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Emozioni dell'inverno

Quali sono le emozioni dell’inverno?

Se c’è un pizzico di nostalgia, qualche rimpianto e rimorso: come affrontarli

L’inverno porta con sé il freddo e giornate più corte, anche se la durata del giorno, dopo il solstizio, si allunga gradualmente. Proprio all’inizio ufficiale dell’inverno, quindi, ricomincia a tornare la luce: un insegnamento cosmico e culturale che ci ricorda che, su questa terra, gli opposti convivono e caratterizzano la nostra vita, come l’inverno e la luce che si espande. Ma l’inverno facilita anche un particolare paesaggio emotivo. È la stagione del raccoglimento, quella in cui la natura si ritira, rigenerandosi, e con essa anche noi tendiamo a volgerci verso l’interiorità. Le luci soffuse, il silenzio ovattato della brina e della neve, le serate trascorse al fuoco di un camino: tutto ci invita a rallentare, a riflettere, a fare bilanci e anche nuovi sogni.

Un po’ di nostalgia

La nostalgia è una delle emozioni più caratteristiche dell’inverno. Quel sentimento agrodolce che ci fa rivivere momenti passati con una sorta di tenerezza malinconica. Durante i mesi freddi, tra le feste natalizie e i rituali familiari, emergono i ricordi: i Natali dell’infanzia, le persone che magari non sono più con noi fisicamente, ma anche le versioni di noi stessi che eravamo, tanti anni fa, e che a volte, magari, ci mancano.

La nostalgia non è necessariamente negativa, ma può avere invece anche effetti positivi: favorisce la connessione con la nostra storia personale, ci ricorda chi siamo veramente, dà un senso di continuità alla nostra vita, può persino aiutarci ad affrontare il Christmas Blues. È come sfogliare un album fotografico dell’anima, riconoscendo che ogni esperienza, anche se ormai lontana, ha contribuito a formarci per come siamo adesso. Una buona e misurata nostalgia, insomma, onora e fortifica le nostre radici.

Quando arrivano rimpianti e rimorsi

Quando la riflessione invernale si fa più profonda, possono emergere anche emozioni più complesse da vivere, come il rimpianto e il rimorso. Sebbene spesso usati come sinonimi, queste due emozioni hanno nature profondamente diverse.

Rimpianto

Il rimpianto riguarda le opportunità non colte, le strade non prese, i “cosa sarebbe successo se”. È il dispiacere per quello che avremmo potuto fare ma non abbiamo fatto: quel viaggio rimandato, quella relazione mai iniziata, quella carriera mai intrapresa. Il rimpianto è passivo, si concentra sulla non-azione. Ci chiediamo: “E se avessi avuto il coraggio di…?”, “Perché non ho colto quell’occasione?”.

Rimorso

Il rimorso, invece, nasce da azioni compiute, da scelte fatte che si sono rivelate sbagliate o dannose. È un’emozione abbastanza pesante, spesso accompagnata da senso di colpa, perché riguarda qualcosa che abbiamo effettivamente fatto e che, col senno di poi, forse non faremmo: parole dette che hanno ferito qualcuno, decisioni prese con leggerezza, comportamenti dei quali ci vergogniamo. Il rimorso è attivo, nasce dalla responsabilità delle nostre azioni.

Il regno del Se o del Sé

Quando rimpianti e rimorsi bussano alle porte delle nostre lunghe serate invernali, il tempo sembra dilatarsi nel “se avessi fatto così” o “se non avessi fatto così”. Ma, seppure entrambi si sviluppino nel regno del “se fosse”, non è lì che esprimono la loro ragione evolutiva, il loro messaggio importante per il nostro presente e per il nostro futuro. È  invece nella direzione del Sé che si costruisce e si migliora, che dovremmo cercare il messaggio propositivo di rimorsi e rimpianti.

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Trasformare le emozioni in strumenti di crescita

Abbiamo sempre la preziosa opportunità di vivere le nostre emozioni e trasformarle in strumenti di crescita personale, orientati al nostro costante miglioramento e a una maggiore felicità e soddisfazione di noi stessi.

Abbiamo visto che la nostalgia, per esempio, ci permette di fortificare la nostra storia, le nostre radici, favorendo la continuità delle narrative interiori e del senso del Sé, ma non ci richiede necessariamente una stasi nel rimanere ancorati al passato. La nostalgia è un invito semmai a rivisitare e onorare ciò che abbiamo amato e ci ha resi felici, per ricordarci la giusta direzione dell’amore e della gioia, a cui aprirsi pienamente nel presente, insieme alle persone che oggi apprezziamo, nel mondo dove oggi camminiamo. La nostalgia è un invito a distillare il buono del passato e coltivarlo anche nel presente.

Il rimpianto può diventare un grande catalizzatore per l’azione futura. Il rimpianto è un maestro che ci chiede, di fronte al dubbio: “Quali opportunità ho adesso e magari rischio di farmi sfuggire? Come posso essere più coraggioso nelle mie scelte future?”. E anche i rimpianti ci insegnano cosa conta davvero per noi, cosa può farci felici.

Il rimorso, quando affrontato con onestà, può portare a una vera preziosa trasformazione. Richiede di assumerci la responsabilità delle nostre azioni, di chiedere scusa quando necessario e di perdonare noi stessi dopo aver imparato la lezione. È un’emozione difficile da elaborare ma chiedere perdono o scusa speso spalanca la maggiore crescita personale, nostra e degli altri: ci si prende cura di piccole e grandi ferite lasciate inascoltate, si rinnovano le relazioni nella maggiore fiducia e autenticità. Il rimorso punzecchia il cuore affinché sia coraggioso e ripari, anche simbolicamente, anche verbalmente, dove c’è bisogno di riparare, ossia etimologicamente di “predisporre di nuovo” la vita e la via.

Le molte dolci emozioni dell’inverno

L’inverno porta con sé emozioni profondamente positive, che tra l’altro sono tipiche anche della filosofia hygge dell’autunno. C’è il conforto del calore domestico dopo una giornata fredda, la gratitudine per le piccole cose che ci scaldano il cuore, la contemplazione serena davanti a un paesaggio innevato, la gioia condivisa durante le celebrazioni.

La chiave del benessere è accogliere tutto lo spettro emotivo che viviamo, senza mai giudicarci per i momenti di malinconia o nostalgia, ma al contempo senza lasciarci sommergere o trainare da questi ultimi, perché, semplicemente, non è il loro compito evolutivo. L’inverno ci insegna che, proprio come la natura ha bisogno del riposo per poi rifiorire in primavera, anche noi abbiamo bisogno di momenti di riflessione, a volte anche di solitudine positiva, magari in un bosco silenzioso e quasi fiabesco, per riscoprire priorità, valori, tesori interiori e infine nuove direzioni di fioritura. Perché l’inverno sussurra sempre: la luce sta tornando.


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