È ancora un altro giorno insieme a te!”. Il presente è il tempo prezioso del restituire l’affetto, del ritrovare la dimensione profonda, verticale e altissima che solo l’amore garantisce, riavvolgendo il nastro del tempo in un unico cerchio infinito, dove passato e futuro si incontrano, dando un senso alla nostra vita.



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La musica, l’arte e il benessere psicologico

Nel videoclip di Quando sarai piccola appaiono due altalene, dove madre e figlio dondolano sorridendosi, scambiandosi e rispecchiando gesti d’amore, che si impara ad offrire quando si sono ricevuti, nel trascorrere ciclico del tempo. Di fronte a quelle immagini, il pensiero vola alla canzone Due Altalene di Mr Rain, che lo scorso anno aveva commosso per il racconto gentile della gestione resiliente del lutto.

Il palco dell’Ariston riserva sempre più spazio alle tematiche più profonde dell’esperienza della vita, comprese le sfumature più tragiche del bullismo, raccontate in passato da Big Mama e a Mahmood. In questo modo, partecipano alla sensibilizzazione e all’educazione emotiva anche la musica, le arti e il cinema, che ha affrontato il difficile tema delle demenze anche in The Father. In effetti, ad ascoltare Quando sarai piccola, sembra a tratti di rivivere la trasmutazione emotiva del film La vita è bella che, con la sua poesia dolce e semplice e il tocco delicato, riusciva a vincere trionfante sulla tragedia del mondo.

Neurodegenerazione e salute globale degli anziani

La canzone di Cristicchi apre un’importante finestra di riflessione sull’impatto e sull’incidenza delle patologie neurodegenerative, in un mondo che invecchia velocemente e in cui, entro il 2030, una persona su sei avrà compiuto sessant’anni. Già adesso, si stima che ci siano 55 milioni di casi di demenza al mondo, come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità.

In Italia, un anziano su due ha patologie croniche, come ipertensione o patologie osteomuscolari, secondo i dati Istat. La salute mentale degli over 65 è fragile, con l’11,3% che soffre di depressione. Preoccupa l’incidenza di consumi rischiosi di alcol e tabacco, che interessano il 18,3% degli italiani sopra i 65 anni, sempre secondo l’Istat.

In questo contesto nazionale e mondiale, risulta essenziale investire nella sensibilizzazione sull’importanza degli stili di vita per un invecchiamento attivo e delle relazioni come fattore protettivo nell’anzianità, che sono proprio al centro della canzone di Cristicchi. Parallelamente, è necessario sostenere chi sostiene, ossia i caregiver familiari, con programmi in grado di potenziare le risorse, favorire la condivisione e migliorare la qualità della vita, come il progetto AIDA Alzheimer patients Interaction through Digital and Arts coordinato da Fondazione Patrizio Paoletti.

L’arte è uno strumento davvero potente per comunicare in modo profondo e immediato, fino a farsi arteterapia per sostenere il benessere e la salute globale. In fondo, Quando sarai piccola è davvero un po’ una terapia o un balsamo per il cuore: per ricordarci che siamo tutti sulla stessa barca di paure e speranze. Solo una vita vissuta pienamente, in connessione autentica con le proprie emozioni e valori, in armonia con gli altri, ci permetterà di diventare davvero adulti, davvero grandi.


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Sitografia
  • https://www.iss.it/-/alzheimer-55-milioni-di-casi-di-demenza-nel-mondo-intervenendo-su-14-fattori-di-rischio-si-potrebbero-prevenire-o-ritardare-la-meta-dei-casi#:~:text=Si%20stima%20che%20nel%20mondo,milioni%20sono%20i%20loro%20familiari.
  • https://www.istat.it/it/files/2023/04/1.pdf
  • https://www.istat.it/wp-content/uploads/2021/07/Report-anziani-2019.pdf

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