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Generazione Z, generazione Covid

La salute mentale degli adolescenti oggi passa per la capacità di prefigurare il futuro

Stando ad un recente sondaggio su 900.000 persone condotto dalla società di indagini statistiche GWI, gli adolescenti di oggi, appartenenti alla così detta Generazione Z, cioè nati tra il 1997 e il 2012, sono allo stesso tempo più ambiziosi, ma anche più ansiosi della generazione precedente, i così detti Millennials.

Dati che sono confermati anche da un’indagine su 5.000 adolescenti italiani, condotta da Laboratorio Adolescenza. Il 40% degli adolescenti afferma di sentirsi spesso ansiosa fino all’angoscia e si arriva a percentuali ancora più alte tra le ragazze.

Occorre ricordare che si tratta della così detta “generazione Covid”. Ricerche condotte in questi anni hanno rilevato che nuovi tipi di dipendenze e i disturbi d’ansia sono raddoppiati durante i periodi di lockdown e sono stati correlati alla carenza di relazioni sociali. Uno studio neuroscientifico dell’Università di Stanford con 163 soggetti ha persino dimostrato come l’effetto finale del lockdown sia stato una forma di invecchiamento precoce che coinvolge le aree dell’ippocampo e dell’amigdala. Si tratta d strutture cerebrali che si trasformano notevolmente durante l’adolescenza e sono correlate alla memoria e alla gestione delle emozioni.

L’ambizione ad assumere ruoli attivi nella società è cresciuta rispetto alla generazione precedente proporzionalmente di ben il 29%, ma insieme a questa anche l’ansia, che sembra non essere più solo ansia da prestazione, ma anche un sentimento generalizzato e riferito al ruolo di vita e alla visione del futuro. Gli adolescenti oggi sentono di portare sulle loro spalle il peso di sfide globali come la crisi climatica e la guerra, mentre non trovano negli adulti, a loro volta provati dalle difficoltà, figure di riferimento e capacità di accoglienza. Al contrario, i più giovani incontrano – secondo le ricerche – sempre maggiori aspettative da parte degli adulti e tutto questo, unitamente alla comunicazione tipica dei social network nei quali modelli di successo appariscente sono ostentati regolarmente, contribuisce ad alimentare lo stato di ansia degli adolescenti, come aiutarli e aiutarli ad aiutarsi?

Conoscere alcuni meccanismi educativi può essere estremamente utile. È frequente che gli adulti abbiano la percezione della Generazione Z come una generazione pigra, che rigetta l’impegno. Occorre considerare allora i processi alla base di quella che appare come pigrizia, spesso a causa della tendenza a procrastinare i propri compiti. La procrastinazione, però, non è pigrizia. O almeno, non lo è in tutti i casi, dal momento che si può parlare anzi di una procrastinazione di tipo ansioso, legata al perfezionismo, ovvero proprio a quelle aspettative eccessive, di cui la Generazione Z subisce gli effetti.

Uno studio condotto in Canada con 498 studenti, ha dimostrato come la misura della procrastinazione fosse direttamente connessa alla presenza di una motivazione intrinseca, cioè personale e interiore, rispetto ad una motivazione estrinseca, cioè dovuta ad un compito assegnato da altri. Quando c’è una motivazione personale, diventa possibile guardare al futuro in modo proattivo, diventa cioè possibile prefigurare il futuro che desideriamo, questo è il primo e più importante passo da condividere con i ragazzi. Educarci a prefigurare richiede di divenire resilienti, perché la prefigurazione efficace non è una visione rigida o stereotipata, ma la capacità concreta di far incontrare la motivazione intrinseca che viene dai nostri valori, con quella estrinseca che è rispondere a ciò che il mondo ci richiede. La ricerca neuroscientifica, infatti, conferma che prefigurare il futuro è un’attività che il cervello svolge in modo diverso dal semplice sognare ad occhi aperti.

Ed ancora, prefigurare il proprio futuro presenta correlati differenti. Secondo gli studi di D’Argembeau e colleghi, quando visualizziamo un futuro con l’intenzione di realizzarlo, rispetto a rispetto alla visualizzazione di eventi futuri che non ci coinvolgono si ha un’attivazione più forte nella corteccia prefrontale mediale ventrale e nella corteccia cingolata posteriore, due aree correlate con l’auto-regolazione delle emozioni e l’utilizzo intenzionale delle memorie. Inoltre, attivazioni cerebrali affini sono state rilevate in compiti di valutazione della conoscenza di sé stessi. Dunque, l’attività di prefigurazione è strettamente intrecciata con la capacità di conoscersi, valutarsi e regolare le proprie emozioni.

È proprio per lo sviluppo di queste capacità che Fondazione Patrizio Paoletti ha creato il percorso Le dieci chiavi della resilienza, sviluppato nell’ambito del progetto Prefigurare il Futuro, che quest’anno, con l’edizione “Diventare i migliori amici di se stessi”, coinvolge 1.900 studenti di 22 scuole su tutto il territorio italiano.

Queste le 10 Chiavi della Resilienza sviluppate dall’Equipe di Fondazione Patrizio Paoletti su basi neuro-psicopedagogiche:

CHIAVE 1: Riparti da ciò che puoi controllare e prendi piccole decisioni

CHIAVE 2: Individua un obiettivo raggiungibile, entusiasmante, misurabile

CHIAVE 3: Più volte al giorno sii consapevole della tua postura

CHIAVE 4: Lasciati ispirare

CHIAVE 5: Chiediti: cosa è davvero importante?

CHIAVE 6: Sii grato

CHIAVE 7: Considera l’altro come risorsa, coltiva ed espandi la tua rete sociale

CHIAVE 8: Coltiva la tua curiosità

CHIAVE 9: Pratica qualche minuto di silenzio

CHIAVE 10: Accogli e trasforma: prima di andare a dormire genera oggi il tuo domani

 

Bibliografia
  1. Caroline Senécal, Richard Koestner & Robert J. Vallerand (1995) Self-Regulation and Academic Procrastination, The Journal of Social Psychology, 135:5, 607-619, DOI: 10.1080/00224545.1995.9712234
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