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Non c’è cervello come quello di mamma: superpoteri e rischi del “mommy brain”

Mommy brain è un’espressione inglese con cui ci riferisce al fatto che spesso le neomamme mostrano segni di mancanza di attenzione o memoria rispetto a tipici compiti quotidiani. Sembra sia inevitabile che una neomamma si trovi a fare ogni tanto azioni goffe come tentare di accendere l’auto con la chiave di casa. Ovviamente, la cronica mancanza di sonno che viene esperita in queste fasi contribuisce notevolmente a questo stato, ma la ricerca neuroscientifica si è domandata se non ci sia qualcosa di più e ha considerato come, accanto a certi deficit, la maternità porti ad alcuni “superpoteri” nel campo dell’intelligenza emotiva e dell’organizzazione, tipici delle mamme. A tutt’oggi molti dei processi che si verificano nel cervello materno rimangono un mistero, ma alcune importanti scoperte sono state compiute e ci permettono di definire alcuni utili consigli educativi.

Innanzitutto, è stato osservato che gravidanza e periodo post-parto sono momenti di straordinaria plasticità cerebrale. La gravidanza e il periodo post-parto sono momenti in cui il cervello di una donnaattraversa cambiamenti più rapidi e drastici rispetto ad altri momenti della sua vita, persino più rapidi e drastici di quelli dell’adolescenza. Tali cambiamenti potrebbero essere alla base di alcuni degli effetti collaterali del parto, come il “mommy brain” e i forti cambiamenti di umore che accompagnano la gravidanza.

Uno studio del 2016 condotto dalla neuroscienziata Elseline Hoekzema e colleghi ha confrontato le scansioni cerebrali di 25 madri al primo parto prima e dopo la gravidanza con quelle di 20 donne che non avevano mai partorito. Le donne che avevano appena partorito presentavano cambiamenti così marcati nel cervello che un algoritmo computerizzato poteva distinguerle senza errori possibili dalle donne che non avevano partorito.

Secondo i ricercatori, è molto probabile che i cambiamenti che sono stati osservati nel cervello siano il risultato della cosiddetta “potatura sinaptica”, ovvero l’eliminazione di alcune connessioni tra le cellule cerebrali a favore della creazione di nuove. Nello specifico, si è osservata una netta riduzione di materia grigia in alcune aree, a favore di altre.

Tale potatura sinaptica potrebbe aiutare le persone a concentrarsi su attività specifiche, relative alla cura di un neonato. La riduzione della materia grigia nell’ippocampo, che regola la memoria, potrebbe essere la causa del “mommy brain”. Invece di concentrarsi su informazioni divenute insignificanti, il cervello della mamma rialloca le proprie risorse, ad esempio, alle aree cerebrali che gestiscono la “teoria della mente”, ovvero la capacità di capire i desideri e i bisogni degli altri. La ricerca neuroscientifica ha confermato che queste stesse aree cerebrali si accendevano anche quando le madri guardavano i loro bambini, suggerendo che la potatura sinaptica potrebbe promuovere il legame madre-neonato.

Può essere frustrante per una neomamma, scoprirsi apparentemente meno performante in compiti anche semplici. Allo stesso tempo, è estremamente importante comprendere che è perché è in corso una profonda riorganizzazione che offre l’occasione di acquisire e consolidare competenze, legate non solo alla sfera delle emozioni, ma anche dell’organizzazione.

Secondo uno studio condotto da Welch negli USA, essere madre è un impegno da 98 ore la settimana, ovvero l’equivalente di circa 2,5 lavori a tempo pieno. Un’ulteriore conferma delle capacità di performance, che deve attirare la nostra attenzione sulla necessità di maggior supporto sociale per un ruolo tanto determinante. Come conferma il “Mother Index”, curato dall’Istat, le madri in Italia affrontano una situazione di grande complessità fatta di disparità contrattuali e retributive, nonché di mancanza di servizi a supporto dell’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Tutto questo si riconnette con il versante a rischio delle trasformazioni cerebrali che si affrontano durante la maternità, ovvero la predisposizione ai fenomeni di depressione post-parto e affini. Il ricorrere di simili difficoltà, per affrontare le quali l’aiuto specialistico è necessario e porta ad eccellenti risultati, ci indica ancora una volta quanto sia importante conoscere e applicare in senso educativo le conoscenze su noi stessi e, di conseguenza, su coloro che ci sono affidati.

Cindy Barha, ricercatrice della British Columbia University, sottolinea come, dopo una fase di transizione dovuta alla trasformazione cerebrale, il cervello delle mamme si trova di fatto evoluto e non sarà mai più quello di prima, sarà migliore perché dotato di specifici “superpoteri”. Le funzioni esecutive, che consentono il famoso multitasking tipico delle mamme, sono potenziate proprio grazie a questa trasformazione. Si comincia, quindi, a riconoscere i vantaggi che le neomamme portano anche nello specifico del contesto lavorativo: accresciuta consapevolezza delle esigenze altrui; capacità di leadership grazie alla maggiore comprensione delle emozioni e delle motivazioni del team; miglior approccio alla risoluzione dei problemi cognitivi e dei conflitti rispetto alle sfide quotidiane. Tutte capacità potenziali che possono essere allenate per esprimersi al meglio, è con questa prospettiva, che Fondazione Patrizio Paoletti sviluppa i suoi programmi a supporto della genitorialità, attraverso percorsi di lifelong learning.

Bibliografia
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