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Il valore dei sogni nell’apprendimento

Perché sogniamo? L’importanza del sonno è evidente – ci aiuta a recuperare le energie e mantenerci in salute fisica e mentale. Il motivo per cui si sogna, invece, rimane ancora misterioso – eppure lo facciamo ogni notte, e non siamo i soli. Si ritiene infatti che moltissimi animali (quasi tutti i mammiferi e gli uccelli, per esempio) quando dormono sperimentino uno stato paragonabile alla fase REM (Rapid Eye Movement) che caratterizza il periodo in cui noi esseri umani sogniamo più di frequente. Qual è la ragione per la quale la natura ha evoluto questo comportamento in molte specie viventi?

Le teorie delle moderne neuroscienze sull’importanza dei sogni sono tante, e quelle attualmente più condivise hanno a che fare con l’apprendimento. Sognare aiuterebbe infatti il nostro cervello in tutta una serie di processi di assimilazione di informazioni, tra cui consolidare memorie, processare emozioni, simulare la realtà e risolvere problemi.

Anche quando li dimentichiamo poco dopo il risveglio, i sogni aiutano il cervello a memorizzare informazioni, emozioni e situazioni che abbiamo sperimentato nei giorni precedenti, o inscenarne delle nuove: in questo modo il cervello classifica le esperienze, crea nuove connessioni ed è più preparato se dovesse incontrarle in futuro. “Riavvolgendo la videocassetta” della giornata e facendola girare di nuovo (introducendo nel frattempo molti elementi aggiuntivi e creativi), il nostro cervello coglie l’occasione per rielaborare concetti, fissarli nella memoria e tenere i neuroni in attività. In questo senso, i sogni possono avere un valore adattativo dal punto di vista evolutivo, incrementando infatti le chances di sopravvivenza. Persino i sogni ricorrenti, o gli incubi, possono essere d’aiuto: spesso infatti sono sintomi di bisogni psicologici o problematiche non ancora venute alla luce, suggerendo alla persona di affrontarle in maniera più consapevole. 

Più il sogno è vivido e bizzarro, più aiuta il nostro cervello a memorizzare e classificare: lo suggerisce un recente studio dell’Università di Berna, Svizzera, che ha utilizzato la simulazione cerebrale e l’intelligenza artificiale dei network neurali. I ricercatori hanno simulato una corteccia cerebrale in stato di veglia, sonno in fase REM, e sonno in fase non-REM. Tramite i network neurali, hanno simulato artificialmente dei sogni, generando immagini di persone e oggetti e di volta in volta inserendo elementi di “bizzarria” nelle immagini generate. Hanno poi sottoposto le diverse simulazioni a un compito di classificazione di oggetti. I ricercatori hanno osservato che quelle che avevano sperimentato immagini più “bizzarre” avevano una maggiore capacità di classificare gli oggetti nelle giuste categorie.

Ma come fare per rendere il processo di apprendimento che avviene durante i sogni più efficace? Gli esperti della Sleep Foundation raccomandano di tenere un diario dei sogni: prendendo appunti e fissando ciò che si è sognato tra le pagine di un diario, o le note di un cellulare, si rinforzano quegli stessi meccanismi in maniera cosciente. Importante è mantenere una routine, scrivere appena dopo il risveglio, inserire tutti i dettagli possibili, riportare come ci fanno sentire a livello emotivo. Se vi capita di svegliarvi in piena notte dopo un sogno che volete ricordare, registratelo subito. Ma l’aspetto più importante è dormire a sufficienza: almeno 7 ore al giorno. Per beneficiare a pieno dell’apprendimento durante i sogni, si deve avere il tempo necessario per poterli fare. 

 

Bibliografia
  • Erin J. Wamsley, Dreaming and Offline Memory Consolidation, Curr Neurol Neurosci Rep. 2014 Mar; 14(3): 433, doi: 10.1007/s11910-013-0433-5
  • Nicolas Deperrois, Mihai A Petrovici, Walter Senn, Jakob Jordan. Learning cortical representation through perturbed and adversarial dreaming. eLife 2022;11:e76384 doi:10.7554/eLife.76384
  • Jay Summer, What Is a Dream Journal Used For?, The Sleep Foundation, 2023

 

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