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Nuove frontiere della relazione tra ambienti e benessere interiore

La professoressa Angela Colonna, responsabile della Cattedra UNESCO in “Mediterranean Cultural Landscapes and Communities of Knowledge” dell’Università della Basilicata sulle nuove frontiere della relazione tra ambienti e benessere interiore

La nostra comprensione del mondo è profondamente plasmata dai contesti fisici, biologici, sociali e culturali in cui viviamo. La cognizione, il processo attraverso il quale percepiamo e comprendiamo il mondo che ci circonda, è intrinsecamente legata a questi contesti. Negli ultimi anni, il paradigma dell’embodied cognition (cognizione incarnata) ha aperto una nuova prospettiva affascinante per considerare l’architettura non solo come una struttura fisica, ma come parte integrante dei processi cognitivi degli individui e delle comunità.

Questo paradigma ha portato alla nascita di una serie di ricerche interdisciplinari, noto con diversi nomi come neuro-architettura, architettura incarnata ed empatia degli spazi. La novità risiede nel fatto che la scienza moderna sta sempre di più supportando la comprensione di come interagiamo con l’ambiente fisico e di come questo ambiente influisca direttamente sul nostro benessere e sul nostro sviluppo.

Storicamente, l’architettura ha spesso intuitivamente considerato il potere dei luoghi sulla mente e sull’anima di chi li abita. In questo articolo esploreremo alcune idee che suggeriscono un aggiornamento del nostro approccio all’architettura basato sul paradigma della conoscenza incarnata.

Una delle tracce esplorative è la ricerca di strumenti per un nuovo modello formativo dell’architetto. Questo approccio, promosso all’interno della cattedra Unesco dell’Università della Basilicata, si concentra sullo sviluppo della coscienza e dell’auto-consapevolezza. Fondazione Patrizio Paoletti è un partner chiave in questo sforzo, poiché condivide l’interesse per la crescita della coscienza e dell’autoconsapevolezza.

Nella ricerca, il Modello Sferico della Coscienza sviluppato da Patrizio Paoletti serve come riferimento teorico. Questo modello aiuta a comprendere il ruolo dell’aspirazione nella lettura e nella costruzione dell’ambiente interiore, fondamentale per interagire consapevolmente con l’ambiente esterno. Il modello di rappresentazione fenomenologica, proposto da Francisco Varela, è un importante strumento di riflessione da questo punto di vista.

Nel contesto dell’arte e dell’architettura, la percezione del paesaggio ha un ruolo centrale. Artisti come Leonardo da Vinci e Alexandre Cozens hanno sperimentato tecniche pittoriche innovative per catturare l’atmosfera dei paesaggi. Questi approcci contribuiscono a allenare l’osservazione della natura e ad inibire schemi preconcetti.

Claude Monet, invece, cercava di catturare l’impressione pura nei suoi dipinti realizzati a Giverny. La sua tecnica eliminava l’orizzonte e le coordinate spaziali come orientamento somatico, per cogliere l’istantaneità dell’impressione, vivendo l’esperienza dei sensi nel presente senza giudizi o idee preconcette.

Altro approccio significativo per il nostro discorso è quello della mnemotecnica, una pratica antica che collega parole, immagini e spazi per plasmare la mente. Questo approccio affronta le correlazioni tra la biologia e lo spazio dell’abitare, contribuendo alla comprensione di come questo influenzi la nostra salute e il nostro benessere.

La mnemotecnica è alla base dell’Arte della Memoria rinascimentale. I luoghi, gli spazi urbani, gli edifici vengono utilizzati come strumenti cognitivi. La corrispondenza tra luoghi fisici e luoghi mentali è usata per plasmare la propria mente, costruendo articolate architetture interiori, così come giardini e architetture fisiche vengono progettate come se fossero dei discorsi. Tale dispositivo sembra anticipare le attuali comprensioni neuroscientifiche circa il ruolo che ha il movimento sia agito che simulato nei processi cognitivi.

In questo caso il recupero all’uso di tali tecniche storiche può servire per il potenziamento del dialogo tra interno ed esterno, per introdurre alle pratiche riflessive e alla conoscenza di come funzioniamo. Nel percorso formativo degli architetti, contribuirebbe a normalizzare l’introduzione di pratiche per lo sviluppo della consapevolezza, attualizzando così anche l’idea di formare i cosiddetti “Architetti sapienti” rinascimentali.

A tali strumenti, estrapolati da ambiti disciplinari pertinenti e contigui alla cultura dell’architettura e del paesaggio, andrebbero affiancate anche tecniche e pratiche proprie dei percorsi per lo sviluppo della consapevolezza di sé, come le pratiche meditative e la strumentazione della riduzione fenomenologica.

La ricerca interdisciplinare, basata sulla cognizione incarnata, offre nuove prospettive per la progettazione delle città e degli spazi, aiutandoci a creare ambienti più armonici e sostenibili.

 


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