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Genitori: cosa sono il phubbing e la tecnoferenza

E perché possono essere pericolosi per il benessere della famiglia

I genitori costruiscono la società e il benessere del futuro, coltivando gli adulti di domani. Molte sono le sfide che possono sperimentare, dalla gestione delle priorità alla giocoleria del tempo. Un fattore di rischio è sicuramente la solitudine e, dall’altra parte, un uso non equilibrato della tecnologia, che può portare a tecnoferenza e phubbing. Vediamo insieme come questi fenomeni possono interferire nella qualità della relazione. La chiave resta sempre l’intelligenza del cuore, come strumento di salute globale, da sviluppare in primis attraverso l’educazione genitoriale.

La solitudine dei genitori

Una ricerca dell’Ohio State University denuncia un’epidemia di solitudine tra i genitori. Un’intervista rivela che il 66% dei genitori si sente isolato o solo, il 62% si percepisce esaurito dalle responsabilità genitoriali. Il 38% non riceve abbastanza supporto e il 79% vorrebbe interfacciarsi maggiormente con altri genitori. La solitudine è un rischio per la salute fisica e mentale. I ricercatori dello studio ricordano che essere soli inficia il sistema immunitario e la salute cardiovascolare, aumentando il rischio di depressione, ansia e declino cognitivo.

Naturalmente, non si tratta solo di quantità di relazioni, ma anche di qualità. Anne Helms, una madre che ha partecipato alla ricerca, sottolinea che, troppo spesso, non ci si risponde in modo autentico alla semplice domanda: Come va?. Eppure, solo con la disponibilità a dirigere l’attenzione in profondità, verso noi stessi e gli altri, possiamo occuparci veramente del benessere nostro e altrui. Le domande Come stai-Come stiamo?, quando superano la convenzione di superficie, sono essenziali per un vero ascolto e una connessione profonda. Una rete di relazioni funzionali e soddisfacenti è parte fondamentale della salute globale, che comprende l’autorealizzazione, anche nella socialità. Gli strumenti digitali offrono certamente uno strumento di condivisione. Eppure, a volte, si trasformano in distrazioni dalle relazioni frontali, diventando dei veri distanziatori sociali.

Meno cellulare per prevenire tecnoferenza e phubbing

I dispositivi digitali possono interferire profondamente con le relazioni umane, anche in famiglia. Si parla di una vera “tecnoferenza”, che descrive il ruolo delle ripetute interruzioni e distrazioni, da notifiche e messaggi, anche nel rapporto tra genitori e figli. Un recente studio svizzero ha dimostrato che usare il cellulare in presenza dei nostri bambini peggiora la comunicazione con loro. La ricerca evidenzia che aumenta la frustrazione dei piccoli e ostacola lo sviluppo delle loro capacità linguistiche. Dai dati, non sembrerebbe che il problema sia il cellulare in sé, ma la distrazione, che minerebbe la comunicazione e la connessione umana. La tecnoferenza è un rischio per tutti i rapporti, anche di coppia, tra amici e colleghi. Per proteggere tutte le nostre relazioni siamo chiamati, quindi, a moderare l’uso della tecnologia in presenza degli altri, soprattutto dei più piccoli.

Quando questo non accade, si rischia addirittura di passare al phubbing, un nuovo termine che coniuga phone e snubbing, ossia “telefono” e “snobbare”, e che indica l’atto di ignorare o trascurare gli interlocutori in un contesto sociale, concentrandosi sul proprio cellulare. È probabile che ci sia già capitato di assistere, subire ma anche agire un simile comportamento, per esempio a una cena tra amici o fra colleghi. Il fenomeno è particolarmente pericoloso in famiglia e non è detto che siano solo i genitori a subirlo, di fronte ad adolescenti iperconnessi, ma possono essere gli stessi genitori ad arrivare a rifugiarsi eccessivamente nel cellulare, creando una distanza pesante con i loro figli. È  quello che emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships, il cui titolo cita “Mamma, papà, guardate me”. La ricerca ha coinvolto oltre 3mila adolescenti con un questionario sviluppato per misurare l’impatto del phubbing che i figli subiscono da mamme e papà. I risultati della ricerca testimoniano che gli adolescenti vittime di phubbing genitoriale si percepiscono più distanti e disconnessi dai genitori, ignorati ed esclusi.

La chiave dell’intelligenza emotiva

Guardarsi negli occhi e riuscire a vedersi davvero vicendevolmente è forse la più potente connessione umana, che supera le parole. Quando una mamma guarda negli occhi il proprio figlio, aumenta il rilascio di ossitocina, l’ormone della felicità. Uno studio tedesco sottolinea che il semplice atto di guardarsi negli occhi, intensamente, trasmette supporto e sicurezza, soprattutto nei contesti ansiosi. Il benessere genitoriale e della famiglia può partire, quindi, dalle piccole cose, come uno sguardo autentico e un ascolto vero. Questi coltivano potenziando le nostre soft skills, quelle competenze relazionali e trasversali che ci rendono umani educandoci all’intelligenza emotiva. Questa è fondamentale per affrontare efficacemente la rivoluzione di diventare genitori, che cambia la vita ma anche la nostra neuroanatomia.

Il cervello dei genitori

Diventare genitori cambia, letteralmente, il nostro cervello. Dare alla luce un bambino è un naturale fattore di plasticità cerebrale, con profonde trasformazioni nelle funzioni cognitive e nel mondo affettivo dei neogenitori. Nella madre, l’amigdala e le regioni cerebrali che regolano l’empatia aumentano la propria attività, per consolidare il futuro rapporto mamma-bambino. Anche i papà sperimentano un maggiore coinvolgimento delle aree cerebrali correlate alla sensibilità. Attraverso la neuroplasticità e l’ossitocina, i genitori si adattano agli stimoli infantili, sviluppando una vera e propria sincronia, neurobiologica e affettiva.

Genitori in cammino

Non è semplicemente nel momento del parto né con la gravidanza che si diventa completamente genitori. Scoprirsi genitori è un percorso continuo, che implica un conoscersi meglio e in maniera nuova: un crescere ed evolversi insieme. Essere genitori prevede, infatti, la trasmissione, non solo genetica, ma della socialità e di un immenso patrimonio culturale e relazionale. Si tratta di una dote che, potenzialmente, può essere trasferita e condivisa per tutta la nostra vita.

Risulta, quindi, fondamentale accompagnare i genitori e prendersi cura del loro benessere: essi sono la culla affettiva del futuro. È essenziale educarli a proteggersi, in primo luogo, dagli ideali disfunzionali sulla genitorialità. Questo comprende necessariamente tutelarsi dall’ansia da prestazione e dalla gara dei paragoni, verso una perfezione irrealistica. La perfezione rigida e granitica non esiste, ma esiste la bellezza del continuo miglioramento e perfezionamento interiore. La sfida del crescere come genitori è più ardua nell’isolamento e facilitata, invece, se si vive in una rete di relazioni significative, soprattutto offline e reali, piuttosto che quelle sui social.


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Educazione per una culla di felicità

L’apprendimento di mamma e papà è una risorsa per il genitore, il bambino, la famiglia e la società intera. I genitori hanno la preziosa opportunità di creare una vera e propria culla di felicità, per i figli e per se stessi. Sperimentano il compito di trasmettere per primi, agli adulti di domani, la dote della salute globale come benessere fisico, psichico e relazionale. I loro semi, non solo biologici, ma soprattutto affettivi, culturali, sociali e anche spirituali, coltivano l’evoluzione umana del Terzo Millennio.

Prendersi cura dei genitori è prendersi cura dell’umanità di oggi e di domani e del futuro stesso del Pianeta. Fondazione Patrizio Paoletti li supporta con programmi educativi specifici, come Prefigurare il Futuro, dedicato alla stagione dell’adolescenza. Il tempo dell’educazione è oggi, per tutti, a qualsiasi età. Educarci all’educazione ci permetterà di esprimere al meglio le nostre potenzialità, realizzarci e aiutarci a creare e diffondere felicità. Si impara a essere migliori, ogni giorno della nostra vita.

 


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

Bibliografia
  • Chamam, S., Forcella, A., Musio, N., Quinodoz, F., & Dimitrova, N. Effects of Digital and Non-digital Parental Distraction on Parent-Child Interaction and Communication. Frontiers in Child and Adolescent Psychiatry3, 1330331.
  • Feldman, R. (2015). The adaptive human parental brain: implications for children’s social development. Trends in neurosciences38(6), 387-399.
  • Marsh, N., Scheele, D., Postin, D., Onken, M., & Hurlemann, R. (2021). Eye-tracking reveals a role of oxytocin in attention allocation towards familiar faces. Frontiers in Endocrinology12, 629760.
  • Pancani, L., Gerosa, T., Gui, M., & Riva, P. (2021). “Mom, dad, look at me”: The development of the Parental Phubbing Scale. Journal of Social and Personal Relationships38(2), 435-458.
Sitografia
  • Ohio State University, https://nursing.osu.edu/news/2024/05/01/new-survey-finds-loneliness-epidemic-runs-deep-among-parents.
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