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Prendersi cura dei nostri sogni: la testimonianza dei bambini di “BellaLab”

Tor Bella Monaca, nonostante il nome, viene solitamente descritto come un quartiere che ha poco di bello e molto del degrado urbano. Eppure, quel riferimento alla bellezza, ben rappresenta i bambini e le bambine che partecipano al progetto ‘BellaLab, Centro Educativo per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia’. Si tratta del progetto avviato nel 2022, finanziato da Fondazione Patrizio Paoletti e realizzato da New Life For Children ONG. L’obiettivo è quello di contribuire al potenziamento delle azioni socio-educative nel Municipio VI di Roma. Il progetto ha ricevuto finanziamenti istituzionali tramite il Dipartimento per le politiche della famiglia.

“Bellalab” mira a fornire programmi e interventi educativi multidisciplinari per affrontare situazioni complesse di disagio che coinvolgono l’infanzia, l’adolescenza e la genitorialità nel quartiere. Collaborando con istituzioni e scuole locali, il “Bellalab – Centro Educativo per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia” si propone come un servizio aggiuntivo al sistema pubblico. Il suo obiettivo è contrastare la dispersione scolastica e promuovere il benessere fisico e mentale dei minori e delle loro famiglie.

Siamo stati a “BellaLab” a incontrare i piccoli fruitori del progetto, per parlare di sogni e prefigurare il futuro che il loro cuore desidera. Sulla parete di una delle stanze da gioco di “BellaLab” ci sono disegnate tante stelle e al centro un bambino con i capelli biondi in volo tra le stelle, quel bambino è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, uno dei racconti più belli per bambini e adulti. Per quelle poche ore passate insieme ai ragazzi di “BellaLab” abbiamo immaginato di essere proprio noi quel bambino volante.

“Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”, ci ricorda il racconto. E allora, prima di parlare di sogni, abbiamo chiuso gli occhi per vedere meglio. Accanto al piccolo principe, sempre sulla parete, c’è una rosa dentro una campana di vetro. E come si tiene in vita un rosa? I bambini uno ad uno hanno dato le loro risposte: acqua, terra, sole, amore, amicizia, affetto, protezione, libertà…

Allora, con i bambini di BellaLab abbiamo parlato dei loro sogni, dei sogni che vorrebbero per il progetto, dei sogni che vorrebbero per la scuola, dei sogni che vorrebbero per il quartiere e infine, dell’importanza di prendersi cura ogni giorno di ogni singolo sogno come il piccolo principe fa con la rosa.

Per alcuni bambini la domanda sui sogni è nuova e in parte spiazzante. Sembra che nessuno abbia mai chiesto loro cosa sognano per il domani. Allora, ci devono pensare un po’, iniziare a distinguere i sogni che fanno ad occhi chiusi dalla prefigurazione ad occhi bene aperti. Man mano iniziano a formare delle immagini nelle loro menti e nei loro cuori: “Entrare nel mondo di Dragon Ball per salvare il pianeta Namecc, diventare bravo col cubo di Rubik e salvare per sempre la mia famiglia e tutte le persone” ci dice Giacomo*. “Salvare tutti i poveri” dice Sofia, “e mangiare una ciambella”, conclude. “Far avere la vita infinita a tutti”, aggiunge un altro.

Ecco, i sogni si mantengono in vita proprio come si mantiene in vita una rosa. Il piccolo principe se ne prende cura sempre, anche quando la rosa gli dice di abbandonarla il principe continua a prendersene cura proprio come dobbiamo fare noi con i nostri sogni.

Così è il lavoro sulla prefigurazione, si inizia da un’immagine emozionante e forse ancora un po’ confusa e ci si impegna a dettagliarla e farla crescere, come faranno i piccoli di “BellaLab”, supportati dagli educatori formati alla Pedagogia per il Terzo Millennio ed ai suoi strumenti didattici. Alla base degli strumenti educativi applicati c’è la pluridecennale ricerca della Fondazione Patrizio Paoletti, una ricerca che cambia la vita. L’elaborazione di una didattica semplice e di facile approccio, ma di impatto profondo, richiede un’accurata progettazione e la continuità necessaria a generare risultati spontanei e duraturi.

Le risposte sono state tutte d’insegnamento per me, per gli educatori e per i genitori perché come ci ricorda il bambino biondo sulla parete: “Bisogna sempre spiegare le cose ai grandi.”

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