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qual è la relazione tra sport e insulina

Salute del cervello: qual è la relazione tra sport e insulina?

La reattività all’insulina e i benefici dell’attività fisica regolare, a tutte le età

Fare sport aiuta a stare in salute, si sa, e sempre più studi evidenziano come questo aiuti anche il cervello. Recenti scoperte sul ruolo dell’attività fisica nella regolazione dell’insulina hanno confermato che praticare sport in maniera costante non solo rende più efficiente l’assorbimento dello zucchero dal sangue, ma aiuta anche il cervello a regolare meglio alcune funzioni quali memoria e umore. Inoltre lo sport, soprattutto se praticato in maniera comunitaria, supporta la socialità e la salute mentale, elementi che aiutano il nostro cervello a mitigare gli effetti delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Cosa fa l’insulina nel cervello

Prodotta dal pancreas, l‘insulina è un ormone fondamentale per il nostro metabolismo: è grazie ad esso infatti che il glucosio presente nel sangue riesce ad arrivare alle cellule. Durante la digestione, i carboidrati vengono trasformati in glucosio, che entra nel sistema circolatorio. In risposta all’innalzamento della concentrazione di zuccheri nel sangue, il pancreas produce l’insulina: legandosi a recettori presenti sulla superficie delle cellule, questo ormone apre i canali della membrana cellulare che permettono il passaggio del glucosio, consentendo alle cellule di nutrirsi. Ecco perché le persone diabetiche, che non riescono a produrre naturalmente abbastanza insulina, devono assumerla per evitare che lo zucchero nel sangue raggiunga livelli troppo elevati.

Per molti anni si è ritenuto che il cervello fosse un organo indipendente dall’insulina, ovvero che l’assorbimento del glucosio presente nel sangue da parte del cervello non fosse mediato da questo ormone, come avviene invece nel resto del corpo. La cosiddetta barriera sangue-cervello è molto selettiva perché deve proteggere il sistema nervoso centrale dall’ingresso di sostanze potenzialmente nocive. Il cervello infatti utilizza canali appositi, chiamati Glucose Transporter 1 e 3 (GLUT1 e GLUT3) per permettere al glucosio di passare dal sangue ai neuroni. Questi canali non necessitano di insulina per funzionare.

Tuttavia, studi più recenti hanno evidenziato come l’insulina svolga un ruolo anche nel sistema nervoso centrale, ancora da chiarire in maniera approfondita. Alcuni circuiti neuronali — specialmente nell’ippocampo, zona chiave della memoria — sono dotati di recettori per l’insulina: questa agisce favorendo la plasticità sinaptica, la formazione dei ricordi e persino l’umore. In maniera minore rispetto al pancreas, l’insulina è sintetizzata anche da alcuni neuroni della corteccia e dell’ippocampo. Se quindi il cervello non è un organo dipendente dall’insulina, possiamo dire che sia molto sensibile a questo ormone.

La resistenza all’insulina e come influenza anche il cervello

Numerosi fattori come obesità, inattività fisica e predisposizione genetica possono portare il nostro corpo a sviluppare resistenza all’insulina. I nostri muscoli e organi non rispondono più all’insulina come dovrebbero, e il pancreas ne produce sempre di più, in risposta alla presenza sempre maggiore di zuccheri non assorbiti nel sangue. Alla lunga, il pancreas non riesce più a produrre insulina sufficiente a superare questa resistenza, portando all’insorgenza del diabete di Tipo 2.

Anche il cervello è negativamente impattato dalla resistenza all’insulina: negli individui dove si registra questa resistenza è stata riscontrata una maggiore incidenza di scompensi metabolici generalizzati e declino cognitivo. In particolare, sembra esserci un’associazione tra resistenza insulinica cerebrale e Alzheimer: la resistenza insulinica nel cervello stimola la produzione di placche beta-amiloidi, che portano a una infiammazione cerebrale e conseguente declino cognitivo.

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Sport e benessere cerebrale

Per ridurre l’insorgenza di resistenza all’insulina, l’attività fisica è quindi fondamentale. Durante l’esercizio fisico, poiché necessitano di maggiore energia, le cellule muscolari diventano più sensibili alla presenza di insulina, e sono quindi in grado di utilizzare tutta quella a loro disposizione in circolo nel sangue. L’attività fisica regolare rende quindi le nostre cellule più reattive all’insulina: studi recenti hanno dimostrato come 8 settimane di attività aerobica migliorino sia la salute cardiovascolare che la sensibilità insulinica cellulare. Svolgere esercizio regolare, anche in età avanzata, riduce quindi fattori di rischio associati all’Alzheimer come il diabete di Tipo 2.

Fare sport, dunque, non è solo un modo per allenare i muscoli o il cuore, ma anche un vero e proprio stimolo cerebrale. Migliorando la sensibilità insulinica, lo sport può facilitare quell’interazione tra ormoni e neuroni che è alla base della memoria, dell’attenzione e del benessere emotivo. Inoltre, l’attività motoria favorisce il rilascio di fattori neurotrofici come il BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), proteina chiave nel supporto alla sopravvivenza neuronale e alla neuroplasticità, e coinvolta anche nella sensibilità all’insulina.

 


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Bibliografia
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