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Cervello e percezione del tempo

Come sperimentiamo lo scorrere degli eventi

Il tempo è sempre stato un importante oggetto di studi trattandosi di un concetto fondamentale per la conoscenza umana, nonché componente centrale della nostra quotidianità ed esperienza del mondo. Il concetto di tempo fa riferimento alla dimensione con cui si concepisce, organizza, rappresenta e misura lo scorrere degli eventi e il susseguirsi di stati. Continuità illimitata ma suddivisibile, è distinguibile in passato, presente e futuro.

Psicologia della percezione del tempo

Da una prospettiva puramente psicologica, la percezione soggettiva dello scorrere del tempo è un fenomeno affascinante e misterioso che ha catturato la curiosità di filosofi e scienziati per secoli nell’arco della storia. Nonostante il crescente interesse nella ricerca abbia portato ad approfondite indagini sulla natura dell’esperienza del tempo, non esiste ancora un consenso unanime su come gli esseri umani percepiscano questo fenomeno.

Una visione affascinante che si pone in contrapposizione alla concettualizzazione occidentale dello scorrere del tempo viene da un popolo indio delle Ande, gli Aymara. Secondo tale popolazione, il passato viene rappresentato come qualcosa che si trova di fronte all’uomo, nella direzione in cui si può guardare. Contrariamente, il futuro si trova alle sue spalle, poiché non lo si conosce ancora e l’uomo, in relazione ad esso, è cieco. Perciò, secondo gli Aymara il passato può essere visualizzato di fronte ai propri occhi in quanto lo si conosce già, mentre il futuro è ignoto.

Modelli teorici e meccanismi alla base

L’interesse per lo studio empirico della percezione del tempo ha portato negli ultimi decenni a un aumento delle indagini sulle sue basi cognitive e neurali, e allo sviluppo di diversi modelli teorici. Tali modelli possono essere riconducibili a due prospettive principali, che si differenziano in base alla concettualizzazione di un meccanismo centrale responsabile della scansione del tempo (ad esempio, un orologio interno), o meno.

L’orologio interno

Tra i modelli definiti internal clock models, una delle prospettive contemporanee più accreditate è quella del pacemaker-contatore, in cui viene ipotizzata la presenza di un sistema che emette delle pulsazioni in termini di unità temporali (o battiti, come un pacemaker), e un accumulatore all’interno del quale tali unità temporali vengono raccolte, permettendo una stima dell’intervallo trascorso in base alla quantità di battiti raccolti nell’accumulatore durante un dato lasso di tempo.

Diversi processi cognitivi

Contrariamente, una diversa cornice d’interpretazione che non fa riferimento ad un meccanismo centrale dedicato, descrive la percezione del tempo come il risultato dell’attività di differenti meccanismi. Numerosi studi hanno evidenziato quali sono i principali processi cognitivi responsabili della codifica e manipolazione delle informazioni temporali, volti a fornire un’esperienza coerente e unificata del tempo, ma anche responsabili delle distorsioni nella percezione di esso.

  • Lattenzione, ad esempio, è uno dei principali meccanismi coinvolti. Infatti, diversi studi suggeriscono che, a seconda della quantità di risorse attenzionali orientate verso lo scorrere del tempo, la percezione temporale può risultare dilatata o contratta.
  • La memoria rappresenta un’altra caratteristica centrale, non solo perché responsabile dell’elaborazione e l’immagazzinamento delle informazioni, ma anche in quanto implicata nella rappresentazione sequenziale degli eventi, permettendoci di ricordare il passato e pianificare il futuro.
  • Infine, diversi studi dimostrano che il nostro senso del tempo viene influenzato e alterato anche dalle emozioni che proviamo in determinati momenti. Infatti, tale relazione andrebbe a supportare il fenomeno comune secondo il quale il tempo sembra volare quando ci si diverte e si trascina quando ci si annoia. Alcuni studi suggeriscono che i diversi stati emotivi modulino la percezione dello scorrere del tempo andando ad alterare il funzionamento dell’orologio interno, aumentandone o rallentandone la velocità.

 


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Correlati neurali

Lo sviluppo di nuove tecniche e metodologie di ricerca ha permesso, negli ultimi decenni, di indagare i correlati neurali dell’elaborazione temporale, identificandone diverse strutture coinvolte. La principale area cerebrale riconosciuta come orologio biologico responsabile della scansione del nostro ritmo circadiano è il nucleo soprachiasmatico. Tale struttura è costituita da un gruppo di cellule nervose che ricevono informazioni dalle connessioni retiniche, scandendo il ritmo individuale in base agli stimoli ambientali (ad esempio, l’alternanza di luce e buio nell’arco della giornata).

Un esperimento in grotta

Un interessante studio sul funzionamento intrinseco del ritmo circadiano umano è stato condotto dallo speleologo francese Michel Siffre, che nel 1962 si isolò in una grotta a 130 metri di profondità con lo scopo di studiare il funzionamento dell’orologio interno umano in assenza di indicatori temporali esterni. Siffre trascorse due mesi interi nella grotta, sperimentando un forte spostamento del tempo interno al punto che, quando i suoi colleghi lo informarono che stavano scendendo per recuperarlo, era convinto che mancassero ancora venticinque giorni al termine dello studio.

Il ruolo del cervelletto e della corteccia cerebrale

Diversi studi suggeriscono inoltre che il cervelletto potrebbe essere un’altra struttura importante per la temporalità umana. Risultati recenti suggeriscono infatti che il cervelletto, oltre ad essere coinvolto nel coordinamento e nell’equilibrio, potrebbe essere implicato nella temporizzazione proprio per il suo ruolo nelle funzioni motorie attraverso le connessioni con gli organi di senso, fornendo una scansione temporale soprattutto in termini di durate molto brevi (millisecondi). In breve, il cervelletto influenza la percezione del tempo aiutando il cervello a prevedere gli intervalli di tempo, integrando gli input sensoriali con le azioni motorie e consentendo una tempistica precisa per le azioni e i processi cognitivi.

Infine, alcuni studi suggeriscono che diverse aree della corteccia cerebrale si attivano durante l’elaborazione di informazioni temporale. In particolare, le cortecce frontali e parietali e l’area motoria supplementare (SMA) avrebbero un ruolo critico nella temporizzazione.

Tempo, coscienza e sé

Il concetto di tempo è dunque un elemento fondamentale della nostra esperienza cosciente del mondo e di noi stessi, rappresentando una caratteristica centrale della coscienza. In letteratura vengono definiti due principali aspetti del sé: il Sé Minimo (SM), ossia il soggetto dell’esperienza nel momento presente, e il Sé Narrativo (NS), che supporta un senso di identità e continuità coerente nel tempo. Questa duplice definizione è stata estesa nel Modello Sferico della Coscienza attraverso l’aggiunta di un terzo stato di sé, chiamato Overcoming of the Self (OCS), il “Superamento del sé”, definito come la completa assenza di qualsiasi senso di sé e di temporalità, talvolta associato a stati meditativi profondi. La continuità temporale è quindi una condizione necessaria per l’esperienza cosciente del sé.

La relazione tra tempo e coscienza rappresenta un affascinante ambito di indagine, che è supportato da un crescente interesse di ricerca in ambito psicologico, filosofico e neuroscientifico. Ad esempio, nell’ultimo decennio si è riscontrato un aumento delle ricerche volte ad indagare la relazione tra percezione del tempo e stati alterati di coscienza, come ad esempio la meditazione.

Tempo e vita quotidiana

Per concludere, la percezione del tempo è un fenomeno affascinante che permea diversi aspetti della nostra vita, dai compiti più semplici, come camminare o parlare, ai processi cognitivi più complessi, come la pianificazione e l’interazione sociale.  Si tratta dunque di un fenomeno che svolge un ruolo cruciale nella vita quotidiana, consentendoci di organizzare ed eseguire le azioni, orientandoci in modo coerente nel mondo circostante.

D’altra parte, il modo in cui esperiamo soggettivamente lo scorrere del tempo è influenzato da diversi fattori, quali l’orientamento dell’attenzione, la memoria di un evento, o le emozioni coinvolte durante un dato momento. Inoltre, l’influenza di tali fattori può causare delle distorsioni temporali in diverse occasioni, come una sensazione di accorciamento o allungamento del tempo trascorso.

A differenza della vista e dell’udito, non esiste un organo di senso dedicato alla percezione del tempo, ma numerose strutture cerebrali contribuiscono alla formazione di un senso temporale, offrendoci una visione coerente del mondo. È dunque importante continuare ad indagare questo fenomeno anche in relazione ad altri aspetti specifici della nostra vita, in modo da approfondire e aumentare la conoscenza del nostro funzionamento.

 


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Bibliografia
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