
“Non abbiate paura di guarire”
La storia di Luciano che ha vinto il buio della depressione
C’erano giorni in cui anche solo alzarsi dal letto sembrava impossibile. Giorni in cui il silenzioIl silenzio, spesso trascurato nella frenesia della vita mod... Leggi pesava più di mille parole e la vita sembrava scorrere senza di lui, come una serie tv a cui aveva smesso di partecipare. Anni di buio, di domande senza risposte, di solitudineLa solitudine è un'emozione complessa caratterizzata da un ... Leggi. Oggi, quell’uomo che sentiva di non aver nulla da dare perché svuotato di ogni sentimento è diventato un punto di riferimento per chi, come lui, ha conosciuto il volto più crudele della depressioneLa depressione è un disturbo caratterizzato da una tristezz... Leggi. Lavora ogni giorno per tendere una mano, ascoltare, guidare. Non perché abbia dimenticato il doloreIl dolore è un'esperienza sensoriale ed emotiva complessa, ... Leggi, ma perché ha imparato a conviverci, trasformandolo in forza. Questa è la storia di una caduta, quella di Luciano, ma soprattutto di una risalita. Una di quelle che vale la pena raccontare.
INDICE
ToggleCom’è stata la tua infanzia?
Sono nato in una Sicilia, che lo scrittore de Il Gattopardo descriveva come una “terra maledetta”, e io qui ho attraversato il buio e ne sono uscito. Non indenne, perché la depressione non ti lascia mai davvero come ti ha trovato, ma ne sono uscito trasformato. Più consapevole, più umano.
Sono cresciuto in una famiglia dove l’affetto non era dimostrato. Mio padre, un ex carabiniere, era un uomo severo e poco empatico, segnato da un’infanzia difficile. In questo contesto, mi sentivo schiacciato e non all’altezza, soprattutto rispetto alle mie quattro sorelle, tutte “guerriere” e brillanti a scuola.
Il punto non è come mi trattarono, ma come mi sentii trattato. Io a casa ero sempre messo da parte, stavo su una sedia e favoleggiavo, vivevo nel mio mondo. Non rispondevo, tremavo quando parlavo. Mi davano solo ordini brevi, commissioni veloci.
Avevo un legame simbiotico con mia madre, che ho spezzato solo quando lei è venuta a mancare. Quando ci ha lasciati, al suo funerale, ho come sentito la sua voce che mi diceva: “Luciano sei forte, ora devi camminare con le tue gambe”. Ho annullato parte della mia vita per lei, soprattutto negli anni in cui non stava bene.
Come sei riuscito a uscire dal buio della depressione?
La depressione per me era come un buio profondo. Mi sentivo solo, incompreso e convinto che non ci fosse speranzaLa speranza è un'emozione complessa e un costrutto psicolog... Leggi. Mi sentivo in una gabbia senza sbarre e, in alcuni giorni, anche respirare mi faceva fatica. Mi trascinavo in giornate tutte uguali, grigie e senza senso. Le parole degli altri mi sembravano lontane e inutili. Mi dicevano di reagire senza vedere che, per me, anche solo stare con gli occhi aperti era uno sforzo immenso.
Eppure, dentro di me, in un angolino, c’è sempre stata una sorta di speranza. Molte volte la mettevo a tacere, altre mi sforzavo di ascoltarla.
Ho conosciuto il fondo, il pianto che ti spezza il cuoreIl cuore è un organo fondamentale per la vita, responsabile... Leggi e le ossa. Ho guardato in faccia quella dolorosa sensazione di sentirti svuotato, inutile, fallito, diverso e scartato dal mondo, giorno dopo giorno. Ho affrontato momenti in cui persino le cose più semplici, come una doccia o un sorrisoIl sorriso è un’espressione universale, presente in tutte... Leggi, erano imprese titaniche. Ho vissuto l’isolamento, lo stigmaLo stigma verso la salute mentale è definibile come il preg... Leggi, il senso di colpaDefinizione neuroscientifica e psicologica Il senso di colpa... Leggi che accompagna chi “sta male senza un motivo apparente” perché, nella nostra società, è ancora difficile accettare che la sofferenza mentale possa essere paralizzante quanto e forse più di quella fisica.
Poi, un giorno, qualcosa si è mosso. Non so se sia stata una parola detta al momento giusto, lo sguardo non giudicante dello psicologo, o forse semplicemente la voglia di non arrendermi. È iniziato con piccole cose. Una passeggiata, un libro, la terapia. Tutto era rallentato, ma ho scelto di avere pazienzaLa pazienza, sia come emozione che come virtù, si manifesta... Leggi, di curarmi e di far fronte alle ricadute. Ho scelto di chiedere aiuto, di credere che un’altra possibilità, per me, ci fosse.
Con il tempo, poi, quella possibilità è diventata realtà.
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Un nuovo capitolo e verso una nuova vita?
La morte di mia madre quando avevo 34 anni fu una sorta di momento di rottura e, forse, inaspettatamente, di liberazione. Sono fuggito dalla Sicilia e mi sono trasferito a Milano. Quella città così grande mi permetteva una sorta di anonimato, era un luogo dove “sarei potuto diventare chiunque.
A Milano ho iniziato un percorso di cambiamento. Ho deciso di affidarmi a professionisti della salute mentale, mi sono iscritto all’università, mi sono laureato e ho iniziato a lavorare. Nonostante gli sforzi e i progressi, spesso sentivo ancora quella disorientante sensazione di vuoto. Le mie sorelle non riuscivano a capire, ma io sapevo in realtà ciò che mi mancava. Avevo bisogno della restituzione da parte della mia famiglia, ero ancora pieno dei silenzi, della sensazione di essere uno scarto.
Il tentativo di riempire quel vuoto mi portò a fare l’educatore con ragazzi difficili, un lavoro che mi metteva a confronto con i miei stessi bisogni, ma non era pronto. Davo tutto me stesso, ma non ero formato, non potevo dare quello che non avevo e il crollo fu inevitabile. Ho tentato di togliermi la vita, due volte. Ancora oggi, il ricordo di quel dolore, così lancinante da farmi contemplare un’unica via d’uscita definitiva, mi fa guardare a quel me stesso con profonda tenerezzaLa tenerezza è un'emozione complessa e profondamente umana ... Leggi.
Quando hai pensato di chiedere aiuto?
Dopo due tentativi di togliermi la vita, ho capito che non potevo farcela da solo a uscire dalla depressione. Ho chiesto aiuto, prima alla famiglia e poi a dei professionisti. Il percorso è stato lungo e difficile, fatto di farmaci, incomprensioni e ricadute. Ero depresso, ma nessuno sembrava capire realmente cosa fosse la depressione.
La svolta arrivò quando un nuovo psichiatra, oltre a darmi i farmaci giusti, mi fece capire che i miei gesti disperati non erano altro che richieste di aiuto.
Cosa ci insegna la storia di Luciano
Oggi, Luciano vive una vita sua. Lavora come educatore, un ruolo che ha imparato a gestire con la consapevolezza e la maturità che ha acquisito. La sua lotta non è finita, ma ha imparato a viverla con gli strumenti giusti.
Il suo messaggio finale è un appello a chi si sente ancora nel buio:
Non dovete avere paura di guarire, la vita è bella, bisogna fidarsi e affidarsi alle persone giuste, non dovete sentirvi malati. La vita è una cosa meravigliosa.
La storia di Luciano ci insegna che il baratro della depressione può essere superato. Non è un percorso semplice o immediato, ma con il giusto aiuto e la volontà di uscire dal silenzio, la vita può tornare a essere degna di essere vissuta.
Luciano ci insegna che non serve essere eroi, ma che chiedere aiuto è un profondo atto di coraggioIl coraggio è un'emozione che si manifesta quando una perso... Leggi:
Sono un essere umano che ha attraversato la tempesta e ora so riconoscere il cielo nuvoloso negli occhi degli altri. Aiuto, ascolto, accolgo. Non con ricette pronte, ma con la forza disarmante di chi dice: ci sono passato anch’io.
La sua esperienza è diventata strumento e il suo dolore un ponte, un linguaggio universale che parla a chi si sente solo, rotto, invisibile. La depressione non è una colpa e imparare a vivere bene, nonostante essa, è possibile. Chi riesce a farlo, come Luciano, può diventare luce per gli altri.
L’impatto della depressione e l’impegno di Fondazione Patrizio Paoletti
Si stima che la depressione colpisca il 5,7% della popolazione mondiale adulta (il 4,6% degli uomini e il 6,9% delle donne), per un totale di 332 milioni di persone. In Italia, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, il 6% degli adulti e circa il 9% degli over 65 presenta sintomi depressivi. Fra le fasce di popolazione più a rischio c’è anche quella giovanile: a livello europeo, si stima che il 58% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 29 anni sia a rischio di depressione.
Fondazione Patrizio Paoletti investe nella prevenzione della salute mentale, con programmi psicopedagogici volti al potenziamento delle risorse interioriCosa sono le risorse interiori e perché sono fondamentali? ... Leggi e relazionali, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ricorda essere dei fondamentali fattori protettivi per il benessere ed equilibrio psicologico. Con i programmi di Oltre le Periferie, Fondazione Patrizio Paoletti è accanto ai territori più fragili e, con Prefigurare il Futuro, dedicato alle scuole superiori italiane, l’ente sostiene il benessere di tutta la comunità educante (ragazzi, genitori, insegnanti, personale scolastico), attraverso un percorso formativo di allenamento della resilienzaCosa si intende per resilienza? Secondo l'American Psycholog... Leggi e della competenza emotiva. Per tutto il mese di ottobre, puoi partecipare attivamente alla promozione della salute mentale e del benessere degli adolescenti, aderendo alla Campagna Prima che sia troppo tardi di Fondazione Patrizio Paoletti, sostenendo la ricerca che cambia la vita e i progetti per una salute globale.
- https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/depression
- https://www.statista.com/topics/12402/depression-in-europe/#topicOverview
- https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Mental_well-being_and_social_support_statistics
- https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?approfondimento_id=20658
- Foto su Freepik
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