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Hikikomori: uscire dall’isolamento sociale e ritrovare se stessi

Verso la riconnessione e un rinnovato benessere

Il fenomeno degli hikikomori, sempre più diffuso anche in Italia, rappresenta una condizione silenziosa che affligge molti giovani. Scelgono di isolarsi dal mondo, ritirandosi nelle loro stanze e tagliando ogni contatto col mondo esterno. Quali sono le cause profonde di questo isolamento sociale e in che modo questa dolorosa esperienza può essere trasformata in un’opportunità di crescita e riconnessione?

Chi sono gli hikikomori?

Gli hikikomori sono individui, prevalentemente giovani, che scelgono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, spesso confinandosi nelle loro stanze per mesi o anni, evitando contatti, non solo con amici e conoscenti, ma anche coi membri della famiglia. Questo termine, di origine giapponese, significa letteralmente “stare in disparte”, “isolarsi”. Il fenomeno, inizialmente osservato in Giappone, negli ultimi anni si è diffuso in tutto il mondo, Italia compresa. Gli hikikomori, spesso, mostrano disinteresse per la scuola o il lavoro, preferendo rimanere confinati nella loro stanza, impegnati in attività solitarie. Navigano su internet, giocano ai videogiochi, guardano film o serie TV. Alcuni si dedicano alla lettura o alla scrittura, ma sempre in un contesto di totale isolamento. Oltre all’isolamento sociale, possono avere difficoltà a dormire, a causa dei ritmi sonno-veglia sregolati.

Un altro aspetto comune è la forte dipendenza dalla tecnologia, soprattutto da internet che, però, per molti di loro rappresenta l’unica finestra sul mondo. Attraverso lo schermo riescono a mantenere un minimo contatto con la realtà esterna, senza dover uscire dal rifugio virtuale che si sono creati. Le ragioni per cui queste persone si isolano sono molteplici e complesse. Spesso, il bullismo e le pressioni scolastiche giocano un ruolo significativo. La paura del giudizio e del fallimento, unita a una crisi d’identità e a problemi di autostima, spinge molti giovani all’isolamento. L’incapacità di affrontare le aspettative sociali e familiari, insieme a esperienze di rifiuto e umiliazione, alimentano ulteriormente questa scelta estrema di ritiro sociale.

Un’epidemia di solitudine

Il mondo contemporaneo soffre una sorta di epidemia di solitudine generale. A livello mondiale, il nuovo STADA Health Report 2024 testimonia che ne soffre il 52% degli intervistati. Secondo i dati, il 46% pensa che la soluzione sarebbe un rinnovato bilanciamento fra impegni professionali e vita privata, dimostrando il ruolo delle pressioni sociali sul problema. Secondo il report, un fattore correlato alla solitudine appare proprio l’uso dei social: chi vi dedica più tempo tende a sentirsi più solo, rispetto a chi ne limita l’utilizzo. Eppure, la consapevolezza sull’importanza delle nostre abitudini quotidiane resta scarsa, perché solo il 20% dei giovani europei considera un eccessivo uso dei social e video games un fattore di rischio per la solitudine. Questa ha un forte impatto sulla salute globale, correlandosi ad ansia, depressione, ma anche maggiore rischio di patologie cardiovascolari, diabete e demenza.

 


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Le tre dimensioni della solitudine

La solitudine, per gli hikikomori, si manifesta in modo complesso e stratificato. È fondamentale comprendere le tre dimensioni principali della solitudine – emotiva, sociale ed esistenziale – per avere una visione completa del loro isolamento e delle sue radici. Queste tre dimensioni non sono indipendenti l’una dall’altra, ma si interconnettono e si alimentano reciprocamente.

  • La solitudine emotiva si verifica quando una persona sente la mancanza di relazioni affettive profonde e significative. Gli hikikomori spesso si sentono emotivamente isolati, anche se circondati fisicamente da altre persone. Questo può derivare da una serie di fattori, tra cui esperienze di rifiuto, mancanza di supporto emotivo da parte dei genitori o la perdita di amicizie importanti. La paura di essere giudicati, feriti o non compresi, inoltre, li spinge a evitare qualsiasi tipo di contatto.
  • La solitudine sociale, invece, riguarda la mancanza di interazioni regolari con amici e conoscenti. Gli hikikomori si ritirano dalle attività scolastiche e lavorative, perdendo gradualmente qualsiasi connessione sociale. Questo isolamento è spesso autoimposto, ma può essere rafforzato da fattori esterni come l’emarginazione e il bullismo.
  • La solitudine esistenziale si traduce in una profonda disconnessione dalla realtà circostante, data dall’assenza di interazioni regolari. La solitudine esistenziale impatta sullo scopo e sul significato della vita ed è caratterizzata da un sentimento di vuoto e inutilità. Gli hikikomori spesso sperimentano una crisi d’identità, non riuscendo a trovare un senso di appartenenza.

Gli hikikomori si sentono alienati dalla società e incapaci di identificarsi coi valori e le aspettative sociali. La mancanza di un ruolo definito o di un progetto di vita significativo porta a una profonda insoddisfazione e a un senso di disperazione. Per questo diventa estremamente difficile per loro motivarsi a uscire dal proprio isolamento.

Come si affronta il fenomeno degli hikikomori?

Affrontare la solitudine degli hikikomori richiede un approccio olistico che consideri tutte e tre le dimensioni: sociale, emotiva ed esistenziale. Le terapie individuali e di gruppo sono molto importanti per ricostruire la fiducia nelle relazioni interpersonali ed elaborare le cause del loro isolamento. Parallelamente, creare opportunità per interazioni sociali graduali e positive, come attività comunitarie, può essere utile per superare l’isolamento sociale. Inoltre, aiutare gli hikikomori a trovare un senso di scopo attraverso l’educazione, la formazione professionale e attività creative può giocare un ruolo cruciale nel ridurre la solitudine esistenziale. Anche il supporto familiare è fondamentale. I familiari devono essere educati a conoscere il fenomeno e a fornire un ambiente sicuro e comprensivo.

Istituzioni e Terzo Settore per prevenire la solitudine

Le istituzioni internazionali stanno sempre più sensibilizzando sui rischi dell’isolamento sociale per la nostra salute globale. Addirittura, il Regno Unito e il Giappone hanno istituito dei Ministeri della Solitudine, per affrontare e prevenire il fenomeno. Associazioni e fondazioni che si dedicano al benessere degli adolescenti svolgono un ruolo fondamentale nel supportare e assistere i ragazzi che sperimentano solitudine e isolamento sociale. Impegnandosi attivamente nella divulgazione di informazioni accurate e aggiornate, contribuiscono alla diffusione di conoscenze su segnali, sintomi, cause e possibili strategie di intervento. Molti giovani e famiglie vivono nell’ombra della vergogna e del giudizio sociale. Risulta, quindi, anche fondamentale contrastare lo stigma e promuovere una migliore comprensione della salute adolescenziale.

Anche gli insegnanti giocano un ruolo cruciale nel riconoscere e supportare gli studenti che potrebbero essere a rischio di isolamento sociale. Educare la società, supportare le famiglie e fornire adeguati strumenti sono passi fondamentali per aiutare i giovani anche a risalire dalla solitudine e ritrovare un senso di appartenenza e significato nella loro vita. Nell’approccio con gli hikikomori, è importante allentare la pressione sociale e rinunciare alle forzature, per scegliere un atteggiamento comprensivo e accogliente. Così, sarà gradualmente possibile aiutare i ragazzi a evadere dagli schemi costruiti, verso un rinnovato benessere, che è obiettivo primario, ancor prima del ritorno alla frequenza scolastica e lavorativa.

Ricostruire la fiducia nelle relazioni parte spesso, semplicemente, da un ascolto di qualità: un esserci, profondo e rispettoso, per l’altro. Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione l’Edukit gratuito Parlami ti ascolto, per imparare a leggere i segnali del benessere mentale degli adolescenti. Con la comprensione e la condivisione, la solitudine potrà ritornare a essere una scelta consapevole, non una fuga ma un incontro con il proprio mondo interiore e una risorsa di resilienza e crescita.

 


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

Bibliografia
  • Crepaldi M. Hikikomori. I giovani che non escono di casa. Alpes Italia, 2019
  • Procacci M., Semerari A. Ritiro sociale. Psicologia e clinica. Erickson 2019
  • Sagliocco G. Hikikomori e adolescenza: Fenomenologia dell’autoreclusione. Mimesis Edizioni, 2011
Sitografia
  • https://www.gov.uk/government/news/loneliness-minister-its-more-important-than-ever-to-take-action
  • https://www.who.int/groups/commission-on-social-connectionh
  • https://www.hikikomoriitalia.it/2018/06/buone-prassi-hikikomori.html
  • https://www.stada.com/blog/posts/2024/june/stada-health-report-2024
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