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4 voci PTM

Voci dalla Pedagogia per il Terzo Millennio

Matilde, Gioele, Marco e Marisa raccontano la meraviglia di un’educazione per la vita

Per celebrare il 25esimo anno di attività di Fondazione Patrizio Paoletti, diamo voce ai destinatari della sua ricerca neuro-psicopedagogica al servizio dell’umanità, vicina alle persone e capace di cambiare davvero la vita. Matilde, Gioele, Marco e Marisa raccontano l’approccio educativo di Fondazione Patrizio Paoletti, volto al continuo miglioramento, nell’ottica di un Lifelong Learning, che si fa prima prevenzione e costruzione di una salute globale, durante tutto l’arco della vita.

La ricerca neuro-psicopedagogica di Fondazione Patrizio Paoletti esplora i meccanismi e le potenzialità della mente umana, traducendo i risultati e scoperte in progetti operativi pratici per la persona, le famiglie, le scuole e i territori più fragili, seguendo protocolli scientificamente validati. Lo strumento con cui Fondazione Patrizio Paoletti trasferisce i frutti della ricerca scientifica in campo educativo e formativo è la Pedagogia per il Terzo Millennio, un metodo interdisciplinare di educazione e auto-educazione, ideato da Patrizio Paoletti e sviluppato dall’equipe neuroscientifica, psicopedagogica e didattica dell’Istituto RINED di Fondazione Patrizio Paoletti.

I quattro pilastri della Pedagogia per il Terzo Millennio

La Pedagogia per il Terzo Millennio (PTM) riconosce il fulcro della consapevolezza, come centro per un miglioramento e un’evoluzione costante e possibile durante tutta la vita, nelle quattro fasi dell’esistenza, che coincidono anche con le quattro sfide dell’operatività di Fondazione Patrizio Paoletti: infanzia, adolescenza, età adulta e anzianità.

I quattro pilastri della Pedagogia per il Terzo Millennio sono:

  • Osservazione, che si riferisce alla capacità di acquisire dati sul mondo, interiore ed esteriore, su di sé e sugli altri, in un modo il più possibile neutro;
  • Mediazione, che è il processo col quale il “maggiore” nella relazione educativa sostiene il “minore”, facendo passi verso di lui ma, al contempo, lasciando al “minore” uno spazio per fare, a sua volta, autonomamente, dei passi evolutivi verso il “maggiore”;
  • Traslazione, che indica la capacità di trasferire le conoscenze acquisite da un ambito all’altro, dando l’opportunità al sapere di tradursi in infinite applicazioni pratiche e alla persona di imparare ad imparare, sempre, per un continuo miglioramento;
  • Normalizzazione, che si riferisce alla capacità di rilanciare costantemente gli orizzonti di crescita, consolidando i risultati pregressi.

L’osservazione e il silenzio come strumento educativo

MatildeMatilde, studentessa ad Assisi International School, sottolinea l’importanza di uno sguardo osservante alla vita e del silenzio come strumento di osservazione:

L’osservazione ci permette di vedere le cose intorno a noi, di vedere cosa fanno le persone, per poi imparare a fare quelle cose anche noi. Nella nostra scuola, ad Assisi International School, diamo molto spazio all’osservazione e anche al silenzio. Facciamo sempre un minuto di silenzio, che ci permette di osservare. Quando sto in silenzio mi sento calma e proviamo a praticarlo anche a casa, magari quando siamo un po’ arrabbiati: facciamo un minuto di silenzio, così ci calmiamo.

La centralità delle relazioni nell’adolescenza

Gioele, adolescente ed ex-studente di Assisi International SchoolGioele, ci ricorda la centralità delle relazioni di qualità, per crescere e prosperare, nonché le chiavi di un’efficace mediazione nella relazione educativa:

Le relazioni sono fondamentali, una delle cose più importanti nella mia vita. Attraverso le relazioni ho conosciuto, le relazioni mi hanno portato dove sono adesso. Il mio percorso, le mie scelte sono anche dovute alle relazioni che ho avuto con le persone, che mi hanno portato ad avere un punto di vista diverso, ad apprezzare e conoscere nuove cose. Anche a scuola, sono tante le relazioni, con i compagni e con gli adulti, che mi sono rimaste e mi hanno formato. La relazione educativa tra giovani e adulti è fondamentale, perché gli adulti diventano dei modelli, che trasmettono dei valori positivi. Nella relazione educativa è fondamentale la comprensione, sapersi immedesimare nell’altro, ricordarci quello che anche noi abbiamo passato quando eravamo giovani, perché alla fine tutti passiamo per certe tappe. Quindi credo che sia sempre importante, anche crescendo, imparare a sviluppare capacità relazionali.

La flessibilità, la resilienza e la traslazione nell’età adulta

MarcoIl dott. Marco Rossi, papà e psicologo psicomotricista, conferma la necessità di un’autoeducazione continua, caratterizzata dalla flessibilità come base per la comunicazione:

L’epoca che stiamo vivendo ha delle sfide nuove, oltre alle classiche che ci sono sempre state. In queste nuove sfide è implicata una grande mutevolezza, variabilità delle situazioni esistenziali, nuove tecnologie. Le cose cambiano e cambiano molto velocemente. Quindi per tutti noi è una grande sfida l’adattamento continuo, e ancora di più per la gente della mia età, perché i ragazzi sono nati e cresciuti nell’era digitale, ma per noi significa rimettersi in gioco, imparare cose nuove, accettare che alcune convinzioni che abbiamo possono essere rimodellate. La capacità di adattamento e di flessibilità vuol dire riuscire a distinguere bene tra sostanza e forma. La forma può essere diversa: l’abito, quello che nel 2005 si fa, i modi di insegnare, i modi di trasmettere certi valori. Quello che rimane è invece la sostanza, i valori universali, quelli che abbiamo maturato anche noi nella nostra epoca. Quindi la flessibilità diventa fondamentale, altrimenti c’è il rischio di non riuscire a comunicare con le nuove generazioni.

Il dott. Rossi sottolinea anche le sfide della genitorialità, al giorno d’oggi:

Essere dei genitori resilienti significa confrontarsi, tornare all’idea che i nostri figli possono e anche devono essere diversi da noi, riuscire a continuare ad amarli anche se nei loro comportamenti e stili di vita proprio si differenziano da noi; riuscire a stare nel nostro intento di amore, di trasmettere i valori, col rispetto dell’altro nella sua diversità e anche il rispetto della possibilità che possa imparare sbagliando. Questo è quindi un allenamento quotidiano, anche alle nuove modalità di apprendimento, nuove tecnologie, accettando che i ragazzi imparino anche in modi diversi dai nostri, vedendo che poi si può trovare un punto di incontro, sempre attraverso la sperimentazione, sia loro che nostra.

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    Il periodico semestrale sugli stili di vita e le risorse interiori, le emozioni, le relazioni e le intelligenze, per una salute globale

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Il dott. Rossi approfondisce anche il tema della traslazione delle competenze, da un ambito all’altro della nostra vita:

Significa sempre cercare di cogliere l’essenziale di un aspetto, di una situazione, a coglierne i meccanismi di funzionamento e poi riuscire ad entrare in un’altra situazione, in un altro contesto o ambito della vita, dove quello stesso meccanismo può essere riprodotto e può portare ad un miglioramento. Occorre sviluppare sicuramente curiosità e capacità di non essere troppo identificati, troppo presi da quella situazione specifica e quindi riuscire ad avere un po’ quella giusta distanza per osservare l’essenza.

La meraviglia di un’educazione e un miglioramento per tutta la vita

MarisaLa dott.ssa Marisa Bianchi, pedagogista di Fondazione Patrizio Paoletti, riassume il ruolo dell’educazione, durante tutto l’arco della vita:

L’educazione è centrale. Prenderei il concetto di auto-educazione proprio come apertura alla novità, come guardare il mondo con meraviglia. Io ho mantenuto questa capacità, perché ho incontrato questa pedagogia. Quando esci dal mondo del lavoro – perché l’ultima parte della vita è anche lasciare tutto il mondo che conoscevi – allora devi rimanere aperto, disponibile a meravigliarti per poter vivere una vita gioiosa. Spesso dico che quando esci dal mondo del lavoro e non hai più le sue sollecitazioni, ti mancano tutta una serie di relazioni. Io ho insegnato, sono stata pedagogista per tanti anni, mi sono detta: è cominciata un’altra vita. Quindi credo di aver normalizzato la capacità di adattarmi alle cose nuove che arrivano. E per cose nuove intendo anche un corpo che invecchia, quindi la capacità di osservarti e di mediare con te stesso ed essere anche capace di accogliere i ragazzi, gli adolescenti, le persone mature, i genitori, con un altro ruolo, un altro sguardo. Perciò è un doppio lavoro: il doppio lavoro dell’osservazione e della mediazione verso te stesso, ma anche verso il mondo. Che cosa ho osservato? Ho osservato che poi tutto ti risponde: crei un clima di serenità, di accoglienza intorno te e nello stesso tempo puoi trasmettere dei valori. E i valori ovviamente li trasmetti ai giovani. Quello che è essenziale e quello che è secondario. E per l’esperienza che ho io, l’essenziale è che tu ogni giorno trovi il meglio di te in ogni cosa che ti accade in un certo periodo della vita. Se riesci ad avere quella capacità di mediare con l’età che avanza, ma anche con tutto quello che accade fuori, che poi va a una velocità enorme, puoi passare dallo scrivere con la penna o col pennino al calamaio all’era digitale e dirti ogni giorno: “Io ce la posso fare”. Quello che cambia è la quantità delle volte degli errori che fai e la capacità che hai per rialzarti. Credo che erro un po’ di più di quando avevo vent’anni, ma non è la capacità delle volte che tu sbagli che è interessante. E quando tu ti rialzi io ed è questo che io considero nella normalizzazione. E devi proprio mediare con il tuo corpo, con il tuo cervello, che non ha più la memorizzazione o la prontezza di prima, ma ha la capacità di fare dei collegamenti veloci, che l’altro non vede: è come se tu tiri fuori l’essenziale da un discorso e lo ricordi perché ne hai già fatto l’esperienza. È come se incarni tutto il sapere che hai, tutte le esperienze che hai incontrato in una vita.

La dott.ssa Bianchi sottolinea il ruolo della meraviglia nel processo educativo e nella vita stessa:

Proprio la meraviglia di te stesso, di questa grandezza che noi siamo. In ogni luogo in cui ti trovi, puoi trovare qualcosa che è utile a te e utile all’altro, per esprimere il te migliore di te. Anche se sei costretto dalla salute o dalle circostanze esterne, si può continuare a vivere la vita come una meraviglia. Curiosità, meraviglia, la capacità di darsi e di ricevere: la relazione è un dare all’altro la disponibilità dell’osservazione e del mediare, e ricevere quello che lui ha la possibilità di darti. E allora accadono cose meravigliose. E non dipende dalla lingua o dalla cultura, dipende da come tu sei pronto a vedere nell’altro la tua possibilità di miglioramento.

In tutto l’arco della vita

I quattro pilastri della Pedagogia per il Terzo Millennio si applicano a tutte le fasce d’età e in tutti i contesti di apprendimento. Consideriamo, per esempio:

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