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Mamme di figli adolescenti: comunicare senza parole

Comunicare senza parole può essere una strategia molto utile

I figli adolescenti, a volte, sembrano non riuscire proprio ad ascoltare la voce dei genitori. Una ricerca scientifica dimostra che, a livello cerebrale, potrebbe essere proprio così. Se parlarsi diventa difficile, comunicare senza parole valorizzando l’ambiente può essere una strategia molto utile.

1. Il cervello adolescente che non sente la madre

Uno studio della Stanford University dimostra che gli adolescenti diventano meno attenti e sensibili alla voce della madre. La ricerca ha vagliato l’attività cerebrale dei sistemi di ricompensa e valutazione sociale, nel nucleo accumbens e nella corteccia prefrontale ventromediale. Mentre nei bambini la voce della mamma induce una grande attività in queste aree, l’adolescente è più sensibile a voci non familiari. Si tratta di un naturale effetto della crescita, che si apre al nuovo e al mondo, verso una creativa indipendenza. Nell’adolescenza, l’orientamento sociale si sposta fuori dalla famiglia, in una forte fase espansiva ed esplorativa. I ragazzi diventano estremamente sensibili alla voce del gruppo dei pari, che rappresentano il maggiore punto di riferimento, per costruire sicurezza e identità.

2. Crescere è, anche, non ascoltare

Sentirsi poco ascoltata può essere molto frustrante per la madre di un adolescente. Soprattutto se l’infanzia è stata un tempo di spontanea condivisione, accettare il cambiamento può essere doloroso. Può alimentarsi un circolo vizioso di incomprensioni, tristezza, nostalgia, critica e autocritica. È invece fondamentale che i genitori siano consapevoli che è proprio il cervello adolescente a essere programmato per sintonizzarsi sul mondo. E che questo è sano e naturale. Per comunicare in modo efficace col nostro figlio adolescente, possiamo, allora, provare a superare le parole, puntando sui gesti e il linguaggio non verbale.

Centrale è l’intelligenza emotiva, che ci aiuta a comprendere la natura e la misura dei giusti gesti. Quelli che maggiormente comunicano sono i gesti dal forte portato emotivo. Le emozioni sono infatti ponti privilegiati per entrare in connessione, anche con un figlio adolescente. Il suo cervello affronta lo sviluppo del sistema limbico, ma ancora un’immatura connessione con la corteccia prefrontale, che si traduce in una carente autoregolazione emotiva. L’adolescente, insomma, sente forti le emozioni, anche se spesso non riesce a tradurle in pensieri compiuti. Con gesti ricchi di emozioni positive, possiamo comunicare con nostro figlio, sorpassando le parole.

 


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3. I gesti dell’amore

Un ottimo strumento per sintonizzarsi coi figli adolescenti è sorridere e ridere insieme, condividendo qualcosa di divertente. È un mezzo per smorzare eventuali tensioni, sentirci e far sentire a proprio agio. Un altro ponte da valorizzare è il contatto fisico. Se i bambini ricercano naturalmente l’abbraccio della madre, non è detto che un adolescente non ne abbia bisogno, anche se magari si sente imbarazzato. In questo caso, possono aiutare piccoli tocchi, come una carezza dolce e veloce sulla spalla, che ristabilisce una connessione, senza disturbare. Un naturale terreno di connessione è il cibo: preparare un piatto speciale o preferito è un messaggio che non necessita di parole. Spesso, un profumo o un sapore racconta l’affetto meglio di molte frasi.

4. Monitorare e valorizzare l’ambiente

Abbiamo visto che l’ambiente diventa centrale nell’attenzione dell’adolescente, più che la voce della madre. I genitori possono sfruttare questa naturale transizione, per comunicare efficacemente col figlio e proteggerlo, nel rispetto della sua crescente identità. Il genitore può, per esempio, incoraggiare la frequentazione di ambienti costruttivi e amicizie sane, con un’influenza positiva, ma indiretta. Una mamma che si rende disponibile per accompagnare la figlia in macchina a una serata, insieme a qualche amica, si rende complice di un momento di gioia. Al contempo, trova un modo per essere presente, seppure in maniera marginale e rispettosa. Concedere la casa per una festa o una cena tra ragazzi è un ulteriore gesto per creare un ambiente più sicuro per il divertimento e l’esplorazione.

Accompagnare il figlio a una competizione sportiva o essere nel pubblico a un’esibizione di musica o danza, racconta l’amore in modo semplice e diretto. Bisogna ricordare che, se l’ambiente catalizza naturalmente l’attenzione del figlio adolescente, la famiglia resta il porto sicuro da cui esplorare il mondo. Mentre si allontana per fare le sue esperienze, provare, sbagliare e rialzarsi, anche l’adolescente si volta indietro, in cerca dello sguardo dei genitori. Una madre lì presente, per incoraggiarlo e ricordargli che ce la può fare e che vale, è essenziale. La sfida del genitore dell’adolescente è fare un passo indietro, per lasciare spazio al proprio figlio, ma continuare a esserci.

5. Il ruolo dell’ascolto

Ancora prima di parlare, esserci è ascoltare. Per comunicare meglio con nostro figlio, possiamo insegnare di meno e ascoltare di più, dando attenzione ai suoi pensieri, idee ed emozioni. Così facendo, daremo valore al suo mondo interiore, dimostrando che non c’è competizione o contrasto tra il nostro sapere e sentire e il suo. Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione dei genitori l’Edukit Parlami ti ascolto, per coltivare il benessere proprio, del figlio e della relazione.

Dopo l’intimità dell’infanzia, in cui madre e figlio sperimentano una sorta di fusione, il gattonare del bambino è sempre più ardito e coraggioso. L’adolescenza è quella fase della crescita in cui, davvero, si inizia a camminare da soli. La vertigine è tanta, anche per un genitore che sembra restare improvvisamente indietro. E che magari sbraccia in avanti, cercando di farsi seguire. L’adolescenza è scoprire, però, la propria via, senza seguire necessariamente un adulto, ma inseguendo i propri sogni. Lasciare esplorare il proprio figlio, ma essere lì, per quando si gira a cercare il nostro sguardo, custodisce quella connessione unica e speciale. Questa connessione, nella specie e cultura umana, nasce per essere per sempre, superando le incomprensioni delle parole. Si sa, la mamma è sempre la mamma.

 


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Bibliografia
  • Abrams, D. A., Mistry, P. K., Baker, A. E., Padmanabhan, A., & Menon, V. (2022). A neurodevelopmental shift in reward circuitry from mother’s to nonfamilial voices in adolescence. Journal of Neuroscience42(20), 4164-4173.
  • Arain, M., Haque, M., Johal, L., Mathur, P., Nel, W., Rais, A., … & Sharma, S. (2013). Maturation of the adolescent brain. Neuropsychiatric disease and treatment, 449-461.
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