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Una ricerca per contribuire alla nostra salute globale 

Intervista a Ludovica Ortame, Ricercatrice RINED – Dipartimento di Neuroscienze.

Puoi dirci qualche parola su di te e il tuo percorso in Fondazione Patrizio Paoletti?

Mi sono laureata in Neuroscienze Cognitive alla Sapienza. Dopo la laurea ho iniziato a cercare dei laboratori in linea con i miei temi di interesse, così sono entrata in contatto con il laboratorio RINED della Fondazione. Ho iniziato con un tirocinio durante il quale mi è stata data la possibilità di seguire l’intero percorso di sviluppo e attuazione di un progetto sperimentale. Mi sono trovata molto bene nell’ambiente della Fondazione, in primis con il gruppo di ricerca con cui collaboro quotidianamente e che mi ha fornito un’ottima formazione e supporto, ma anche con il resto del team della Fondazione con i quali ho avuto modo di interfacciarmi in diverse occasioni.

Quali sono i tuoi interessi di ricerca in generale?

I miei interessi di ricerca si focalizzano sullo studio dei processi cognitivi alla base della percezione del tempo e dei diversi stati di coscienza, con un focus sui correlati neurali delle pratiche contemplative (meditazione) e dell’elaborazione temporale, attraverso l’utilizzo di tecniche di registrazione elettrofisiologica (EEG).

Di cosa ti stai occupando in questo momento e perché è importante?

In questo momento stiamo portando avanti uno studio volto ad indagare il ruolo dell’attenzione nel rapporto tra percezione del tempo e meditazione. Da un lato, la percezione del tempo svolge un ruolo fondamentale nella nostra vita quotidiana, dalla pianificazione degli eventi futuri al modo in cui percepiamo gli eventi passati; dall’altro, la meditazione coinvolge l’osservazione consapevole e non giudicante dei processi mentali, e alcune pratiche fanno attivo riferimento al momento presente.
Perciò, comprendere la relazione tra meditazione e percezione del tempo può fornire preziose informazioni sia su come funziona il nostro cervello e sulla natura stessa della coscienza, ma soprattutto potrebbe offrire conoscenze significative sulla nostra capacità di gestire lo stress, migliorare la concentrazione e aumentare il benessere generale tramite lo sviluppo di interventi pratici volti a promuovere il benessere e la salute mentale.

Ci sono e se si chi sono donne nel mondo della scienza che ti hanno particolarmente influenzato con il loro esempio?

Seppur non abbiano ancora tutte la giusta rilevanza, sono tanti i nomi femminili che mi vengono in mente. Personalmente sono sempre stata legata alla figura di Margherita Hack, probabilmente per la sua naturalezza e il carattere spiccatamente ironico. Nata e cresciuta in un contesto storico estremamente rigido che non permetteva l’emancipazione e la libertà di pensiero, è riuscita a portare avanti le sue lotte con determinazione. Oltre ai monumentali traguardi scientifici e umani che ha raggiunto, la sua figura mi ha sempre affascinato per la capacità di affrontare anche le sfide più serie con ironia.
Ciononostante, Hack è uno dei nomi più illustri dell’astrofisica, perciò vorrei dedicare due parole anche ad altre figure fondamentali il cui lavoro è passato in sordina. Ad esempio Ada Lovelace, ricordata (dai pochi) come la prima programmatrice della storia, matematica londinese la quale nel 1843 scrisse il primo algoritmo informatico, o Hedwig Eva Maria Kiesler, attrice cinematografica e inventrice austriaco-americana che durante la seconda guerra mondiale ha sviluppato un sistema di comunicazione chiamato “spread spectrum”, ad oggi alla base di tecnologie quali il Wi-Fi e il Bluetooth, o anche Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, matematiche e ingegnere afroamericane che negli anni ‘60 hanno lavorato per la NASA contribuendo al successo della missione Apollo. La storia è piena di donne straordinarie (e ordinarie) che hanno offerto contributi fondamentali al progresso dell’umanità malgrado gli opprimenti ostacoli, i quali nomi ancora ad oggi sono celati nel dimenticatoio.

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