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Scrivere su carta influisce sulla nostra memoria

Scrivere su carta influisce sulla nostra memoria?

Uno studio mette a confronto la carta, il tablet e il telefono come strumenti per prendere appunti. I risultati invitano a una riflessione sulla digitalizzazione

La memoria è una funzione cognitiva fondamentale per la nostra salute globale. Utile per portare a termine le normali attività e compiti quotidiani ma anche per il nostro equilibrio psicosociale ed emotivo. In casi di importanti amnesie o nella Malattia di Alzheimer, è evidente come la perdita di memoria impatti profondamente sulla qualità di vita. Questo perché la memoria partecipa all’integrità psichica, alla conservazione dell’identità e alla continuità nel senso del sé. Allenare e cercare di preservare la memoria è possibile, con diverse strategie cognitive e quotidiane. Uno strumento semplice e accessibile è la scrittura a mano e su carta, che è una vera e propria alleata della funzionalità cerebrale.

Carta, tablet o telefono: come si memorizza meglio?

Uno studio giapponese pubblicato su Frontiers in Behavioral Neuroscience ha analizzato la nostra capacità di memorizzare, mettendo a confronto tre tipologie con cui prendiamo appunti: su carta, su tablet e su telefono. Dai risultati emerge innanzitutto che i partecipanti che hanno scritto su carta hanno preso appunti più velocemente e in modo più accurato.

Soprattutto, dai dati raccolti tramite risonanza magnetica funzionale, emerge che chi ha scritto su carta mostrava una maggiore attivazione cerebrale delle aree connesse alla memorizzazione e al linguaggio, nella fase di recupero, dimostrando dei processi cognitivi più profondi e solidi. In particolare, lo studio ha testimoniato una maggiore attivazione nell’ippocampo, precuneo, corteccia visiva e nelle regioni frontali correlate al linguaggio.

I ricercatori ipotizzano che l’uso di un quaderno, diario o blocco per appunti promuova l’acquisizione di dati più completi e correlati a informazioni spaziali sulla carta, che possano fungere da importanti ed efficaci indizi nella fase del recupero mnemonico, portando a maggiori attivazioni nelle specifiche regioni cerebrali.

Il ruolo dell’ippocampo e della corteccia visiva

I ricercatori sottolineano la centralità del ruolo dell’ippocampo e della corteccia visiva in questi risultati.

L’ippocampo è coinvolto nei processi di codifica e recupero delle informazioni mnemoniche, favorendo la trasformazione della memoria da breve a lungo termine. L’ippocampo è specificatamente coinvolto nella memoria spaziale e nell’orientamento: ci permette di creare rappresentazioni spaziali interiori o elaborare cognitivamente posizioni di oggetti e distanze. La corteccia visiva, d’altro canto, gioca un ruolo fondamentale nel recupero di informazioni visive e nell’immaginazione. Ma anche il precuneo si attiva per stimoli visivi e uditivi, contribuendo alla memorizzazione.

In questo contesto, secondo i ricercatori, prendere appunti su carta fornirebbe un’esperienza visiva e spaziale più coinvolgente e ricca, grazie alla concretezza reale del supporto, rispetto allo scorrimento uniforme dei dispositivi elettronici, in grado di favorire una migliore codifica e sedimentazione della memoria.

 


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Quali sono le implicazioni per la didattica e la pedagogia?

Lo studio suggerisce una riflessione sul necessario equilibrio tra digitalizzare la didattica e preservare importanti pratiche tradizionali, come la lettura di libri e la scrittura su carta.

I risultati della ricerca possono leggersi parallelamente anche in relazione al pericolo dello scrolling infinito sui dispositivi elettronici, che può alimentare una dipendenza dal web e social media, la nomofobia, peggiorare il tono dell’umore, esacerbare l’ansia e contribuire a un senso di solitudine, che è percepita dal nostro cervello come un vero dolore ed è molto pericolosa per la nostra salute globale, soprattutto in età evolutiva. E i pericoli si insinuano anche quando a scrivere è l’intelligenza artificiale, il cui uso è stato correlato recentemente a un “debito cognitivo” e ad inferiori performance a livello neurale, linguistico e comportamentale.

Alternare quindi, in un sano equilibrio, digitalizzazione e tradizione può essere una via per arricchire la progettazione didattica, orientandola non solo all’apprendimento di competenze, ma anche a un efficace allenamento delle funzioni cognitive, come la memoria, e alla coltivazione di una salute globale, che comprende elementi fisici, psicologici e sociali.

Fondazione Patrizio Paoletti, nella sua scuola AIS Assisi International School, scommette nell’integrazione di innovazione e tradizione, applicando una progettazione didattica arricchita, con l’applicazione delle più recenti scoperte della ricerca neuropsicopedagogica e l’uso di strumenti digitali a supporto della didattica. Questi sono abbinati in AIS alla valorizzazione del coinvolgimento dei sensi, del corpo e della materia, attraverso il Metodo Montessori, e dello sviluppo integrato corpo-emozioni-mente che diffonde la Pedagogia per il Terzo Millennio.

Preservare la carta, anche incamminandoci fiduciosamente nel percorso della rivoluzione tecnologica, significa mantenere la memoria della nostra cultura, delle nostre tradizioni, della storia millenaria che ci ha condotti fin qui. E significa anche proteggere la nostra personale memoria, custodendo i piccoli grandi dettagli della nostra vita.

 

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Bibliografia
  • Umejima, K., Ibaraki, T., Yamazaki, T., & Sakai, K. L. (2021). Paper notebooks vs. mobile devices: Brain activation differences during memory retrieval. Frontiers in Behavioral Neuroscience15, 634158.

Sitografia
  •  https://www.rivoluzionamente.com/scrivere-a-mano-fa-bene-alla-memoria/
  • https://neurosciencenews.com/hand-writing-brain-activity-18069/

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