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Neurodegenerazione

Proteggere la salute cognitiva

La salute globale prende in particolare considerazione il naturale invecchiamento che si accompagna allo sviluppo economico, sanitario e sociale. In quest’ottica risulta fondamentale prevenire e ritardare il più possibile la neurodegenerazione, prolungando la salute, l’autonomia e la felicità della terza e quarta età. Se lo studio di farmaci in grado di contrastare i sintomi e rallentare la progressione delle patologie neurodegenerative è all’ordine del giorno, un ruolo essenziale è giocato dalla prevenzione. È possibile investire nella salute del cervello con corretti stili di vita, che comprendano movimento, alimentazione sana, costanti stimoli cognitivi e protezione, per quanto possibile, dall’inquinamento e dallo stress.

Il benessere psicologico sembra influire sulla salute anche del cervello, che invece risente negativamente del disagio e della depressione. Risulta quindi fondamentale proteggere la salute psichica come fattore preventivo anche della neurodegenerazione. È essenziale sviluppare progetti per il benessere psicologico per tutte le stagioni della vita, dall’infanzia alla quarta età. La ricerca neuroscientifica investe con rinnovato interesse sulle pratiche meditative, soprattutto quelle in movimento, come il Quadrato Motor Training. Questa tecnica di mindful movement si è dimostrata in grado di migliorare le funzioni cognitive, come la creatività, la percezione temporale, la cognizione spaziale e la capacità di elaborare le informazioni, essenziali per il benessere della persona anziana.

Neurodegenerazione e stili di vita

Il termine “neurodegenerazione” è composto da due parole: neuro, che si riferisce alle cellule nervose, e degenerazione, che significa danno progressivo. La neurodegenerazione include diverse situazioni in cui le cellule nervose nei nostri corpi vengono gradualmente danneggiate. Questi danni peggiorano nel tempo e influiscono sulla nostra capacità di pensare e prendere decisioni. Questo processo costituisce una parte importante di molte malattie, che rientrano nella categoria delle malattie neurodegenerative. Tra queste, le più note sono la malattia di Parkinson, quella di Huntington e l’Alzheimer.

Fondamentale per prevenire la neurodegenerazione è promuovere sani stili di vita, in grado di proteggere la salute del nostro cervello. Le buone prassi preventive, secondo la letteratura scientifica in materia, comprendono una sana alimentazione, attività fisica, una mente attiva, il contenimento dello stress, un buon sonno e una soddisfacente rete sociale.

Un approccio olistico e integrato richiede investimenti in welfare culturale, che permetta il funzionamento completo della persona. Prevenire e contrastare la neurodegenerazione è, infatti, possibile anche con la musica e con la bellezza.

La Malattia di Alzheimer

La Malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa progressiva che colpisce il cervello e rappresenta la forma più comune di demenza. Prende il nome dallo psichiatra Alois Alzheimer, che per primo ne descrisse i sintomi e le caratteristiche nel 1906. È caratterizzata dalla graduale perdita delle funzioni cognitive, come la memoria, il pensiero astratto, l’orientamento spazio-temporale e le capacità linguistiche. Nel corso del tempo, la malattia progredisce e influisce anche sul comportamento e sulla capacità di svolgere le attività quotidiane.

Le cause esatte della Malattia di Alzheimer non sono ancora completamente comprese ed è quindi fondamentale il ruolo della ricerca per la prevenzione e nuovi trattamenti efficaci. Si ritiene che l’insorgere della patologia sia il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e dello stile di vita. La formazione di placche di proteina beta-amiloide e grovigli di proteina tau nel cervello è considerata una caratteristica chiave della malattia.

I sintomi iniziali della Malattia di Alzheimer possono includere dimenticanze occasionali, difficoltà nella pianificazione e nel problem solving, problemi di linguaggio e confusione mentale. Con la progressione della malattia, i sintomi diventano più evidenti e possono includere perdita di memoria a breve termine, difficoltà a riconoscere familiari e amici, irritabilità, ansia, depressione e difficoltà nello svolgimento di attività quotidiane.

Le attuali raccomandazioni per prevenire e contrastare l’Alzheimer comprendono una sana alimentazione, attività fisica e una mente attiva, da mantenere anche attraverso un brain training che includa calcolo a mente, esercizi di memoria o piccoli giochi per stimolare il cervello. Importanti benefici per il benessere del paziente e dei caregiver si possono ottenere grazie al dialogo tra scienza, arte e cultura, per esempio con il progetto AIDA Alzheimer patients Interaction through Digital and Art coordinato da Fondazione Patrizio Paoletti. L’iniziativa integra ricerca clinica, museale, artistica, digitale e tecnologica e ha ricevuto il Premio Inclusione 3.0 dell’Università di Macerata.

 


  • LA PLASTICITÀ CEREBRALE

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La Malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson è una patologia degenerativa progressiva del sistema nervoso centrale, che coinvolge principalmente il controllo del movimento, colpendo prevalentemente nell’età adulta, sopra i 60 anni.

I sintomi motori comprendono tremori a riposo, bradicinesia (lentezza dei movimenti), acinesia (perdita della capacità di eseguire i movimenti), rigidità muscolare, contrazioni dolorose, instabilità posturale e difficoltà a parlare. I sintomi non motori includono disturbi dell’umore, cognitivi, del sonno, gastrointestinali e sensoriali.

Come per l’Alzheimer, gli scienziati ritengono che ci sia una combinazione di fattori genetici e ambientali nell’eziogenesi della patologia. Le persone con una storia familiare della malattia hanno un rischio più elevato di ammalarsi e l’esposizione all’inquinamento atmosferico, pesticidi e solventi può aumentare il rischio. La carenza di dopamina è caratteristica del quadro patologico, con perdita dei neuroni dopaminergici nella pars compacta della substantia nigra e un accumulo della proteina alfa-sinucleina nei corpi di Lewy.

La letteratura scientifica dimostra il ruolo protettivo di sani stili di vita, anche per il Parkinson. Particolarmente importante risulta l’attività fisica, in grado di migliorare la coordinazione e la mobilità, oltre che favorire il rilascio di ossitocina, per un benessere anche emotivo e sociale.

Stili di vita: movimento, alimentazione e socialità

Il movimento svolge un ruolo fondamentale per contrastare la neuroinfiammazione che caratterizza i processi neurodegenerativi e il declino cognitivo. Particolarmente promettenti sono le attività di mindful movement, ossia di movimento consapevole, che uniscono i benefici della meditazione, che aumenta anche la materia grigia, e dell’attività fisica. Tra le pratiche meditative in movimento, una delle più diffuse è lo Yoga. Gli studi scientifici dimostrano che può rallentare l’invecchiamento cellulare, ridurre l’infiammazione e i livelli di cortisolo e diminuire i sintomi di ansia e depressione.

Un’innovativa forma di mindful movement è il Quadrato Motor Training, ideato da Patrizio Paoletti per migliorare le funzioni cognitive, che si è dimostrato efficace anche per promuovere la plasticità neurale. Il Quadrato Motor Training migliora il pensiero creativo, la percezione temporale, la cognizione spaziale e la capacità di elaborazione delle informazioni. Le ricerche preliminari suggeriscono che la pratica del Quadrato Motor Training possa essere uno strumento utile a migliorare le condizioni neurodegenerative.

Prevenire e contrastare la neurodegenerazione è possibile agendo anche sull’alimentazione, aspetto fondamentale del nostro stile di vita. Una dieta per mantenere il cervello in salute può ispirarsi alle raccomandazioni del Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM), che prevedono, per esempio, la drastica riduzione di grassi saturi e trans, l’inclusione di frutta secca, semi oleosi e una fonte di vitamina B12 e, soprattutto, basare i nostri pasti quotidiani su verdure, legumi, frutta e cereali integrali.

Fondamentale è mantenere una buona connessione sociale, per prevenire solitudine e isolamento, che sono fattori di rischio per demenze e neurodegenerazione. È importante promuovere il coinvolgimento degli anziani nella famiglia e nella comunità, favorendo la compensazione delle eventuali abilità cognitive perdute e un senso di benessere e felicità. Anche questa ha un ruolo centrale per la salute del cervello, che va di pari passo a quella della mente.

La salute di tutta la famiglia

L’insorgere di una patologia neurodegenerativa mette a dura prova tutti i componenti della famiglia. L’assistenza a un parente che soffre di demenza è particolarmente impegnativa, anche da un punto di vista emotivo e psicologico, e può portare all’insorgere di stress e burnout. Il carico psicologico del prendersi cura di una persona amata, accettando parallelamente il progredire di una patologia, mette a rischio l’equilibrio psicofisico, con l’insorgere di emozioni contrastanti, comprese la rabbia, l’impotenza e il senso di colpa.

Il caregiver familiare può iniziare a sperimentare i sintomi di un vero e proprio burnout, sviluppando la Sindrome di Burden, dall’inglese burden, che significa “fardello”. Questa comprende ansia, disturbi psicosomatici e difficoltà di concentrazione e nel prendere sonno. Contrastare il burnout dei caregiver familiari passa necessariamente dal superamento della solitudine e dello stigma della malattia. È necessario considerare il benessere di tutto il nucleo familiare, nella prevenzione e trattamento delle patologie neurodegenerative, anche con il coinvolgimento condiviso in progetti di benessere come l’AIDA Alzheimer patients Interaction through Digital and Arts, che unisce scienza e arte, tecnologia digitale e ricerca clinica, per il benessere di pazienti e caregiver.

Se le capacità comunicative del paziente sono compromesse, il benessere di tutto il nucleo familiare può beneficiare delle nuove tecnologie di comunicazione aumentativa alternativa CAA, che permettono l’interazione sociale, anche quando non è più possibile esprimersi verbalmente. La tecnologia CAA consente al paziente di preservare una certa autonomia e partecipare ad attività sociali, ricreative e lavorative, anche basandosi sul solo movimento oculare. I progressi dell’ingegneria biomedica e della neuroingegneria permettono la generazione di sempre più avanzate interfacce cervello-computer. Queste riescono a captare e trasmettere i segnali elettrici dei neuroni, per proteggere la comunicazione, che è un elemento fondamentale dell’inclusione e della salute globale del paziente e di tutta la famiglia.

 


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