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Dialogo tra generazioni sul mondo del lavoro

Al centro il rapporto umano

Il report Cohabiting the Future propone un dialogo fra le generazioni sul tema del lavoro, tra differenze di esperienze, cambiamenti tecnologici, sociali e stili di vita. Cinque lavoratori rappresentativi delle generazioni Silent, Baby Boomer, X, Millennial e Z si raccontano, incrociando ricordi e speranze. Dalle testimonianze emerge che ciò che unisce le generazioni è la tecnologia a favore delle relazioni.

Cinque generazioni al lavoro

Il nuovo rapporto annuale del 2023 di Pirelli mette a confronto le diverse generazioni dei suoi dipendenti, tra sfide e spirito di squadra. I lavoratori hanno condiviso storie di vita alla scrivania, tra macchine da scrivere e pc, cravatte e magliette, fino allo sconfinato mondo del web. L’incontro di testimonianze ricorda e simboleggia la convivenza lavorativa di cinque generazioni, che caratterizzano il mondo del lavoro e della comunità.

  • I lavoratori più anziani raccontati dal report sono i cosiddetti Traditionalist della Silent Generation, nati tra il 1928 e il 1945. Sono entrati nel mondo del lavoro in anni caratterizzati dalla concretezza e dal desiderio di costruire un futuro stabile, grazie all’impegno. Le tecnologie erano ancora rudimentali, le mansioni molto manuali e il senso di appartenenza e dedizione molto forte.
  • I Baby Boomers (nati dal 1946 al 1964) hanno assistito per primi all’introduzione delle tecnologie informatiche sul lavoro. Hanno vissuto un mondo in veloce evoluzione, seppur mantendendo una forte àncora alla concretezza dei genitori.
  • I lavoratori della Generazione X (nati dal 1965 al 1980) si sono adattati all’innovazione tecnologica, cercando di colmare il gap generazionale. Seppure non siano nati nell’era digitale, hanno imparato a utilizzare i nuovi strumenti, mantenendo un legame con i valori tradizionali.
  • I Millennials (nati dal 1981 al 1996) rappresentano una generazione di grande transizione, cresciuta coi computer ma non completamente immersa nel digitale. Cercano di mediare il senso di responsabilità dei genitori, sforzandosi di bilanciare vita privata e lavoro.
  • La Generazione Z (nati dal 1997 al 2012) è quella che nutre una maggiore preoccupazione per il futuro. Dall’intervista emerge anche un suo spaesamento di fronte alle infinite possibilità offerte dalle tecnologie che, paradossalmente, possono ostacolare una vera scelta.

Di generazione in generazione: al centro il rapporto e la connessione umana

Dal confronto tra lavoratori di età ed esperienze diverse, emergono le sfide di ogni generazione, alle prese con cambiamenti e tecnologie, rudimentali o digitali. Seppure le aspettative e preoccupazioni varino tra le generazioni, un filo conduttore comune resta: la centralità della comunicazione e della condivisione. Di fronte, infatti, alla domanda su quale applicazione tecnologica risulti indispensabile, i lavoratori di tutte le generazioni si sono trovati concordi. I programmi più importanti sono quelli che ci permettono di mandare messaggi ed essere connessi tra noi. A prescindere dalle differenze, tutte le generazioni condividono il desiderio di comunicare. Si tratta di un elemento importante da considerare anche per il benessere lavorativo, riconoscendo nel rapporto un bisogno fondamentale dell’essere umano.

I buoni rapporti al lavoro

I lavoratori di tutte le generazioni riconoscono nelle app di messaggistica la migliore e più essenziale tecnologia, mettendo al centro la relazione significativa. Questo succede, evidentemente, a prescindere dall’età e bagagli esperienziali. Si tratta di una conferma su cui è necessario riflettere, per investire sul benessere lavorativo, quale elemento di salute globale, che comprende autorealizzazione e felicità. Da una parte, è fondamentale garantire un buon equilibrio e integrazione tra vita professionale e privata. Dall’altra, vale la pena riflettere sul ruolo delle relazioni anche all’interno dei luoghi di lavoro. Qui, infatti, le persone tendono a trascorrere un’importante porzione del proprio tempo. Un difficile ambiente relazionale sul luogo di lavoro aumenta lo stress, minando il benessere psicofisico. Viceversa, le buone relazioni sono un fattore protettivo dagli effetti negativi dello stress.

Un’interazione positiva al lavoro, basata su fiducia, rispetto e confidenza, favorisce il benessere, l’impegno e anche la performance professionale. Imparare ad apprezzarsi e rispettarsi vicendevolmente migliora il clima e le prestazioni lavorative, mentre ridere insieme rende la stanchezza e persino il dolore più sopportabili. Uno studio del 2008 sottolinea come le interazioni lavorative quotidiane influenzino profondamente la stessa fisiologia umana, rafforzando i sistemi cardiovascolare, immunitario e neuroendocrino.

Fare squadra, essere protagonisti

Fare squadra al lavoro, insomma, e farla bene è un vero elemento di salute, per la persona, il team e l’azienda. Significa giocare per vincere tutti insieme. E crescere, migliorandosi. Una buona squadra procede necessariamente da un lavoro personale e interiore, di cui siamo chiamati a essere protagonisti. Questo può avvenire potenziando i giusti stati mentali, con cui rispondere da un punto di vista emotivo, cognitivo e comportamentale. Diventando consapevoli è possibile autodeterminarsi e rivoluzionare schemi interiori, relazionali e situazionali. È necessario allenarci a una serenità e limpidezza di sguardo che ci permetta di muoverci al meglio, anche sul posto di lavoro. In questo senso, Fondazione Patrizio Paoletti mette a disposizione l’Edukit gratuito Essere pace ogni giorno, per aiutarci nel processo trasformativo che, da dentro, si irradia e rispecchia fuori, anche al lavoro.

 


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Bibliografia
  • Dunbar, R. I., Baron, R., Frangou, A., Pearce, E., Van Leeuwen, E. J., Stow, J., … & Van Vugt, M. (2012). Social laughter is correlated with an elevated pain threshold. Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences279(1731), 1161-1167.
  • Geue, P. E. (2018). Positive practices in the workplace: Impact on team climate, work engagement, and task performance. The Journal of Applied Behavioral Science54(3), 272-301.
  • Heaphy, E. D., & Dutton, J. E. (2008). Positive social interactions and the human body at work: Linking organizations and physiology. Academy of management review33(1), 137-162.
  • Stoewen, D. L. (2016). Wellness at work: Building healthy workplaces. The Canadian Veterinary Journal57(11), 1188.
Sitografia
  • https://corporate.pirelli.com/corporate/en-ww/investors/annual-report-download-2023
  • https://positivepsychology.com/positive-relationships-workplace/.
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