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Salute mentale

Desolazione

Desolazione in psicologia: quando il vuoto interiore diventa esperienza umana

La desolazione, intesa come stato psicologico, non va confusa con una semplice sensazione di tristezza o con un momento passeggero di malinconia. Si tratta di un’esperienza più profonda, complessa e pervasiva, che coinvolge la percezione di sé, il rapporto con gli altri e la capacità di trovare senso e direzione nella propria vita. In termini scientifici, la desolazione è stata studiata in ambito psicologico come una condizione che può emergere in seguito a traumi, perdite, isolamento o esperienze di fallimento.

Dal punto di vista neurobiologico, essa si associa ad alterazioni nei sistemi cerebrali legati all’elaborazione emotiva, in particolare l’iperattivazione dell’amigdala e la ridotta funzionalità delle aree prefrontali deputate alla regolazione cognitiva. A livello esistenziale, la desolazione rappresenta un senso di vuoto che va oltre la tristezza clinica e che può sfociare in fenomeni di alienazione, perdita di motivazione o disconnessione dagli altri. Per comprenderne la portata, è utile considerare come questo stato influenzi non solo la dimensione individuale ma anche quella sociale, poiché chi sperimenta desolazione tende spesso a ritirarsi, riducendo così la propria partecipazione alla vita collettiva.

Quali sono le caratteristiche psicologiche della desolazione?

La desolazione possiede tratti distintivi che la differenziano da emozioni più comuni e transitorie. Essa si manifesta come uno stato che abbraccia l’intero vissuto psichico e che può influenzare sia la dimensione cognitiva che quella affettiva. Tra le principali caratteristiche psicologiche si possono individuare:

  • Percezione di vuoto interiore: la persona non avverte solo tristezza, ma un vero e proprio senso di assenza di significato. Non è tanto la mancanza di un oggetto specifico a generare disagio, quanto la sensazione che nulla abbia valore o importanza.
  • Ridotta capacità di connessione emotiva: chi vive la desolazione fatica a provare empatia, affetto o vicinanza autentica con gli altri. Questo isolamento interiore può spingere a un progressivo ritiro sociale.
  • Blocco motivazionale: le attività quotidiane, anche quelle che in passato erano fonte di piacere o interesse, perdono il loro richiamo. Ne deriva un rallentamento generale delle iniziative, con rischi di stagnazione esistenziale.
  • Iper-riflessione negativa: la desolazione è spesso accompagnata da pensieri ricorrenti che insistono sul fallimento, sulla perdita o sull’inutilità della propria esistenza. Questo atteggiamento mentale, simile alla ruminazione depressiva, amplifica la sofferenza.
  • Alterazioni fisiologiche correlate: insonnia, mancanza di energia e tensioni somatiche possono rafforzare lo stato psicologico, creando un circolo vizioso difficile da interrompere.

L’insieme di questi elementi rende la desolazione uno stato difficile da superare spontaneamente e, in alcuni casi, preludio a disturbi clinici come la depressione maggiore.

In che cosa la desolazione si distingue dalla depressione?

A prima vista la desolazione può sembrare sovrapponibile alla depressione, ma un’analisi più attenta rivela differenze significative che hanno risvolti importanti anche dal punto di vista clinico e sociale. Questa distinzione non è solo teorica: riconoscere i confini fra depressione e desolazione consente di calibrare meglio strategie terapeutiche e strumenti di supporto. Ecco le principali differenze:

  • Temporalità e intensità. La depressione è un disturbo clinico diagnosticabile, con criteri precisi e sintomi che persistono per settimane o mesi. La desolazione, invece, può presentarsi come stato acuto, più fluttuante, ma non per questo meno doloroso.
  • Origine esistenziale. Mentre la depressione viene spesso spiegata anche attraverso fattori biologici e genetici, la desolazione è maggiormente legata a esperienze di perdita, isolamento o fallimento sul piano personale e relazionale.
  • La depressione tende a intaccare l’autostima e la fiducia di base nelle proprie capacità, mentre la desolazione riguarda più il senso complessivo dell’esistenza, con domande profonde sul “perché” e sul “per cosa” vivere.
  • Relazione con la realtà esterna. Nella depressione si osserva spesso anedonia, cioè perdita o riduzione della capacità di provare piacere, interesse o soddisfazione in attività che in passato risultavano gratificanti. Nella desolazione, pur essendo presente questa dimensione, essa si accompagna anche a un forte senso di estraneità e disconnessione dal mondo sociale.
  • Possibilità di trasformazione. La desolazione, pur essendo fonte di sofferenza, è stata letta da alcuni approcci filosofici e psicologici come occasione di riflessione e riorientamento, un “punto di svolta” esistenziale.

Quali fattori possono generare la desolazione?

Lo stato di desolazione non nasce dal nulla, ma è il risultato di una serie di condizioni psicologiche, sociali ed esistenziali che si intrecciano. Fra i fattori più comuni si possono individuare:

  • Eventi traumatici: la perdita di una persona cara, un fallimento lavorativo, una separazione o un evento improvviso che destabilizza la routine possono innescare la sensazione di vuoto.
  • Isolamento sociale: la mancanza di relazioni significative è uno dei fattori più potenti. Le neuroscienze dimostrano che l’assenza di connessione sociale attiva nel cervello aree legate al dolore fisico.
  • Condizioni croniche di stress: vivere sotto pressione costante, senza risorse di coping adeguate, può condurre a un logoramento interiore che si manifesta come desolazione.
  • Crisi identitarie o di senso: momenti di passaggio esistenziale, come la pensione, il diventare genitori o un cambiamento radicale di vita, possono portare a mettere in discussione l’intero orientamento personale.
  • Influenze culturali e storiche: in epoche di incertezza collettiva, come guerre, pandemie o crisi economiche, la desolazione diventa un sentimento diffuso che non riguarda solo il singolo, ma intere comunità.

Analizzare questi fattori aiuta a comprendere che la desolazione non è un semplice “problema individuale”, ma un’esperienza intrecciata a dinamiche sociali e culturali.

In che modo la desolazione influisce sulla vita quotidiana?

La desolazione ha conseguenze tangibili che si riflettono sul funzionamento della persona in diversi ambiti della vita quotidiana. Comprendere l’impatto della desolazione permette di riconoscerne i segnali e di intervenire tempestivamente, sia in termini preventivi che di cura. Sul piano personale, può tradursi in una perdita di interesse verso le attività abituali, in difficoltà di concentrazione e in una ridotta capacità di prendere decisioni. Nella sfera sociale, essa genera isolamento, diminuzione dei rapporti interpersonali e una percezione di estraneità rispetto al gruppo di appartenenza. Questo distacco può creare un circolo vizioso: meno relazioni significative si coltivano, più cresce la sensazione di vuoto e abbandono. Anche sul lavoro la desolazione ha effetti misurabili: riduzione della produttività, assenteismo e burnout sono spesso collegati a stati emotivi di questo tipo.

Sul piano della salute, la desolazione può avere ricadute fisiologiche. La ricerca scientifica ha evidenziato come la solitudine e la mancanza di senso siano associate a un aumento del rischio cardiovascolare, a indebolimento del sistema immunitario e a un maggiore livello di infiammazione cronica. A livello psicologico, essa alimenta pensieri negativi, accentua la percezione di impotenza e può condurre a condotte autolesive. Un esempio pratico è quello delle persone anziane che, vivendo sole e prive di stimoli sociali, sviluppano stati di desolazione che peggiorano progressivamente la loro salute complessiva.

Quali strategie possono aiutare a superare la desolazione?

Affrontare la desolazione richiede interventi mirati, che tengano conto della sua natura complessa. Non esistono soluzioni univoche, ma una combinazione di strategie può offrire un sostegno significativo.

  • Supporto psicologico: la psicoterapia, in particolare gli approcci centrati sulla persona e quelli cognitivi, aiuta a riconoscere i pensieri disfunzionali e a ricostruire una narrazione di sé più positiva.
  • Rete sociale: coltivare relazioni autentiche rappresenta uno dei rimedi più efficaci. Anche piccoli gesti quotidiani di connessione (una telefonata, un incontro, un gruppo di interesse) possono ridurre il senso di vuoto.
  • Attività significative: dedicarsi a progetti che restituiscono senso e finalità, come il volontariato o la cura di un hobby creativo, contribuisce a ridare forma all’identità.
  • Interventi di mindfulness e meditazione: queste pratiche allenano la capacità di stare nel presente e riducono l’iper-ruminazione che alimenta la desolazione.
  • Cura del corpo: alimentazione equilibrata, sonno regolare ed esercizio fisico sono fondamentali. Studi neuroscientifici dimostrano che l’attività fisica stimola neurotrasmettitori legati al benessere, come la serotonina.

È importante sottolineare che in alcuni casi la desolazione può richiedere anche un intervento medico, soprattutto se associata a sintomi depressivi o ansiosi rilevanti. La chiave è non affrontarla in solitudine, ma costruire un percorso di accompagnamento che tenga insieme dimensioni psicologiche, sociali e biologiche.

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    Tutti i contenuti di divulgazione scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti sono elaborati dalla nostra équipe interdisciplinare e non sostituiscono in alcun modo un intervento medico specialistico. Se pensi che tu o qualcuno a te vicino abbia bisogno dell'aiuto di un professionista della salute mentale, non esitare a rivolgerti ai centri territoriali e agli specialisti.
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