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Run Rome The Marathon 2025: il CSI corre con Fondazione Patrizio Paoletti

L’importanza dello sport per una salute globale: intervista a Daniele Pasquini, Presidente del CSI Roma

Anche il CSI Centro Sportivo Italiano – Comitato di Roma parteciperà alla Run Rome The Marathon 2025, correndo insieme a Fondazione Patrizio Paoletti, per sostenere i nostri progetti psicopedagogici. Incontriamo Daniele Pasquini, il Presidente del CSI Roma, per riflettere insieme sul fondamentale ruolo dello sport nella nostra società, nell’educazione e per costruire una salute globale.

Correre insieme, per una salute globale

Il 15 e il 16 marzo Roma si prepara ad accogliere un evento internazionale di corsa, dove il traguardo più importante è una salute globale. Run4Rome è la staffetta solidale non competitiva correlata a Run Rome the Marathon, che aiuta a sostenere anche i progetti psicopedagogici di Fondazione Patrizio Paoletti, divertendosi e facendo del bene, a se stessi e agli altri.

Abbiamo intervistato Daniele Pasquini, Presidente del CSI, sulle motivazioni che spingono a questa corsa condivisa e sul ruolo dello sport nella nostra società, con particolare riferimento alle nuove generazioni e alle sfide contemporanee.

Quale mission condividete come Centro Sportivo Italiano con Fondazione Patrizio Paoletti?

Sicuramente condividiamo l’aspetto del promuovere la persona, metterla al centro nella sua integralità: una persona intesa come corpo, anima, spirito. E favorire il suo benessere, che è un benessere integrale, una salute globale: non semplicemente un benessere fisico, ma un benessere a tutto tondo. Questo è credo l’aspetto che ci accomuna principalmente, sia in termini di mission sia in termini di vision, considerando la persona non semplicemente come corpo o mente, ma un insieme di corpo, mente e spirito.

Come lo sport contribuisce a una salute globale?

In prima battuta naturalmente lo sport sostiene il benessere del corpo, il benessere fisico: è un gioco regolamentato competitivo che coinvolge il corpo e il movimento. Se non ci fossero il corpo e il movimento, faremmo molta fatica a parlare di sport. Lo sport pone in evidenza proprio la bellezza del gesto atletico, del corpo e del movimento, anche come elementi simbolici.

L’importanza per la socialità

Tuttavia, oggi sappiamo che lo sport non riguarda soltanto la salute fisica. Ma anche tutto ciò che è la socialità, il benessere psicofisico in generale, la possibilità che una persona stia veramente bene. Fare sport significa, non soltanto occuparsi del proprio corpo, ma avere cura anche della propria socialità. Anche quando si tratta di attività sportive individuali, lo sport comporta comunque una dimensione relazionale fondamentale, permette di coltivare la rete sociale, di alimentarla.

Sport, profondità e spiritualità

L’altro aspetto che per noi come Centro Sportivo Italiano è importante è quella dimensione più profonda e spirituale della persona. Perché lo sport, per esempio nell’attività agonistica, ti permette di arrivare a indagare un po’ quali sono i limiti delle tue prestazioni e a scoprire il fatto che siamo limitati. Questa limitatezza ci aiuta a scoprire tutto ciò che c’è anche oltre: per esempio l’altro, che può essere un altro in termini relazionali oppure un altro con la A maiuscola, in termini anche più spirituali. Lo sport è veramente un’opportunità per far vibrare tutte le corde più profonde della persona, a partire da quelle fisiche del corpo, della mente, ma anche quelle di una dimensione più profonda e spirituale.

Che ruolo ha lo sport nell’educazione?

Lo sport è una delle agenzie educative più importanti, è una vera esperienza di vita. L’origine e l’originalità dello sport, sia nell’antichità ma anche nella modernità, è proprio l’educazione. L’alveo in cui lo sport può esprimere il meglio è quello della promozione della persona a tutto tondo: io uso l’immagine del far fiorire una persona. Il contesto sportivo riesce a realizzare questa fioritura, se ha a cuore la sua origine e originalità di sempre, ossia l’educazione. Lo sport nasce in contesti educativi: nel ginnasio dell’antica Grecia (che era originariamente la palestra e poi è diventata la scuola), nei collegi inglesi dell’Ottocento, dove rinasce lo sport moderno, e negli oratori delle parrocchie con i santi, a partire da Don Bosco.

Lo sport generativo, non produttivo

Lo sport riesce a far fiorire la persona quando non viene strumentalizzato, cioè piegato ad altre finalità, ma quando è inserito nell’alveo dell’educazione. Lo sport non deve seguire la logica della produttività, che purtroppo la nostra società oggi sempre insegue, ma la logica della generatività, che è la logica tipica delle relazioni e dell’educazione. Lo sport deve essere generativo, non produttivo, che sono due concetti profondamente diversi. Troppe volte lo pieghiamo alla logica della produttività, in cui io investo tanto per ricavare altrettanto. La generatività è un concetto molto diverso. Io semino, non so neanche se raccoglierò io, raccoglierà magari qualcun altro e magari la raccolta non sarà nemmeno direttamente proporzionale alla semina. Non lo sappiamo, magari lo sarà, ma non è questo che ci poniamo come obiettivo. Il nostro obiettivo è seminare, generare e non produrre.

Il rischio delle logiche di mercato e dell’intrattenimento

Se teniamo lo sport nella logica della generatività – e l’educazione è l’emblema della generatività – allora sarà al sicuro da devianze e degenerazioni. Altrimenti lo diamo in pasto alla logica della produttività, che può tradursi anche in termini sportivi, magari nell’agonismo spinto, nella logica della vittoria o della prestazione a tutti i costi, oppure alla logica di mercato, di massimizzazione dei profitti, puramente commerciale o di intrattenimento, in uno sport-spettacolo che perde quella che è la sua funzione originaria, per cui è nato, cioè essere promotore della persona. Lo sport nasce per l’uomo, a favore dell’uomo e dell’umanità e non il contrario.

Lo sport può aiutare a creare una società più equa, solidale, equilibrata e giusta?

C’è un archeologo, Miller, che ha scavato e ha trovato i resti di Nemea, una città in Grecia dove c’erano proprio dei giochi sportivi, che dice che prima della democrazia c’era lo sport. E questo è un dato storico. Nelle polis greche, i giochi atletici sono antecedenti storicamente di centinaia e centinaia di anni rispetto alla nascita della democrazia.

I valori della democrazia come l’uguaglianza e le pari opportunità nascono in Grecia, secondo Miller, perché in qualche modo hanno trovato un terreno fertile su una cultura ormai divenuta popolare, che è quella sportiva degli agoni. All’interno di questa, è normale che la legge e le regole siano uguali per tutti, che vinca il migliore e non semplicemente il più ricco o il più potente, che tutti debbano avere pari opportunità, magari per candidarsi e scendere nel lavoro politico, così come per partecipare negli agoni atletici.

Noi diciamo che la Grecia è la culla della democrazia. In qualche modo i nostri valori occidentali e democratici dovevano appoggiare su un sostrato culturale già molto popolare e diffuso, quello dello sport, che ritroviamo già nell’Iliade e poi ancora di più nell’Odissea. Lo sport, non solo veicola certi valori ma, in qualche modo, ne è stato il padre.

Perché abbiamo tutti così tanto bisogno di fare sport oggi?

Naturalmente c’è l’aspetto della salute fisica. Pensiamo che ogni euro investito nello sport ce ne fa risparmiare quasi cinque sul Sistema Sanitario Nazionale. In una società che invecchia sempre di più, dovremmo pensare a invecchiare sempre meglio, perché altrimenti non sarà più sostenibile il nostro Sistema Sanitario. Ma concentriamoci anche su aspetti che non sono direttamente salutistici, seppure altrettanto fondamentali.

Un pilastro educativo, che risponde alla crisi della famiglia e della scuola

Sappiamo che la famiglia è in crisi. Durante l’adolescenza, i figli spesso fanno fatica a vivere serenamente la dimensione familiare con i genitori. Paradossalmente, a volte, diventa molto più autorevole l’allenatore, in certe situazioni, rispetto allo stesso genitore. Anche la scuola è in grande difficoltà, con insegnanti che a volte faticano ad essere degli educatori, ad essere dei maestri di vita. Rinunciare oggi allo sport significherebbe mettere in crisi uno dei pilastri educativi su cui la nostra società sta ancora in piedi. Se non facciamo sport mandiamo in crisi il sistema educativo per i più giovani.

Gioco e socialità

In una società iperindividualista, lo sport è ancora un’occasione di aggregazione, e non solo giovanile. Sempre di più lo sport sta diventando un momento di socialità, anche per gli adulti. Huizinga, nel suo Homo Ludens, dice che lo sport è una sottocategoria del gioco e che giocare insieme crea delle dinamiche relazionali che poi vanno oltre il gioco stesso. Un gruppo di persone che gioca insieme sperimenta una dinamica di aggregazione, che si prolunga anche oltre la semplice dimensione dello spazio-tempo del gioco e diventa una relazione sociale.

Noi oggi abbiamo bisogno di esperienze, contesti che riescano a rafforzare il tessuto sociale, ad alimentarlo sempre di più. Perché viviamo in una società individualista, in cui conviene spingere sull’individualismo perché, da un punto di vista economico e commerciale, si spende di più in una società individualista. Ma questo porta chiaramente a una disgregazione sociale e problemi che poi non riusciamo neanche a risolvere. Lo sport, invece, può essere un generatore di comunità.

Quali sono le sfide attuali e future dello sport?

Una prima sfida è per il sistema sportivo in generale. Oggi lo sport deve riuscire a trovare un non facile equilibrio tra la sua istituzionalizzazione – quindi il fatto di essere regolamentato – e la necessità di mantenere una leggerezza, senza divenire iperregolamentato e iperstrutturato.

L’equilibrio tra struttura e leggerezza

Oggi viviamo in una società che ha ingabbiato il gioco in momenti prestabiliti. Pensiamo ai bambini: non hanno più spazio di gioco libero. Abbiamo ingabbiato il gioco dentro a degli spazi codificati, come gli impianti sportivi, in momenti prestabiliti, con orari specifici e figure adulte sempre accanto. Dall’altra parte, non possiamo dimenticare la leggerezza che dobbiamo continuare a mantenere. Abbiamo bisogno di entrambi i polmoni: una delle sfide dello sport è riuscire a tenere in piedi entrambi questi  polmoni e non codificarsi troppo. Magari 50 anni fa eravamo molto destrutturati, oggi invece siamo diventati iperstrutturati, quindi questa è certamente una sfida.

La salvaguardia della corporeità

La seconda sfida che vedo per il domani riguarda il rapporto fra corporeità e virtualità. Andiamo sempre di più verso un mondo digitale, in cui la corporeità rischia di essere messa da parte. Siamo di fronte a questo transumanismo e la filosofia del postumano, in cui si cerca di schiacciare la tridimensionalità della persona, a ridurla all’unidimensionalità della mente, quasi come se tutto potesse essere incluso in un chip. Io credo che la persona ha una sua integralità, una sua globalità a cui non possiamo rinunciare. Il corpo deve rimanere una delle dimensioni fondamentali della persona. Lo sport può essere un baluardo contro una virtualità eccessiva: lo sport sarà l’occasione per incontrarsi e scontrarsi fisicamente, avere ancora quella sensazione di toccarsi, di giocare in presenza. Immaginiamo il mondo tra 50 anni: ecco, salviamo lo sport perché salveremo l’integralità della persona.

Proporrete qualche attività allo stand di Fondazione Patrizio Paoletti alla Run Rome The Marathon 2025?

Sì, proporremo due tipologie di attività: una è Fiabe in movimento e una è il Nordic Walking, per abbracciare tutto l’arco della vita, dall’infanzia fino alla quarta età.

Narrazione e movimento

Fiabe in movimento è un programma didattico che noi proponiamo nelle scuole materne e dell’infanzia, ma che può essere adattato nelle associazioni sportive. Prevede la narrazione di fiabe, in un contesto fantastico, attraverso il quale permettere ai bambini di compiere quei gesti motori di base, necessari per l’acquisizione del bagaglio motorio della loro età.

Purtroppo vediamo sempre di più un’iperspecializzazione precoce verso le attività sportive, che comporta magari che bambini di 5-6 anni facciano già uno specifico sport, quando sappiamo che tutti gli studi di scienze motorie ci dicono invece che fino a 10-12 anni dovrebbero giocare e testare più sport possibili, per acquisire un bagaglio motorio il più ricco possibile. Oggi questa cosa non viene fatta, con la conseguenza che alcuni bambini di 10 anni non sanno nemmeno fare una capriola. Questo è drammatico e si ripercuote anche sull’apprendimento scolastico, nei disturbi e disordini dell’apprendimento: la discalculia, la disgrafia, la dislessia hanno tutti alla base proprio una lacuna in ambito motorio. Dobbiamo lavorare sull’ambito motorio fin dall’infanzia.

Il Nordic Walking, per tutte le età

Il Nordic Walking è un’attività che si può fare sempre e per tutta la vita. Una delle attività più semplici che si possano fare dal punto di vista atletico è quella di camminare in maniera corretta. Ecco che il Nordic Walking è una proposta che ci permette di rimanere in forma a tutte le età. La proposta è quella di farlo in gruppi, quindi non andare a camminare da soli, e farlo all’aria aperta e quindi di recuperare anche quel contatto con il Creato e la natura. La stessa parola sport significa andare fuori porta, in mezzo alla natura, uscire dalle città, per andare a praticare l’attività sportiva nel verde. Molte volte abbiamo rinchiuso l’attività sportiva negli impianti e nelle palestre. Andiamo invece a riprenderci il contesto naturale più tipico per fare l’attività sportiva e per stare bene.

15 e 16 marzo: Staffetta Run4Rome e Fun Run Stracittadina

Ringraziamo il Presidente del CSI Daniele Pasquini e rinnoviamo l’invito a vivere insieme un’esperienza indimenticabile, fatta di condivisione, bellezze archeologiche e architettoniche, solidarietà e benessere. Corri o cammina anche tu con noi: il tuo pettorale ci aiuterà a sostenere i nostri progetti psicopedagogici nelle scuole e per il benessere degli adolescenti.

Domenica 16 marzo, l’invito è per tutti i camminatori, runner, sportivi ma anche gruppi di amici che vogliono vivere una giornata all’insegna del benessere, divertimento e solidarietà, partecipando a una grande maratona internazionale. Per unirsi è sufficiente creare una piccola squadra di 4 persone, ognuna delle quali percorrerà una delle 4 frazioni previste, per un totale di circa 42 chilometri fra le bellezze romane: dai Fori Imperiali al Colosseo, dal Circo Massimo al Lungotevere, per riempire gli occhi dei tesori archeologici della Città Eterna e fare un pieno di salute condivisa.

Sabato 15 marzo, Fondazione Patrizio Paoletti invita tutti coloro che hanno semplicemente piacere di correre o camminare in compagnia per soli 5 chilometri, partecipando alla Fun Run Stracittadina di sabato 15 marzo. Sarà una festa in movimento, dai Fori Imperiali al Circo Massimo, all’insegna della spensieratezza, amicizia e solidarietà. Il ritmo della Fun Run è libero, con un percorso che può essere anche assaporato camminando, insieme a bambini, familiari e amici, uniti verso un comune obiettivo solidale.

Unisciti anche tu alla Fun Run Stracittadina e alla Staffetta Run4Rome: per correre insieme e costruire una salute globale, sostenendo il benessere degli adolescenti.

Per sostenere Fondazione Patrizio Paoletti alla Fun Run dona qui.

Per partecipare alla staffetta contattaci su whatsapp o compila il form:



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