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Impariamo ad elaborare il divenire con la narrazione interiore

Oggi più che mai è necessario affermare e difendere il valore inestimabile della vita

Nella giornata del 2 novembre si celebra in Italia la Commemorazione dei defunti. Una ricorrenza che ha paralleli in molte culture ed epoche, ad evidenziare la speciale attenzione richiesta per relazionarsi con la perdita di qualcuno.

Tutti abbiamo esperienza di quanta sofferenza possa generarsi dalla perdita di qualcuno che ci è caro. A volte possiamo esperire la grazia di un passaggio naturale, un processo intenso, ma fluido. Altre volte il dolore può essere tale da generare uno stallo nella vita di una persona e richiedere un lungo tempo e tanta attenzione e cura per essere elaborato. Le notizie di perdite umane anche lontane fisicamente da noi, possono richiamare esperienze personali dolorose e farci rivivere situazioni irrisolte. Occorre una delicata attenzione quando incontriamo da vicino la nostra fragilità di esseri umani.

Oggi più che mai, è necessario affermare e difendere il valore inestimabile della vita e il rispetto di essa, anche riconoscendone la caducità. La perdita è parte integrante della nostra esperienza di esseri umani e la consapevolezza della sua limitatezza è ciò che può aiutarci a godere più profondamente di ogni attimo. Godere della vita, infatti, non vuol dire evitare ogni sofferenza, ma comprendere la bellezza del divenire con tutte le sue sfaccettature.

Il processo di lutto è stato ampiamente studiato e analizzato e il modello più noto è quello delle così dette “cinque fasi del dolore”, inizialmente proposte da Elisabeth Kübler-Ross nel suo libro “Sulla morte e sul morire”, nel 1969. Già dalla prima elaborazione, il modello viene applicato a tutti quegli eventi che cambiano radicalmente la vita, come una diagnosi terminale o la perdita di una persona cara, ed altri ancora. Al pari di ogni modello, è essenziale anche in questo caso considerare che esso costituisce un’astrazione utile alla consapevolezza, non uno schema immodificabile. Non si tratta di una rigida progressione, e ognuno lo percorre in modo unico, è possibile che non tutte le tappe siano presenti e che la loro sequenza non sia sempre la stessa. In una prospettiva pedagogica, si tratta di uno strumento utile a sviluppare consapevolezza delle emozioni e della narrazione interiore.

 


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Queste le cinque fasi:

Negazione: spesso la prima reazione consiste nel negare la realtà della situazione. Possiamo comprendere che questa negazione è una forma di autoprotezione, ma che può essere limitante se mantenuta a lungo. Incoraggiare la riflessione su come riconoscere quando si è in fase di negazione può essere una lezione preziosa.

Rabbia: quando la realtà dei fatti diventa incontestabile, può emergere un sentimento di rabbia. Possiamo insegnare che la rabbia è una risposta naturale alla perdita, cionondimeno necessita di essere gestita in modo sano e la gestione della rabbia è una competenza dell’intelligenza emotiva che può essere allenata.

Negoziazione: la fase di contrattazione implica solitamente il tentativo di negoziare con una forza superiore o con la situazione stessa. Questo è un momento in cui esplorare l’idea di accettazione e comprendere che alcune cose sono al di fuori del nostro controllo.

Depressione: quando diventa evidente che la situazione non cambierà, può insorgere la depressione. È cruciale considerare, per noi stessi e per gli altri, che si tratta di una fase del processo di elaborazione, non di un segno di debolezza. Sebbene non debba protrarsi troppo a lungo, è in sé una fase naturale.

Accettazione: la fase di accettazione è l’obiettivo finale, in cui si accetta la realtà e si interagisce pacificamente con i fatti, per quanto dolorosi. Apprendere la possibilità di accettare, anche in situazioni difficili, è una preziosa lezione di resilienza.

Ognuno di noi vive queste fasi in modi unici, ed è questa unicità che deve essere tenuta in considerazione nella nostra narrazione interiore. Il divenire è parte necessaria, a volte misteriosa della vita e della sua bellezza. La nostra capacità di godere di quella bellezza dipende dalla relazione che riusciamo a intrattenere con il cambiamento attraverso il modo di narrarci la vita. Imparare a dialogare consapevolmente con noi stessi e insegnarlo agli altri è strumento per attraversare i momenti di dolore, traendone significato ed abbracciando l’opportunità di crescita interiore.


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Bibliografia
  • Bonanno, G. A., & Kaltman, S. (2001). The varieties of grief experience. Clinical psychology review, 21(5), 705-734.
  • Kübler-Ross, E. (1990). La morte e il morire. Psicoguide. Nuova serie, Editore Cittadella.
  • Maciejewski, P. K., Zhang, B., Block, S. D., & Prigerson, H. G. (2007). An empirical examination of the stage theory of grief. Jama, 297(7), 716-723.
  • Paoletti, P. (2008). Crescere nell’eccellenza. Armando Editore.

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