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Stili di vita: 7 fattori protettivi contro la depressione

Un recente studio pubblicato su “Nature Mental Health” getta nuova luce sul ruolo dello stile di vita nella depressione: sette aspetti della nostra quotidianità potrebbero essere più rilevanti dei rischi genetici.

Un team di ricercatori internazionali ha analizzato i dati di 290mila persone, incrociando i diversi fattori coinvolti nell’eziopatogenesi della depressione, tra cui lo stile di vita e la genetica. Dall’indagine emerge che i fattori del comportamento maggiormente associabili a un minore rischio di ammalarsi sono:

  1. sonno sufficiente e regolare
  2. niente fumo
  3. buona connessione relazionale e sociale
  4. attività fisica regolare
  5. basso livello di sedentarietà
  6. un consumo moderato di bevande alcoliche
  7. una dieta sana

Di tutti questi punti, quello che risulta garantire un maggiore effetto protettivo è il sonno. Un riposo ristoratore, da 7 a 9 ore per notte, è correlato a una riduzione del 22% del rischio di depressione. Il sonno favorisce la liberazione dalle tossine, svolgendo un’importante funzione riparatrice e modulatrice a livello psichico, facilitando la memoria emotiva, un buon tono dell’umore e la capacità decisionale. La privazione del sonno, viceversa, comporta un’interpretazione più negativa degli stimoli, alterando di fatto la nostra visione della vita. Tra gli altri fattori protettivi nei confronti della depressione, spiccano l’assenza di tabagismo (20% di rischio in meno di ammalarsi), una buona rete sociale con cui interagire regolarmente (18%) e praticare una regolare attività fisica (14%). Parallelamente, emerge che l’assenza di varianti genetiche correlate alla malattia riduce del 25% la probabilità di soffrire di depressione: una componente nettamente inferiore rispetto all’impatto complessivo degli stili di vita.

Anche se il nostro DNA può aumentare il rischio di depressione, abbiamo dimostrato che uno stile di vita sano è potenzialmente più importante”, ha commentato Barbara Sahakian, del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Cambridge. Il coautore Jianfeng Feng sottolinea l’urgenza di un’azione psicopedagogica: “Sappiamo che la depressione può manifestarsi già nell’adolescenza e tra i giovani adulti, quindi educare i giovani sull’importanza di uno stile di vita sano e sul suo impatto sulla salute mentale dovrebbe iniziare nelle scuole”. Proprio nelle scuole, è possibile educare al benessere, alla condivisione. Per avviare un circolo virtuoso dove la conoscenza diventa consapevolezza e la buona abitudine si fa realtà, esempio e comunicazione. Una vera azione di “mettere in comune” orientata dal principio della gratitudine, per un benessere pieno, ossia condiviso. Un processo importante in tutti i contesti, per i più piccoli e specialmente nei territori più fragili.

È per questo che l’educazione all’interdipendenza positiva è una costante dei progetti educativi di Fondazione Patrizio Paoletti. Troviamo questo principio nelle attività di Assisi International School, come il laboratorio sulla gratitudine; come anche nelle attività socioeducative nelle periferie brasiliane.

 


  • GLI ADOLESCENTI VANNO AIUTATI.
    PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

Bibliografia
  • Zhao, Y., Yang, L., Sahakian, B. J., Langley, C., Zhang, W., Kuo, K., … & Cheng, W. (2023). The brain structure, immunometabolic and genetic mechanisms underlying the association between lifestyle and depression. Nature Mental Health, 1-15.
  • Daniela, T., Alessandro, C., Giuseppe, C., Fabio, M., Cristina, M., & Michele, F. (2010). Lack of sleep affects the evaluation of emotional stimuli. Brain research bulletin, 82(1-2), 104-108.

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