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Come un intestino sano aiuta a prevenire l’Alzheimer

La connessione tra cervello e intestino

Cervello e intestino sono organi connessi, che condividono emozioni e si influenzano reciprocamente. Questa stretta interazione prende il nome di asse intestino-cervello, riferendosi, in particolare, alla relazione tra microbiota intestinale (i trilioni di microrganismi che risiedono nell’intestino) e sistema nervoso centrale, composto da cervello e midollo spinale.

Il legame tra microbiota e cervello

Il microbiota può comunicare con il cervello, inviando segnali attraverso il sistema nervoso intestinale, modulando così l’attività cerebrale. Il forte legame tra i due trova conferma in uno studio recente, condotto da Laura Calzà e Luciana Giardino dell’Università di Bologna. Secondo la ricerca, l’infiammazione del colon, ossia il tratto terminale dell’apparato digerente, favorisce l’insorgere di alcuni sintomi riconducibili all’Alzheimer. Tutelare la salute dell’intestino, quindi, è importante sia per proteggere un organo deputato a funzionalità essenziali alla vita, sia per prevenire la patologia neurodegenerativa più diffusa al mondo.

Microbiota: il linguaggio dell’intestino

Secondo molti studi epidemiologici, i sintomi dell’Alzheimer sono maggiormente diffusi tra pazienti affetti da colon infiammato. Nello specifico, lo studio dell’Università di Bologna suggerisce che l’alterazione del microbiota intestinale modifica le proprietà degli astrociti, cellule gliali del sistema nervoso centrale, incaricate di supportare l’attività dei neuroni, con conseguente deficit delle capacità mnemoniche e di apprendimento.

Secondo la Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (SIGE), la sindrome del colon irritabile (o disbiosi intestinale) colpisce circa il 20-40% degli italiani. Tra i sintomi più comuni di questa patologia figurano dolore addominale, gonfiore, diarrea, stitichezza e la loro alternanza.

Nonostante i numerosi studi in merito, le cause della patologia restano ancora incerte. Secondo le ipotesi più attendibili, alla sua origine ci sarebbe una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose che innervano l’intestino e muscoli intestinali. Nondimeno, ne è ormai acclarato il carattere psicosomatico: ansia, stress e depressione sembrano, infatti, fattori determinanti l’insorgere degli spasmi del colon che, dotato di un proprio tessuto neuronale, è in grado di memorizzare e percepire emozioni come gioia e dolore.

 


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Intestino sano: come prendersene cura

Trattare l’infiammazione dell’intestino richiede, spesso, un approccio terapeutico che integri vari aspetti, come la cura dell’alimentazione, l’uso di farmaci e la psicoterapia.

Secondo un gruppo di ricercatori della Monash University in Australia, sintomi come pancia gonfia e dolori addominali possono essere contrastati seguendo una dieta che escluda o riduca alimenti contenenti determinati carboidrati: i FODMAP (Fermentable Oligo-di and Mono-saccharides And Polyols), ossia lattosio, fruttosio, fruttani, polialcoli e galattani. Questo si tradurrebbe nel ridurre pasta, pane e alimenti contenenti glutine, preferendo riso e quinoa, consumare grana e parmigiano al posto del latte, evitando succhi di frutta e dolcificanti.

Per tutelare la salute intestinale può anche essere consigliabile:

  • assumere fermenti probiotici, vitamina D3 e magnesio, utili a ristabilire l’equilibrio della flora intestinale e migliorare i sintomi gastrointestinali;
  • bere almeno otto bicchieri di acqua al giorno, utili a evitare la stipsi o compensare la disidratazione in caso di diarrea;
  • praticare esercizio fisico: il movimento riduce stress e depressione, oltre che favorire l’attività intestinale

Curare l’intestino: prendersi cura dei propri stati emotivi

Anche il cervello comunica con l’intestino, mediante ormoni e sostanze chimiche. Per questo motivo, alla comparsa di ansia o stress, l’intestino reagisce attraverso disturbi come l’irritazione del colon.

Chi soffre di disbiosi intestinale potrebbe tendere a essere perfezionista e ipercritico verso sé stesso, ponendosi traguardi elevati e volendo mantenere saldo il controllo su ogni aspetto della propria vita. Questa condizione psicologica è spesso accompagnata dalla sensazione che qualcosa di spiacevole possa accadere all’improvviso, percezione da cui scaturiscono ansia e stress. A fondamento di ciò può esserci un problema di autostima, che si concretizza nel dubbio costante sul proprio valore.

In questa prospettiva, la terapia cognitivo-comportamentale può essere un valido aiuto. Questo approccio interviene sui pensieri negativi che accompagnano i sintomi del colon irritabile, cercando di rendere cosciente il paziente rispetto al legame tra cognizioni e sintomi dolorosi. La terapia cerca di diminuire i pensieri catastrofici della persona ed abbassare gli standard elevati che si prefigge di raggiungere.

Strumenti preziosi sono la mindfulness e la meditazione, che aiutano a sviluppare un atteggiamento consapevole di accettazione e non reazione verso le emozioni negative, attenuando così l’attivazione dei meccanismi cognitivi che influenzano l’iperattività intestinale.

Tutelare la salute del cervello significa anche proteggere il nostro secondo cervello, ovvero l’intestino. La scienziata Giulia Enders scrive : “L’intestino è un organo pieno di sensibilità, responsabilità e volontà di rendersi utile. Se lo trattiamo bene, lui ci ringrazia”.

 


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Sitografia
  • https://alzres.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13195-024-01471-2
  • https://www.ipsico.it/news/colon-irritabile-e-psicoterapia/
  • https://www.riza.it/psicologia/psicosomatica/5309/colon-irritabile-cause-sintomi-e-interpretazione-psicosomatica.html?srsltid=AfmBOopKY1llXSNFI6HuHW6NFpKT7HdFvpe5eZErVJnzqr4SqfMDLs1w
  • https://www.centrodimedicinabiologica.it/alzheimer-intestino-e-microbiota/https://www.stateofmind.it/2023/02/sindrome-intestino-irritabile-cbt/
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